DICIASSETTE

301 13 1
                                    




Camilla

«Quindi eccoci qui, ti prego promettimi che questa volta non dovremo scappare via come l'ultima!»

Mi voltai verso Leo e sorrisi felice. «Stai tranquillo. Ti prometto solennemente che questa volta resteremo tutto il tempo che vuoi», giurai.

Entrammo per la terza volta in casa di Ottavio e per la prima volta da molto tempo a questa parte mi sentii tranquilla. L'aver chiarito con Cesare mi aveva dato nuova consapevolezza. Quello che aveva fatto l'aveva fatto per me. Era stato il gesto d'amore più potente che qualcuno avesse mai compiuto, perché se la maggior parte della gente vedeva Romeo e Giulietta come descrizione perfetta di cosa sia l'amore vero, beh io ero piuttosto contraria. L'amore, quello vero, non è decidere di uccidersi perché vivere senza l'altro sarebbe devastante. L'amore non è altro che fare del bene per il prossimo, fregandosene di ciò che potremmo provare noi. Cesare aveva dimostrato di amarmi veramente ed io? Cosa avevo fatto io?

Sapevo che ciò che era accaduto era stato per proteggermi da lui, ma se c'era qualcosa che potevo fare per colui che amavo era proprio quella di non permettere a questa persona di fargli del male.

Raccogliendo il coraggio che pensavo di non avere più da tempo mi avvicinai al mio fratellone.

«Ciao», lo salutai imbarazzata.

Stava in piedi accanto alla console con Ottavio, Regina e altri suoi compagni di squadra. Coi jeans strappati e la Tshirt nera come i capelli aveva un'aria ribelle che mi strinse lo stomaco in una morsa. I suoi occhi incrociarono i miei e il suo silenzio mi disse più di mille parole.Dietro di me Leonardo non smetteva nemmeno per un attimo di fissare mia cugina e Chris rideva sotto i baffi.

«Ciao», rispose Cesare senza distogliere lo sguardo dal mio.

Lo spostò su Christian irrigidendosi un attimo prima di riportarlo su di me. Quel silenzio stava diventando imbarazzante. Le persone attorno a noi ci fissavano come se stessero aspettando la mossa successiva. Già... anche io la stavo aspettando da tempo. Le carte erano in tavola: Cesare sapeva che ero ancora innamorata di lui e io sapevo il perché della sua scelta e dei sentimenti che non aveva mai smesso di nutrire per me.

Voltai lo sguardo attorno a me e mi schiarii la voce. Mi sentii in dovere di dire qualcosa. «Cesare, ti ricordi di Chris, vero?»

Lui fece un sorriso tirato. «Assolutamente, come potrei dimenticarmene?», poi rivolgendosi direttamente all'interpellato, disse: «Bevi qualcosa?»

«Una birra grazie», rispose Chris. «Complimenti per la partita, siete davvero grandi, tutti e due», chiari rivolgendosi anche a Ottavio. Inclinò la bottiglia e quest'ultimo brindò assieme al mio nuovo amico.

«Grazie, sono molto felice che oggi mia sorella fosse presente», disse marcando la parola come se gli costasse tanto. «Ultimamente non è più venuta alle nostre partite... spero che tornerà tutto come prima», confermò fissandomi negli occhi.

 Quell'allusione a noi mi bloccò il respiro. La musica riempiva l'aria intorno a noi e quando il genere cambiò e Pianeti di Ultimo si diffuse nell'aria le coppiette attorno a noi iniziarono a ballare. Cesare sostenne il mio sguardo e io mi sentii immediatamente nuda sotto gli occhi di tutti.

Cosa stava facendo?

Non era stato lui a dire che le cose non potevano cambiare? Aveva cambiato idea?Non mi accorsi nemmeno della mano di Chris che prendeva la mia e mi trascinava in pista lontano dai miei amici, lontano da lui.

Notando che non riuscivo a spostare lo sguardo da mio fratello Christian mi accarezzò la guancia.

«Stai bene?»

Mi scostai dall'oggetto dei miei desideri per riportare l'attenzione sul mio accompagnatore. Mentii annuendo.

I suoi occhi mi scrutarono attentamente. «Se sei ancora innamorata di lui allora non lasciartelo sfuggire.»

Sbattei le palpebre. «Come sai quello che provo per lui?»

Christian continuava a tenermi stretta tra le braccia. «L'ho sempre saputo, dalla prima volta che vi ho visti insieme.»Lo guardai poco convinta e lui si sbottonò di più. «Okay, lo ammetto diciamo che Leo mi ha dato una visione più chiara.»

Risi davanti alla sua ammissione. «Non dicevi forse che preferivi scoprire tu stesso le persone?»

«Sì, ma solo se quelle sono interessate a me. Non se mi usano per dimenticare qualcuno», ammise e io mi sentii piccola e sporca.

Avevo trattato male Christian inconsciamente e lui non se lo meritava.

Alzò il mio mento, riportando il mio sguardo nel suo. «L'amore quando c'è e se è corrisposto è la cosa più potente e bella nel mondo. Non sprecare nemmeno un attimo, nessuno te lo ridarà.»

Sorrisi. «Come fai ad essere così altruista? Doveva essere il nostro primo appuntamento», scherzai.

«Che vuoi farci? Cupido è il mio secondo nome e poi... vorrei che la ragazza con cui sto avesse il tuo stesso sguardo, ma per me e non per un altro. Va da lui», mi disse e dopo avermi fatto fare una giravolta mi baciò la mano e mi lasciò sola al centro della stanza.

Ispirata dalle note che stavo ascoltando chiusi gli occhi e fui travolta dai ricordi. Sentii di nuovo le farfalle allo stomaco esattamente come quando l'avevo visto la prima volta nei corridoi della scuola. Lui con quegli occhi blu che ancora oggi mi facevano tremare le gambe. La nostra vita insieme iniziò a susseguirsi nella mia mente come se fosse un film. Sbarrai gli occhi e capii che dovevo cercarlo.

Con lo sguardo lo cercai da tutte le parti senza trovarlo. Spinta da un sesto senso mi feci largo tra la folla, salii di corsa i gradini delle scale della taverna e mi precipitai in giardino dove la piscina era illuminata.

Mi bloccai appena lo vidi di spalle nella sua felpa scura con lo sguardo rivolto alle stelle.

«Cesare», sussurrai e appena si voltò gli corsi incontro. Mi fermai davanti a lui i suoi occhi lucidi persi nei miei. «Ti prego. Smettiamola di stare lontano, io non ce la faccio più. Ti voglio ancora Cesare, ti voglio nella mia vita. Non posso aspettare un altro istante senza essere di nuovo tua. Io ti amo.»

Alzò le braccia attirandomi contro il suo petto. «Cami...», mormorò stringendomi forte a sé.

Afferrò il viso tra le sue mani e avvicinò il volto al mio, baciandomi. Le lacrime iniziarono a bagnarmi le guance ma non m'importava, mi stava baciando, era ancora qui con me. Gli posai una mano sul cuore, sentendolo battere forte sotto alle mie dita. Appoggiò la fronte alla mia, ritrovando il respiro. «Ti amo.»

Afferrai più forte il tessuto scuro sotto le mie dita. «Ridillo.»

Mi attirò dietro a un muro, lontano da occhi indiscreti. «Ti. Amo!»

Reclamai le sue labbra, così piene e desiderose come le mie. Gli accarezzai la schiena.

«Torniamo a casa...», proposi e lui annuì.

Salimmo sulla sua Audi senza smettere di tenerci per mano. Per tutto il tragitto non riuscii a smettere di fissare le nostre dita intrecciate sul cambio e con la mente ritornai a quando mi era venuto a recuperare a Lecco, la prima notte di Novembre. Quante cose erano cambiate da allora, ma solo una era rimasta esattamente intatta: il nostro amore.

«E' stata un'agonia questo periodo senza di te», sussurrò spegnendo il motore. «Io... mi odio per quello che ti ho fatto», disse parcheggiando sotto casa.

«Cesare, va tutto bene, non importa... noi siamo insieme più forti di prima e nulla, ripeto, nulla potrà mai cambiare questo», dichiarai scendendo dall'auto.

«Io non ne sarei così sicuro», mormorò una voce e voltandomi il sangue si gelò nelle vene.

Sotto il cappuccio nero, con sguardo assassino, Discordia aveva appena parlato.

E' sempre bello averti intorno (THE ROSSI'S SERIES 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora