Nei giorni seguenti mi vedo spesso con Sebastian. Il lavoro sembra filare tutto liscio, anche se non me ne sento pienamente soddisfatta. Forse è perché non sono stata io a ideare le traiettorie o forse è perché non siamo riusciti a trovare una strategia jolly per la gara. In ogni caso, il mio pilota cerca di rassicurarmi.
"Non possiamo pensare a tutto. La gara sarà piena di imprevisti e solo allora potremo davvero fregare i nostri avversari" mi dice, attingendo dai suoi tanti anni di esperienza.
Annuisco alle sue parole, anche se io preferisco in ogni caso quando ho tutto sotto controllo. Improvvisare viene bene a chi non si lascia trasportare dalle emozioni. A chi è freddo e razionale, tipo Edoardo, o Laura. E a me viene l'ansia al solo pensiero che domenica, cioè domani, è il mio compleanno. Stiamo freschi.
"Va bene, cercherò di stare molto concentrata durante la gara. Però non abbiamo ancora pensato a qualcosa di efficace nel caso in cui piovesse, come sostengono alcuni siti meteo" aggiungo, agitata anche da questa nuova incognita.
"Nella guida sul bagnato me la cavo. Ma, se preferisci, possiamo archittettare qualcosa adesso" mi propone, sapendo di potermi calmare solo in questo modo.
"Sì per favore, se hai tempo" dico, annuendo e controllando l'ora sul telefono "Abbiamo una mezz'ora, poi dovrai andare a dormire" aggiungo.
Lui si mette a sorridere, scuotendo la testa "Neanche Laura, con cui lavoro da un bel po' di tempo, credimi, è mai stata così precisa" mormora, prendendo il mio portatile.
"Ma lei è più brava di me e può permetterselo" gli faccio notare.Il clima teso durante la sessione di qualifiche non mi era mancato molto. Nah, che dico, mi era mancato tantissimo, anche se non è mai piacevole trovarsi sommersi dai giornalisti e in preda all'agitazione. Ma l'adrenalina con cui risponde il mio corpo, beh, questa è impagabile. A dir la realtà ho saltato solo un gran premio da quando ho finito lo stage, ma queste quattro settimane di pausa mi sono sembrate parte di un'altra vita. Come se le avesse vissute un'altra persona, una Emma che non ero io e che si è divertita per un po' di giorni a fare la brava studentessa. E a rovinarmi ogni rapporto con Charles.
In ogni caso, ora sono qui e ciò che conta è far segnare a Seb un buon giro di qualifica. Qui a Monaco è più importante che negli altri circuiti, perché, una volta in gara, le possibilità di sorpasso sono davvero esigue. Solo i più grandi piloti di Formula 1 possono vantare delle rimonte nel principato. Piloti come Ayrton Senna, Nigel Mansell e, perché no, mettiamoci pure Lewis Hamilton. Senza nulla togliere al talento di Seb, direi che partire il più avanti possibile è già un buon inizio per un gran premio del genere. Resto perciò concentrata sul mio pilota fino a quando non sono finite le qualifiche che, dopo infiniti errori da parte di tutti nel team, si concludono con un quarto posto del mio pilota. Per un soffio è riuscito ad evitare le barriere all'uscita delle piscine, anzi, forse le ha addirittura sfiorate, al bacio, come qualche commentatore ha detto.
Per Charles invece è stato un completo disastro. Non sono riuscita a seguire la dinamica, ma di certo essersi piazzato sedicesimo non è per niente un risultato incoraggiante.
"Brava Emma" esclama Seb avvicinandosi al muretto, subito dopo la fine della sessione. Il modo in cui mi appoggia la mano sulla spalla mi ricorda sempre mio padre. Non glielo dirò mai, ma Seb mi ha sempre dato un'impressione paterna.
"Grazie" rispondo, scendendo dal mio sgabello.
"È stato Guido a creare il casino di Charles" mi intima, avvicinandosi a me per non farsi sentire.
"Davvero?" chiedo, alzando le sopracciglia stupita.
Lui annuisce e riprende: "Pensava non fosse necessario fargli segnare un altro tempo e alla fine Charles è stato eliminato già nella Q1"
"Caspita che errore" commento, mettendomi una mano nei capelli.
Povero Charles.
Lui annuisce di nuovo, prendendo un sorso dalla sua borraccia rossa.
"Ora però pensiamo alla gara di domani" aggiunge, notando che stavo già per perdermi nei miei pensieri.
"Va bene" rispondo "Sta sera ci fermiamo a parlarne nella hall?" propongo.
"Da sta sera dormo in casa mia con Hanna e le bambine" mi spiega con un sorriso imbarazzato. Penso di non averlo mai sentito parlare della sua famiglia.
"Ah allora ti lascio in dolce compagnia" dico, con un sorriso che istintivamente segue il suo.
"Ci sentiremo per telefono va bene lo stesso?" mi domanda.
"Certo, nessun problema" rispondo, prima di salutarlo e rientrare in hotel da sola.
Era da un po' che non mi capitava. Sono sempre tornata in albergo scortata da qualche bel pilota, o da Matteo, o anche da Edoardo. Ma non mi cambia niente, anzi, meglio: in solitudine ho più tempo per riflettere sulla strategia di domani.
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Portofino | Charles Leclerc
FanfictionFin da piccola sono sempre stata la classica brava ragazza: gentile, studiosa, simpatica e solare al punto giusto, mai invadente, giudiziosa, la figlia modello insomma. No, okay, non è del tutto vero. Non è sempre stato così. Ma ora lo sono di nuov...