-52-

4.9K 170 23
                                    

La mattina seguente mi sveglio di buon'ora. Faccio una doccia calda, ma con una certa fretta. Ho in mente un'idea per la giornata di oggi e voglio subito mettermi all'opera. Dopo essermi asciugata, indosso una tutina a fiori che ho comprato ieri in una delle fantastiche boutique in cui mi ha portato Charles. È lunga, perciò non c'è pericolo che la cicatrice possa spuntare, ma oggi fa troppo caldo per mettere dei jeans. È pur sempre agosto.
Scendo in mensa trotterellando sulle scale e noto con stupore che per la prima volta dopo tanto tempo, ho compiuto quest'azione senza neanche accorgermene, come se fosse naturale. Sembra che i consigli del fisioterapista stiano dando i loro frutti, dopo tutto.
Afferro due mele di corsa e torno al mio piano. Questa volta però, non entro in camera mia.

"Se davvero vuoi rimediare, devi fare come dico io oggi" sbotto, non appena Charles apre la porta della sua suite.
"Buongiorno anche a te, chérie" risponde, allargando le labbra in un ampio sorriso.
"Sì, si, Leclerc, risparmiati i convenevoli. Dove sono le chiavi della Portofino?" chiedo, guardando in giro per la stanza, in cui sono entrata nel frattempo.
"Le chiavi della Portofino?" ripete, come preso alla sprovvista.
"Sì" confermo, con impazienza.
"Sono sulla cassettiera sotto allo specchio" dice, indicandole.
Le afferro con uno scatto e mi avvicino alla porta per uscire.
"Non penserai che ti lasci andare via così" borbotta, piazzandosi davanti a me.
"Puoi venire se vuoi" gli concedo "ma tanto guiderò io per tutta la giornata" aggiungo, con un sorriso vittorioso.
Lo supero a testa alta, poi mi volto.
"Ah, prendi!" esclamo, lanciandogli la mela che avevo in più.

Un'ora dopo mi ritrovo seduta sul comodissimo sedile in pelle bianca del posto di guida.
"Quanto mi era mancata" mormoro, più fra me e me, che per essere sentita.
Charles mi guarda oltre i suoi occhiali da sole, un gomito fuori dal finestrino.
Scuote poi la testa, prima di tornare a guardare davanti a sé.
Anche io torno a guardare la strada. Notando il cofano rosso, mi viene in mente la prima volta che ho guidato una Portofino. Eravamo a Barcellona, dopo quella pazza serata in discoteca. Era la prima volta che io e Charles uscivamo insieme 'da soli' ed è stata anche la serata in cui lui poi mi ha baciato, dimenticandosene la mattina appena seguente...
Era nera quella Portofino. Niente male.
La prima volta in cui però ho visto questa Portofino, proprio questa che sto guidando dico, è stato alla pista di karting. Ero con Cecilia, Luca e Alberto. Anche quello era stato un pomeriggio piacevolissimo.
Insomma, una Portofino per ogni momento felice della mia vita. Mi chiedo cosa stia per succedere allora, dal momento che ne sto guidando una.

"E se invece di girare a vuoto facessimo un bagno?" propone Charles, risvegliandomi dai miei pensieri.
"Un" mi schiarisco la voce "un bagno?". Mi ha colto di sorpresa.
"L'acqua è magnifica e fa un caldo da morire. Me lo merito dopo l'intensa sessione di shopping di ieri" commenta, abbassando nuovamente gli occhiali da sole per appoggiare il suo sguardo vivo su di me, senza lenti a filtrarlo.
Cambio posizione sul sedile e rinsaldo la presa sul volante.
"Eddai Rinaldi, siamo a Portofino!" esclama poi, facendomi sfuggire un sorriso tirato.
"Perché no" gli concedo, accostando al primo spiazzo che troviamo.
"E la Portofino la lasciamo qui da sola?" chiedo, vedendolo uscire dall'auto senza indugi.
"Vuoi portarla giù con noi?" mi chiede con ironia, facendomi sentire stupida.
Mi volto a guardare ancora una volta il volante, cui lascio una carezza veloce, prima di uscire anche io.

Solo quando arriviamo sugli scogli sotto strada, mi rendo conto della situazione in cui mi sono messa.
Non ho un costume e, peggio ancora, spogliarmi significa mostrare la mia cicatrice a Charles. Rimango perciò immobile a fissarmi i piedi, sistemandomi la coda con estrema cura.
"Sai nuotare, no?" mi domanda poi, già a torso nudo. Deve aver notato la mia titubanza.
"Sì, sì, certo" rispondo, cominciando a sfilarmi con molta calma una scarpa.
Lui invece finisce di togliersi anche i pantaloni, che posa vicino a me.
"Mi tuffo e sto di spalle finché non ti sarai tuffata anche tu, d'accordo? Non voglio obbligarti a mostrarmi niente, se non sei pronta" sussurra, ancora chinato dopo aver sistemato le sue cose.
Non mi lascia il tempo di rispondergli, perché subito dopo si tuffa in acqua, schizzando rumorosamente. Solo per un attimo i nostri sguardi si sono incrociati, e ci ho letto una sincera premura.
Mi decido perciò a sfilarmi la tutina e rimanere solo in intimo. La brezza marina mi accarezza la pelle e un brivido di freddo mi percorre la schiena.
Mi siedo poi sul bordo dello scoglio, mettendo i piedi in acqua. Mi stupisco nel sentirla tiepida. Allungo poi una mano per sentirla con le dita e sì, è proprio tiepida. Con la mano bagnata sfioro poi la cicatrice. Vista alla luce del sole mi sembra che attiri ancora di più l'attenzione. Percorro tutta la sua lunghezza con l'indice, lasciando uscire un sospiro. Sono fortunata che sia andata così quella sera, potrei ritrovarmi con molte altre cicatrici oggi, se Matteo non fosse arrivato in tempo.

Portofino | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora