VENTIDUE

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Camilla


Mi rigirai più volte nel letto. La sera prima, dopo aver terminato il gioco di società, avevo provato a prendere sonno senza molto successo. Voltai lo sguardo verso il comodino, afferrai il cellulare e guardai l'ora: le 3:20. Decisamente troppo presto per la colazione. Dopo due minuti interminabili, sbuffando, decisi di alzarmi ugualmente. In punta di piedi raggiunsi la stanza di Cesare. I ricordi di tutto ciò che era avvenuto tra quelle quattro mura m'investì come un treno merci. Silenziosamente chiusi la porta della sua stanza e lo raggiunsi nel letto matrimoniale. Mi fermai a guardarlo per un momento prima di sdraiarmi al suo fianco. Dormiva supino, con il volto rilassato e i capelli scompigliati. Era bello da far paura. Il suo braccio mi avvolse immediatamente il fianco, attirandomi più vicina a lui e mi rilassai di conseguenza.

«Come mai non dormi?», chiese con voce assonnata. Alzò la testa per guardare l'ora sulla radiosveglia. «E' prestissimo!»

«Lo so. Scusami, non volevo svegliarti. Non riuscivo a prendere sonno», gli confidai.

 «Hai fatto bene», mormorò annusandomi il collo vicino al suo volto. «E non devi preoccuparti per domani», sostenne leggendomi nella mente.

Con quel consiglio mi addormentai stretta tra le sue braccia. La sola cosa che udii prima di cadere nelle braccia di Orfeo fu la sua promessa. «Qualunque cosa accadrà, l'affronteremo insieme.»


Tre ore dopo fui svegliata dalla sveglia di Cesare. Allungai la mano sul lenzuolo trovandolo vuoto. Sbarrai gli occhi confusa e alzandomi di scatto sul letto mi rilassai immediatamente. In fondo alla stanza, vicino alla cabina armadio, Cesare era nudo con solo l'asciugamano bianco in vita. Stava prendendo dei vestiti puliti da indossare durante la giornata e i miei pensieri erano decisamente sporchi visto che i miei occhi non riuscivano a staccarsi dal suo corpo scultoreo.

«Buongiorno», disse appena si accorse del mio risveglio.

 «B-buongiorno», balbettai spostando lo sguardo da lui. Erano le 6:30 del mattino e lui era perfetto. Mi portai una mano ai capelli e sospirai. Di certo io non avevo quell'aspetto... Mi strinsi le coperte al petto. «Già in piedi?», sbadigliai.

«Devo fare la doccia e portare fuori Duchessa», m'informò gettando sulla sedia della scrivania un paio di jeans e una felpa chiara. «Ti va di farmi compagnia?»

Sbarrai gli occhi. «Ehm... certo devo solo vestirmi, dammi qualche minuto.»

Cesare mi fissò con un mezzo sorriso. «Veramente parlavo della doccia.»

Non riuscii a trattenere il mio che si stava affacciando sul volto. «In questo caso, non credo mi serviranno dei vestiti puliti», civettai.

Lui si avvicinò a me. «No, direi proprio di no.»

Lentamente, Cesare aprì la porta della sua stanza ed entrambi ci affacciammo oltre lo stipite per essere sicuri che non ci fosse nessuno. Silenzio. La casa dormiva ancora.

«Via libera», bisbigliò abbassandosi al mio orecchio e in quell'osservazione colsi un sorriso. Uno dietro l'altro strisciammo in silenzio fino al bagno. Cesare chiuse la porta a chiave dietro di sé procurandomi un brivido di eccitazione lungo il corpo.

 «Sai, ricordo ancora la prima volta che ti ho sorpresa nella doccia», mi rivelò avvicinandosi alla sottoscritta. «Riuscivo a intravedere solo le tue gambe e stavo già dando di matto.»

Era dietro di me, riuscivo a percepire il suo odore, il suo calore e l'eccitazione che cresceva sotto il tessuto spugnoso dell'asciugamano stretto in vita. «Come facevi ad essere certo che fossi io?», lo sfidai.

E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora