SEDICI

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Cesare


Riavere Camilla a casa era difficile, ogni giorno di più. Soprattutto ora che era totalmente consapevole di ciò che provavo per lei. Ogni vota che entrava in una stanza, il mio stomaco si stringeva in una morsa. La parte più difficile era sempre la mattina, gli unici momenti in cui riuscivamo a stare da soli. Dopo che tornavo dalla passeggiata di routine con Duchessa sapevo che l'avrei trovata in cucina a preparare il caffè per tutti. Raramente i nostri genitori ci facevano compagnia dal momento che avevano orari totalmente differenti dai nostri, ma io preferivo così. Adoravo avere del tempo in cui potevo soffermarmi un po' a guardarla senza sentirmi giudicato.

Anche quella mattina respirai due volte prima di entrare in cucina dalla porta sul retro. Camilla stava seduta su uno degli sgabelli in inox davanti all'isola di marmo mentre con una mano afferrava la tazza rosa e con l'altra sfogliava le pagine di un libro. Mi feci coraggio schiarendomi la voce.

«Leggi qualcosa d'interessante?», domandai avvicinandomi al frigorifero e prendendo la bottiglia di latte.

«Non immagini quanto», sussurrò lei voltando pagina.

Mi avvicinai prendendo la mia tazza e versando un po' di liquido bianco nel caffè. Notando la copertina rosa aggrottai la fronte. «Sbaglio o non è un libro per scuola?»

Lei sorrise senza perdere il segno. «Non immagini quanto, anche se... ammetto che è molto istruttivo», disse con voce da birichina.

Lo ammetto, quel commento mi spiazzò. «Di cosa parla?», chiesi anche se non me ne fregava un cazzo del libro. Volevo solo parlare con lei.

«Se te lo dicessi non ci crederesti mai», sussurrò voltando di nuovo la pagina.

Misi una mano sulle parole che i suoi occhi continuavano a leggere, interrompendoli. I suoi occhi trovarono i miei.

«Provaci», la sfidai.

«Parla di una ragazza e di Quattro Cavalieri... buffo, no?»

Non sapevo che dire così scossi la testa e mi misi a bere il mio caffè.

I suoi occhi continuavano a scrutarmi. «Quindi?»

Posai la tazza sull'isola e il rumore sordo della ceramica a contatto col marmo mi fece accapponare la pelle. «Quindi cosa?»

«Non lo trovi buffo?», mi sfidò.

«Sinceramente?», chiesi e lei mi guardò con un lampo di divertimento negli occhi.

«Buongiorno ragazzi», ci salutò Francesca entrando in cucina.

Camilla fissò la madre muoversi per la stanza. «Come mai già in piedi a quest'ora? Non è un po' presto?»

La donna si strinse nelle spalle. «Cosa vuoi che ti dica... ho una supplenza alle 9.00», brontolò mettendo la tazza con la bustina di tè nero nel microonde.

Mi sporsi per vedere l'orario sugli elettrodomestici. «Sono le 6.50 del mattino!», appurai e Camilla scoppiò a ridere.

«E' inutile che ci provi... sono anni che le faccio la stessa osservazione, ma se non beve il suo tè due ore prima di uscire di casa per andare al lavoro... fidati, i suoi studenti vorranno la tua testa», scherzò quest'ultima facendomi ridere.

«Camilla, guarda che ti ho sentito», replicò sua madre fingendosi offesa anche se aveva una punta di divertimento nella voce. Quando il tè fu pronto, lo tirò fuori dallo sportello e se lo portò alle labbra mentre saliva al piano superiore per prepararsi.

E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora