DICIOTTO

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Cesare


 «Io non ne sarei così sicuro», mormorò una voce e voltandomi mi paralizzai. La mascella contratta dalla rabbia esattamente come quella dell'avversario che mi stava di fronte. Sotto il cappuccio nero, con sguardo assassino, Discordia aveva appena parlato.

Strinsi forte la mascella così tanto da provare un dolore sordo alle gengive. La presa sulla mano di Camilla si rafforzò. «Lasciala stare!», esclamai appena notai come i suoi occhi indugiavano troppo a lungo sul corpo della mia ragazza.

Lui fece scrocchiare il collo prima di tornare a fissarmi. «Quindi è così? Credevi di farmi fregarmi? Be', indovina un po'... nessuno può farlo», dichiarò avanzando verso di me.

«Camilla vai in casa», le ordinai lasciando la presa.

 «No!», dichiarò lei prendendomi per mano. «Io non ti lascio, non più.»

«Oddio che dolci mi viene quasi da vomitare», recitò disgustato.

«Lascia stare Cesare! Qualunque cosa sia successa alla tua famiglia non è colpa sua!»

Lo sguardo di Discordia corse da lei a me e viceversa. «Davvero? Glielo hai detto? Le hai rivelato come hai ucciso mia madre?»

Chiusi gli occhi sentendo un nodo formarsi attorno allo stomaco.

 «Semmai è colpa di suo padre e di tua madre! Sono loro che hanno tradito le proprie famiglie, non lui e nemmeno tu!», esclamò Camilla. «Credi che Cesare non ti capisca? Che non abbia provato la rabbia che provi tu tutt'ora?»

«Direi di no. Suo padre non ha ucciso sua madre», urlò lui.

La rabbia s'impossessò di me. «L'ha fatto invece!», urlai a mia volta.

«Che cazzo dici? Se non sbaglio la tua mammina è morta di tumore!», esclamò lui calmo il che mi fece solo incazzare di più.

«No, non è così...», intervenne Camilla e lui scoppiò a ridere.

«Cazzo... devi essere messo proprio male se devi farti difendere da una donna», mi sfotté. Riportò lo sguardo su di lei. «Senti, ragazzina tu non sai un cazzo di quello che è successo, quindi di non metterti in mezzo!»

«Sei tu che l'hai messa in mezzo!», esclamai andandogli incontro.

«Cosa vuoi fare, eh, Cesare? Vuoi sfidarmi? Saresti pronto a correre il rischio di perdere tutto quello che hai per...», disse poi fissando Camilla aggiunse: «Lei? Vale così tanto per te?»

 «Mi dispiace per quello che ha fatto mio padre, perché non ha rovinato solo la tua famiglia, ma anche la mia», sostenni fissandolo dritto negli occhi. «Ha distrutto mia madre in un modo... se non avesse avuto il tumore sarebbe morta comunque per depressione e fidati hai già avuto la tua vendetta su di me perché la persona che amavo di più in tutta la mia vita mi è già stata strappata e in un modo crudele. Quindi... hai vinto. Non hai ancora capito che qualunque cosa farò nella mia vita qualunque cosa costruirò non sarà mai abbastanza per poter colmare quel vuoto. Volevi distruggermi la vita? Qualunque cosa mi farai non potrà mai essere peggio di ciò che mi faccio ogni giorno. Per cui vuoi dirlo in giro? Fa pure! Non ti fermerò più... sei libero di dire la verità a chiunque, non m'importa perché la mia famiglia mi ama e mi amerà comunque», dichiarai e lo vidi stringere forte i denti. «Mi dispiace che lo stesso non valga per te.»

Mi voltai pronto ad andarmene.

«Non finisce qui Cesare, ti avevo promesso una vita di sofferenza e l'avrai, o sì che l'avrai. Chissà come la prenderanno i tuoi fratelli quando sapranno cosa hai fatto. E tu...», disse rivolgendosi a Camilla. «Tu ti sei messa contro le persone sbagliate.»

E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora