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Mi accendo una sigaretta mentre aspetto che arrivi Charles per andare al simulatore.
Purtroppo oggi mi tocca incontrarlo. Per distrarmi, guardo le giravolte che disegna il fumo nell'aria densa di questa giornata uggiosa d'aprile, e per un attimo desidero di poter essere fatta della sua stessa sostanza. Poter bruciare velocemente, volteggiare nella freschezza di un pomeriggio grigio come oggi, per poi dissolvermi senza fare rumore.
Tuttavia il rumore c'è ed è quello dei passi di un pilota (non più il mio come ho precisato qualche giorno fa) che si avvicina a me.
"Non pensavo che fumassi" commenta vedendomi spegnere con la punta della scarpa quella che è stata una delle sigarette più romantiche della mia vita.
"L'ho sempre fatto in realtà, ma l'ultima tregua è durata un paio d'anni" rispondo con indifferenza.
"Non è una bella notizia"
"E io non ho chiesto un tuo giudizio" controbatto, prima di aprirmi la porta da sola ed entrare.
"Ti avrei detto che questo taglio ti fa sembrare più cattiva, ma a quanto pare lo sei pure diventata" aggiunge con tono scherzoso, cercando di farmi ridere evidentemente, ma mi provoca soltanto una smorfia di pietà per il suo misero tentativo di ristabilire una situazione in cui possa sentirsi a suo agio.
Senza proferire parola mi piazzo davanti allo schermo su cui impostare i circuiti e faccio come Edoardo mi ha detto questa mattina: Cina, bel tempo, asfalto non molto caldo, vento variabile.
Un po' demoralizzato prende posto sul sedile e inizia a guidare.
Per tutto il pomeriggio rimaniamo in silenzio, o al limite parlo io per correggergli la traiettoria, e il tempo sembra passare lento, come se fosse diventato improvvisamente un mare d'acqua da attraversare a piedi.
"Allora non ci sarai in Cina" tenta di intavolare un discorso.
"No" rispondo secca, mentre raccolgo le mie cose prima di uscire e tiro fuori lo specchietto da borsa per controllare che il rossetto sia a posto.
"È per questo che sei intrattabile?"
Lo guardo con lo sguardo più denigratorio che riesca a trovare.
"Seriamente pensi che sia per questo?" gli chiedo alzando un sopracciglio, in quello che sembra più un giudizio della sua scarsa logica, che una domanda vera e propria.
Rimane a guardarmi a bocca aperta, come se fosse diventato di pietra, nel momento in cui ritocco una sbavatura rossa al bordo del labbro inferiore.
Il clac della chiusura dello specchietto lo riporta sulla terra, ma ormai ha perso il tempo per rispondermi, sono già andata via.

Il rossetto rosso è diventato un must dopo che ho scoperto chi era quella ragazza in Bahrein che me lo ha prestato nel bagno durante la festa. È una mia collega in Scuderia e mi stupisco di non averla conosciuta prima. Si chiama Rossa e penso che non sia mai stato dato ad una persona un nome più azzeccato del suo. Già solo per il fatto che lavori in Ferrari il suo nome è centratissimo, per non parlare della sfumatura ramata che hanno i suoi capelli e del suo temperamento appassionato, e, quasi dimenticavo, dell'inseparabile rossetto rosso, sulla tonalità ciliegia, quindi piuttosto scuro. Io preferisco un rosso acceso, in fondo non ho perso la vivacità di sempre, l'ho solo nascosta per riservarla a chi davvero se la meriterà.
Il nostro secondo incontro è stato davvero singolare, stavo fumando nel cortiletto interno, dove d'estate si può uscire a pranzare, e fuori con me c'era soltanto lei. Ci siamo scrutate per qualche secondo prima di esclamare contemporaneamente:
"Ma tu sei quella della festa?"
E ovviamente siamo scoppiate a ridere entrambe ed è stata subito amicizia.
Lavora nello stesso reparto di Matteo e dal luccichio nei suoi occhi quando mi ha detto che è uno stronzo, ho percepito che inconsciamente non era così sincera, perciò immagino che abbia una cotta per lui e che lui non se la fili.
"Ed è pure amico di Leila" ho aggiunto io, per farle capire che sto dalla sua parte.
"Quell'arpia" ha commentato, portando due dita davanti alla bocca per imitare i suoi denti da castoro, e io non sono riuscita a trattenermi dal ridere.
"Ci becchiamo qualche volta" mi ha detto, prima che rientrassi in laboratorio.

Questa sera sta per diventare una di quelle 'qualche volta'.
Ci siamo date appuntamento davanti a un bar in centro, "beviamo qualcosa, porto alcuni amici" ha detto, e infatti quando arrivo la vedo parlare con due ragazzi. Uno davvero altissimo, capelli sul castano chiaro e occhi con una tonalità sul verde/marrone, chiaramente il suo tipo. L'altro, che suppongo sia qui per me, è biondo e dagli zigomi spigolosi, nonostante abbia un ciuffo da far invidia a Justin Bieber ai tempi d'oro, ormai passato un po' di moda. Mi dice il suo nome ma me lo dimentico subito dopo, come probabilmente avrà fatto lui con me.
"Noi entriamo, venite?" dice Rossa, indicando prima me e il biondo e poi la porta.
Annuiamo e ci sediamo su alcuni divanetti intorno ad un tavolino basso, classico arredamento di un bar che fa i cocktail forti ad un prezzo stellare.
"Io prendo un drink alla ciliegia, così si abbina al rossetto" dice Rossa facendosi scappare un risolino, mentre il ragazzo con i capelli castani le mette una mano sul ginocchio.
Io invece ordino qualcosa con del lampone, anche se non è proprio la stagione, ma avevo voglia di fare così.
"Anche tu studi?" chiedo al biondino appoggiandomi allo schienale per stare più comoda, dopo che abbiamo finito di scegliere.
"Sì, ingegneria elettrica"
"Ah, carino" rispondo fingendomi interessata, in realtà è un ambito dell'ingegneria che non mi dice niente "e cosa vorresti fare dopo?"
"Andrò a lavorare nell'azienda di mio padre" mi spiega, mentre si sistema il ciuffo "tu invece rimarrai in Scuderia con Rossa?"
"Prima dovrò laurearmi e poi chissà, non è detto che in Ferrari continuino a volermi"
"È un ambiente difficile" si intromette lei "piuttosto stressante, soprattutto per Emma che lavora a stretto contatto con Charles"
"Lavori con Charles?" mi chiede il biondino strabuzzando gli occhi.
Annuisco. Avrei volentieri evitato l'argomento questa sera.
"All'ultimo gran premio ha fatto scintille, ma è davvero così bravo?"
Per fortuna arriva il cameriere a salvarmi e io ne approfitto per cambiare argomento.
"E così tuo papà ha un'azienda" commento mentre prendo un sorso.
"Sì ma non so bene di cosa si occupi" risponde tirando fuori un sorriso imbarazzato. Come fa a non saperlo se è lì che vuole andare a lavorare fra qualche anno?
Faccio finta che sia una cosa normale e mi metto a ridere, prima di afferrare il cellulare e sgattaiolare in bagno insieme a Rossa.
"Scusa" mi anticipa "non pensavo fosse così stupido, Giacomo mi aveva assicurato che sarebbe stato simpatico"
"Stai tranquilla, non è colpa tua" le rispondo, cercando di non metterla a disagio.
"No, mi dispiace. Possiamo fare che beviamo e poi usciamo a fare un giro, così magari va meglio" propone, cercando di rimediare.
"Va bene"
E così, una volta finiti i nostri drink (io ne ho bevuto uno solo perché già ora mi sento un po' brilla) usciamo a fare una passeggiata.
"Sigaretta?" mi offre il biondino e non riesco a non accettarla.
Quando me la accende noto che mi scruta con sguardo perso, finché non realizzo dalla ventata che mi arriva, che lui non stava fumando una sigaretta.
Devo averlo fissato qualche attimo di troppo, perché si sfila con due dita la canna dalla bocca e mi dice, porgendomela:
"Dai fai un tiro"
"No grazie, va bene la mia sigaretta"
"E non fare complimenti, guarda che è buona"
"Lo sento dall'odore" mento, in realtà non mi piace proprio "ma non mi va" taglio corto, sperando che recepisca il messaggio.
Comincio a fumare un po' imbarazzata la mia sigaretta, con il suo sguardo continuamente puntato addosso.
"Rifiuti una canna e fumi come una professionista. Sei davvero strana tu" commenta.
"È la mia specialità" gli rispondo, abbassando lo sguardo sugli stivaletti neri che ho messo per l'occasione "Essere strana dico, non fumare" aggiungo, dopo aver ripensato alle mie parole.
Lui fa un sorriso e per un attimo penso che in fondo, anche se è scemo, è anche un po' carino.
"Ora te la rubo un attimo, scusa" si intromette Rossa prendendomi a braccetto.
Cerco di capire il motivo della sua intromissione ma non vuole dirmi nulla finché non ci siamo allontanate un po' dai due ragazzi.
"Che c'è?" le sussurro mentre continua a strattonarmi per la manica della giacca.
"Lo sai che mi piace Matteo, penso che tu sia abbastanza intelligente per averlo intuito. Ma anche Giacomo non è male e poi sta sera ha pure offerto lui" dice con gli occhi che mi supplicano di dirle di sì, anche se non ho ancora capito dove voglia andare a parare.
"Perciò se gli dicessi di uscire insieme qualche volta non sarebbe un errore, vero?" sbotta, continuando a voltarsi indietro per controllare che non la sentano.
"Se pensi che sia un bravo ragazzo e che potrebbe essere interessato a te perché non dovresti farlo?" le rispondo con scioltezza, ma la sua espressione sollevata mi mette un po' in guardia "Basta che non mi obblighi ad altre uscite imbarazzanti con i suoi amici cannati" aggiungo, sta volta cercando io di non essere sentita.
Lei scoppia a ridere e appoggia la testa sulla mia spalla.
"Solo preti, ho capito" esclama e entrambe ridiamo di gusto.

Portofino | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora