𝟮: 𝗚𝗛𝗜𝗔𝗖𝗖𝗜𝗢.

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"Sono nata con questi poteri perché, in un periodo di conflitto tra gli arendelliani e i noltuldri, mia madre, una noltuldra, ha salvato mio padre, un arendelliano." disse la bionda, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e guardando Maya.
"Gli spiriti di questa foresta decisero di premiare questo umile gesto con i miei poteri. Ed effettivamente questi poteri furono davvero un premio." Elsa si fermò un istante, cercando di trovare le parole adatte.
"Ma?" aggiunse la corvina, sperando potesse aiutarla a continuare.

"Una sera io e mia sorella minore decidemmo di giocare con i miei poteri e per sbaglio la colpii in testa." la ragazza abbassò lo sguardo, posandolo sui piedi. "Dopo quell'incidente, i miei genitori decisero di separarci, e io rimasi chiusa in camera mia per dodici anni. Avevo paura di fare del male ai miei genitori e di ferire di nuovo mia sorella. Non riuscivo a controllare i miei poteri. Sono dovuta uscire da camera mia perché.. I miei genitori sono morti. Quindi sono dovuta diventare regina di Arendelle e governare al posto loro, raggiunti i ventun'anni. Ti risparmierò la parte in cui scappo via durante la festa per la mia incoronazione e rivelo a tutti i miei poteri."
Elsa continuò a tenere lo sguardo basso, ma l'atmosfera cupa che stava cominciando a farsi molto pesante venne interrotta dalle risa della corvina, che teneva le gambe incrociate, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le cui dita stavano, poco prima, giocherellando con l'erbetta che spuntava da sotto i suoi piedi.
"Sei scappata? Le hai avute in ritardo le crisi adolescenziali, a quanto pare."
Continuò a ridere di gusto, smettendo poi piano piano, notando che l'espressione di Elsa era rimasta triste e persa. "Dai su. Stavo scherzando." la guardò, cercando di assumere un'espressione indifferente alla situazione, però era chiaramente dispiaciuta.
La bionda si sistemò i capelli che si trovavano dietro all'orecchio, i quali per via del vento si erano leggermente spostati dalla posizione in cui li aveva sistemati precedentemente. Poi si girò verso Maya, scrutando l'acceso giardino racchiuso nei suoi occhi, e sorrise.

"Chiudermi in me stessa non mi ha aiutata per niente." riprese a guardare il focolare. Le fiamme bruciavano riflesse nelle sue pupille, racchiuse da un anello blu oceano. Il sorriso cominciò a svanire, Elsa era seria, e voleva che Maya l'ascoltasse con attenzione.
"E non servirà mai a niente, non solo a me. Ho trovato la felicità quando ho finalmente riutilizzato i miei poteri senza la costante paura di ferire qualcuno. Ho trovato la libertà quando ho cominciato ad amare me stessa e quando ho accettato i miei poteri."
La corvina aveva un'espressione seria e concentrata, anche lei teneva lo sguardo appoggiato sul focolare, ma la sua attenzione era rivolta completamente alla voce del quinto spirito.

"Ognuno di noi è unico, è questo quello che ho capito quando sono andata ad Ahtohallan. Noi dobbiamo far tesoro di ciò che ci rende simili agli altri, e dobbiamo amare ciò che ci rende diversi." Girò il viso verso la ragazza, lasciando andare una piccola e tenue risata. "Ti sto annoiando, vero?"

"Sì." le rispose, riprendendo a giocare con l'erbetta. "Sei noiosa." Ne strappò qualche d'una, cercando di lanciarla nel fuoco.
"Ma stai dicendo cose belle. Credo."
Ci fu qualche attimo di silenzio. Ormai faceva molto freddo. Quando il discorso cessò, si poteva udire Zefiro, spirito dell'aria, giocherellare con le foglie degli alberi circostanti. Elsa si guardò le mani, avvicinandole poi al fuoco. Azione bizzarra, dato che non soffriva il freddo.
"Questo non vuol dire che tu mi stia simpatica."
"Non è il mio obbiettivo starti simpatica." si alzò, lasciando la corvina con un'espressione confusa e sorpresa. Elsa non sembrava proprio il tipo da abbandonare una conversazione in questo modo. "Vado a dormire. Potresti spegnere il fuoco?"

Maya aspettò di vedere la bionda entrare nella sua capanna prima di assorbire il focolare come se stesse bevendo un bicchier d'acqua o mangiando un buon pasto, alzandosi, poi, da terra e guardando Bruni, che si era addormentato sulla sua spalla.
Mi sei mancato, Bruni.
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"Mi sei mancata tantissimo!"

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