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"E dopo cena abbiamo fatto una passeggiata nel parco in cui andavamo sempre da piccole, quello vicino alla scuola"
Cerco di non guardare Cecilia mentre mi racconta in diretta del suo primo appuntamento con Luca: non sono del tutto concentrata sulle sue parole e rischio che se ne accorga, anche se è piuttosto intenta nella spiegazione.
"Stava per baciarmi quando mi ha squillato il telefono, ti giuro, come nei film"
Perché si sono visti in aeroporto?
"E indovina chi era?"
Si ferma tutta infervorata e rimango un attimo in silenzio, aspettando che sia lei a darmi la risposta, perché al momento non ho molta capacità di immaginazione da mettere in campo.
"Mia madre! Possibile? Glielo avevo pure detto che ero impegnata!" dice, riprendendo a camminare verso casa mia.
"Non mi dire!" esclamo, mettendoci tutto l'entusiasmo che trovo.
Aveva detto che non era nulla, allora perché continuano a vedersi?
"Però dovevo risponderle, la mamma è sempre la mamma"
Per un attimo sono anche spariti insieme.
"Ma quando ho messo giù non ho resistito"
E poi lui è stato sovra pensiero per tutto il viaggio.
"E l'ho baciato io!"
Rimango fissa a guardare il vuoto mentre mi ritorna in mente l'immagine di Charles che dialoga con miss capelli perfetti poco prima del check-in.
"Emma!" mi richiama con uno strillo Cecilia.
"Sei davvero assurda, non ci vediamo per delle settimane e quando finalmente possiamo passare una sera insieme non mi ascolti neanche?! Sai cosa? Sono ancora in tempo per uscire con Luca, fammi uno squillo quando sarai disposta a mettere da parte il tuo ego" sbraita prima di andarsene via, senza che io abbia il tempo per capire cosa sia appena successo.
Cerco di richiamarla indietro, ma ogni volta che pronuncio il suo nome lei sembra scappare via più velocemente.
Merda.

Passo il resto della serata a commiserarmi sopra una tazza di the che non ho avuto la forza di zuccherare. In fondo me lo merito amaro per come ho trattato Cecilia. È che non riesco a levarmi dalla testa il modo in cui l'ingegneria di Lewis guarda il mio pilota. È presa da lui, lo riconoscerebbe chiunque. Ma lui non sembra dispiacersene molto, anzi, da come li ho visti parlare animatamente sembrano parecchio in confidenza. E poi, usando parole sue, io sono solo 'un'amica' da cui rifugiarsi quando si è attanagliati dai giornalisti, no? Anche se non si fa molti scrupoli ad allungare le mani su ciò che non è suo quando non ha la biondina intorno. Per non parlare del fatto che ha pure avuto l'indecenza di baciarmi e di dimenticarselo perché era ubriaco.
Mi sento usata. Ferita nell'orgoglio. La ruota di scorta. Ma ora basta, basta davvero con Charles, se fosse stato interessato me lo avrebbe già dimostrato in quelle mille occasioni che ha avuto in questi due mesi. Basta giocare a flirtare con lui aspettando che faccia qualcosa, tanto alla fine ci perdo solo io. Basta. Basta anche con il lasciare che siano gli altri a condizionarmi, non ho bisogno di loro, non ho bisogno di relazioni tossiche. Vorrei solo poter cambiare aria e, soprattutto, vita.

"Sembra che qualcuno abbia passato una nottataccia" esordisce Leila non appena metto piede nella sede a Maranello.
La fulmino con lo sguardo da sotto gli occhiali da sole, anche se sono a specchio quindi dubito che possa averlo percepito.
Tuttavia è il risolino di Matteo alle mie spalle (per cui deduco abbia sentito la sua battuta) che mi infastidisce ancora di più.
"Credo che sia tu quella che dici" le rispondo indicando le lenti dei miei occhiali.
Saluto entrambi con un bel sorriso da antipatica (un dito medio sarebbe stato eccessivo per due pezzenti come loro) e continuo verso il mio laboratorio a testa alta.
Faccio giusto in tempo ad accendere il computer, prima che venga nuovamente interrotta.
"Disturbo?" chiede Edoardo bussando alla porta del mio ufficio.
"Affatto, entra pure. Sono arrivata da poco"
"Lo vedo" dice indicando la schermata di avvio del portatile.
"Comunque sono venuto qui per parlarti del prossimo gran premio"
Annuisco e aspetto che vada avanti con il discorso.
"Come sai è in Cina" aggiunge unendo le mani una contro l'altra e puntandole verso di me "e con Mattia pensavamo che potremmo risparmiarti un viaggio così lungo. In fondo fra meno di un mese dovrai tornare in università e non vogliamo strapparti troppo alla tua routine"
Rimango un po' delusa dalle sue parole. Questa non ci voleva.
"Va bene, se avete deciso così" rispondo, cercando di fargli leggere fra le righe che vorrei venire ugualmente, chi se ne frega dell'università.
Tuttavia non sembra recepire il mio messaggio, o forse fa solo finta di non averlo captato, perché si congeda subito dopo.
È un peccato che non debba andare al prossimo gran premio, solo lavorando riesco a non pensare alla situazione di stallo che ho con Cecilia, con Charles e anche con Matteo, e poi sarebbe stato il mio penultimo, prima di risprofondare nella morbosa routine di sempre. Ma da un lato ho una scusa per non vedere quello che è ancora sulla carta il mio pilota, nonostante abbia deciso questa mattina alle 7:18, mentre mi lavavo i denti, che sarà per me soltanto un pilota dei tanti, come tutti gli altri sulla griglia.
In compenso però dovrò rimanere qui a Maranello e c'è la possibilità che incontri Matteo e Leila più del dovuto. Cerco di non pensarci, in fondo ieri sera ero sincera quando dicevo che è arrivato il momento di cambiare vita, perciò che facciano e dicano quello che vogliano, io so che posso cavarmela anche da sola. Se sono arrivata fin qui un motivo ci sarà, no? E quel motivo è che sono la migliore al mondo a lottare da sola, costi quel che costi. Ho provato a lasciar entrare qualcuno nella mia vita ma, o non ha voluto farne parte, oppure non era quello che stavo cercando. In ogni caso io so quello di cui ho bisogno e sono sempre stata abituata a farcela da sola. L'ultima volta in cui ho deciso di allontanarmi da tutti è stata circa cinque anni fa, ma di questo vi parlerò meglio poco più avanti. Ora sono di nuovo stanca di inseguire gli altri, voglio ricominciare da capo. È la seconda volta nella mia vita in cui me lo ripropongo, è vero, ma da oggi non smetterò più di prendermi cura di me stessa. E quale miglior modo per farlo se non iniziando a lavorare dato che è già passata mezz'ora da quando sono entrata in laboratorio?

Quando ho finito di ritoccare la parte del progetto (a cui sto lavorando da qualche settimana) che avevo intenzione di mettere a punto oggi, decido che un buon caffè al bar è quello che ci vuole per festeggiare una giornata così produttiva. Mentre mi incammino però, la mia attenzione viene attirata dall'insegna di una parrucchiera. Sulla vetrina sono affissi alcuni poster di modelle con capelli lunghi e colorati. In effetti un taglio di capelli potrebbe essere il giusto prezzo da pagare per cominciare un nuovo capitolo della mia vita.

"Li tagli corti, a metà collo. E li faccia neri" dico guardando decisa il mio riflesso, una volta terminato l'orario di lavoro.
"È un po' drastico, un vero peccato per questi bei capelli lunghi" commenta la parrucchiera, guardando indecisa le forbici.
"Ma è sicura?" chiede con espressione indecisa per l'ultima volta.
In risposta alzo lo sguardo su di lei e con la freddezza di un chirurgo le intimo:
"Le punte sono rovinate e questo è l'unico modo per risolvere il problema: tagliarle via".

Portofino | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora