𝟮𝟭: 𝗙𝗥𝗔𝗧𝗘𝗟𝗟𝗢 𝗘 𝗦𝗢𝗥𝗘𝗟𝗟𝗔.

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Il sole scese quattro volte, venendo sostituito dalla luna. Il quinto sole salì in cielo, ed Elsa camminava nella foresta con prudenza e, a quanto pare, molto a cui pensare. Sedendosi sulla neve pallida, agguantò qualche fiocco, facendolo scivolare tra le sue dita. Guardando il cielo con viso stanco, nonostante fosse pieno giorno, fece incontrare la sua schiena con il tronco di quel solito albero. Mentre un sospiro debole usciva dalle sue labbra, i suoi occhi ammirarono gli altri alberi circostanti in tutta la loro semplicità. Bianche e nere betulle ricoperte da un soffice velo di cotone riuscivano a evidenziare perbene tronchi castani. Essi erano certamente più imponenti, colorati e robusti dei tronchi magri e monotoni delle betulle, che donavano un senso di vuoto al panorama. Animali invernali scorrazzavano di qua e di là, colorando la terra, alcuni erano al sicuro nelle loro tane, a oziare e mangiare. Il quinto spirito era lì, la natura era specchiata nelle sue pupille, tante parole passavano per la sua testa come fosse una macchina da scrivere. Il rumore dei tasti era ben più forte del suono del vento, che poteva muovere solo le foglie a terra e qualche flebile fiocco di neve. 

Avvicinando le ginocchia al petto, si abbracciò le gambe e ricominciò a pensare, lasciando che fosse la sua testa a parlare e il resto a rimanere in silenzio. Girò la testa verso il sentiero che aveva preso l'amica qualche giorno fa. Un altro debole sospiro abbandonò il suo corpo e vagò nell'atmosfera. Appoggiò le dita sul pavimento freddo, poi si portò le mani sulle cosce.

Sono passati un po' di giorni. pensò, mentre un bue muschiato percorreva la stessa strada di Maya - verso chissà dove. Quanti pericoli si possono correre durante un viaggio relativamente lungo? Relativamente lungo rispetto ai viaggi che aveva fatto fin'ora Elsa, ma relativamente corto rispetto al viaggio senza ritorno dei suoi genitori. Poteva davvero essere successo qualcosa? Maya non è una persona qualunque. Maya è forte, sa benissimo come vivere lì fuori. 

Elsa continuò, riempiendosi la testa di pensieri positivi, cercando di cestinare quelli negativi. La 'pace' non durò per molto, poiché un grido entrò nelle sue orecchie e non riuscì più ad uscire. Alzandosi con velocità, anche la neve che riposava a terra sembrava agitarsi, e forse non era un'impressione. Era lei a comandare tutto ciò, d'altronde. I suoi occhi tremavano verso il villaggio, l'urlo soffriva ancora nell'udito, come un eco assordante. Lasciando profondi passi dietro di lei, correndo con un anormale equilibrio sul gelo, si ritrovò davanti colui che emanava quel dolore trasparente: Ryder, tra le braccia di sua sorella.

Elsa spalancò gli occhi e guardò la scena terrorizzata. "Maren? Che sta succedendo?" cercò di mantenere la calma, accarezzando la spalla di Ryder con la mano sinistra. Sulle guance del ragazzo, piccole lacrime camminarono indisturbate verso il suo mento, per poi giacere sui vestiti della sorella, anche lei sofferente nel vedere il proprio fratello in quello stato. "Elsa," la northuldra pronunciò il suo nome con sollievo, gli occhi sembravano pregarla. "Per favore, prendimi un bicchier d'acqua", mormorò, accarezzando la schiena del fratello, che teneva gli occhi chiusi. Honeymaren poteva sentire il cuore del ragazzo battere veloce nel suo petto, come un'ascia contro un tronco o un piccone sulla pietra, e riusciva quasi a percepire la secchezza della sua gola, il dolore di un trauma mai superato. Elsa si affrettò a prendere ciò che l'amica le aveva chiesto e non si prese la briga di disturbarla; fu lei stessa a dare da bere a Ryder, guardando i suoi occhi calmarsi nel sentire le pareti della sua gola finalmente idratate. 

La decisione di Elsa fu quella di allontanarsi un po', lasciando spazio e tempo per far sì che i due fratelli si confrontassero e si tranquillizzassero. Ryder era rimasto piangente tra le braccia della sorella: non era la prima volta che succedeva, ma la northuldra ne rimaneva sempre scioccata come fosse la prima. La visione sofferente del fratello la divorava e lasciava il suo cadavere ai corvi, e Honeymaren poteva giurare che anche quella metafora non sarebbe stata abbastanza per descrivere il dolore che provava. "Ryder.." cominciò con voce cascante. "Va tutto bene.. Io- Sono qui, ok?". Il ragazzo annuì, insicuro delle parole di Honeymaren, ma provando una grande fiducia nei suoi confronti. 

"Ti prometto che starai meglio.. Te lo prometto.." la mulatta cominciò a mormorare queste parole come una ninna nanna, lasciando il fratello cullarsi tra le sue rassicurazioni. Con molta lentezza, il battito di Ryder si regolò, tranquillizzando il corpo che lo stava abbracciando delicatamente. I suoi singhiozzi non erano più udibili e lasciavano spazio al vuoto dell'inverno, al silenzio degli animali che, solitamente, con i loro canti riempivano qualsiasi angolo buio. Il ragazzo riposò la testa sulla spalla di Honeymaren, le braccia di quest'ultima lo avvolgevano teneramente e gli permettevano di rilassarsi al caldo. La bionda scrutava con dispiacere la situazione, ma infine si abbandonò a un sorriso. Erano ben pochi i momenti di pieno affetto che condividevano i due, visto che era - per entrambi - molto difficile esprimere i loro sentimenti. 

La northuldra alzò lo sguardo verso Elsa, ricambiando il sorriso. Poi permise al fratello, con molta calma, di mettersi in posizione eretta, lasciandogli un braccio sulle proprie spalle. "Elsa, mi aiuteresti a portarlo nella mia tenda?" Honeymaren fece un cenno con la testa per indicare la breve strada che dovevano percorrere, e il Quinto Spirito sorrise ampiamente, accettando la richiesta. Oramai, come al solito, quasi tutti gli abitanti del villaggio circondavano i tre con visi preoccupati, dispiaciuti o addirittura terrorizzati, e borbottii arrivavano da qualunque angolo. "Silenzio. Va tutto bene." Yelena ordinò ai presenti di tacere e tornare a vivere le loro vite in tranquillità, facendo spazio a Ryder tra una moltitudine di persone. "Su, andate." Intimò a Elsa e Honeymaren, regalando loro un piccolo sorriso. Regalando perché vedere l'anziana Yelena sorridere, sempre così calma, fredda e composta, era molto raro, ed era, perciò, un regalo.


"Ohi, Kristoff-" Mikey era un troll molto giovane, uno dei più piccoli della famiglia. Nonostante ciò, i suoi sensi erano molto più sviluppati di quelli di un semplice troll. Fin dalla nascita, Mikey ha sempre ascoltato i saggi parlare, ha cominciato subito a studiare sia la lingua dei troll sia quella degli umani di Arendelle. Mentre gli interessi dei troll si limitavano allo studio della magia e alla crescita dei funghi sulla loro schiena, lui provava una grande curiosità riguardo alla politica. Nel mondo dei troll, cose come la monarchia, le leggi, gli accordi commerciali.. Non esistevano, e ciò lo portava a fingere di essere un re, mentre tutti gli altri troll della sua età si divertivano a fare dispetti agli adulti, o a far finta di essere dei maghi o delle streghe. Oltre ciò, Mikey adorava risolvere misteri e problemi, per questo Kristoff scelse proprio lui per accompagnarlo a cercare Sven. Mikey aveva un'intelligenza e un fiuto impeccabili. 

"I passi che stiamo seguendo, pian piano vanno a sfumarsi. Sono ancora evidentemente visibili, ma se queste orme ci porteranno davvero a Sven, i casi sono due. O c'è qualcuno con lui, oppure è fuggito di sua spontanea volontà e ha cercato di cancellare le tracce." il troll indicò con il suo tozzo indice un'orma sfumata, evidenziando il tratto che permetteva di capire che essa era stata parzialmente coperta. Kristoff assottigliò lo sguardo, guardando Mikey confuso. "Capisco la parte del 'forse è fuggito di sua spontanea volontà', ma il fatto che i passi siano mezzi cancellati cosa c'entra con il fatto che qualcuno potrebbe essere con lui?". Il troll alzò lo sguardo, incrociando le braccia al petto e respirando profondamente. "Semplice. Qualcuno potrebbe aver avuto la nostra stessa idea." rivolse nuovamente la sua attenzione verso il terreno segnato. "Qualcuno potrebbe aver deciso di seguire i suoi passi e ci ha messo le zampe sopra." 

Kristoff guardò il piccolo con occhi spalancati, rispondendo in questo modo alla paura che stava provando. Mikey rispose alzando le spalle e proseguendo sopra le orme. "Lo scopriremo solo andando avanti e.. Non penso ci vorrà molto per capirlo. Guarda lì!". Il troll indicò, con viso felice, la figura addormentata della renna, e gli occhi del biondo si illuminarono. "Sven!" esclamò, abbracciando l'animale, che aprì gli occhi lentamente e dovette sbattere più volte le palpebre per capire che stesse succedendo. Kristoff si staccò e si guardò intorno, notando che nessuno, non considerando Mikey e Sven, si trovava nei paraggi. Poi posò lo sguardo sulla renna che, più che felice di rivedere il suo migliore amico, sembrava dispiaciuto. Sven era davvero fuggito di sua spontanea volontà?

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