𝟭𝟬: 𝗣𝗔𝗨𝗥𝗔.

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Un brivido di coraggio percorse la colonna vertebrale di Anna, lasciandola, alla fine, con un pizzico di timore. Per raggiungere la casetta in cui era intrappolato Olaf aveva dovuto fare la strada lunga, poiché non poteva passare indisturbata in mezzo al villaggio, quindi dovette fare il giro dei suoi confini. Una volta arrivata al retro di essa, stette ferma immobile, il cuore urlante nel suo petto, sudore freddo sulla sua fronte. Aspettava con terrore e ansia la mossa di Kristoff, che aveva il compito di distrarre gli abitanti e far sì che la rossa potesse entrare nella casetta. Ovviamente, all'inizio non approvò l'idea, ma si fidava ciecamente del biondo e delle sue capacità, quindi si lasciò andare al piano.
Al fianco della regina c'era Sven, che aveva il compito di portare tutti in salvo una volta preso Olaf. Anna sentì il chaos pervadere il popolo e chiuse gli occhi; era arrivato il momento. Impugnò la spada con forza e decisione, aprì gli occhi e sbirciò dal retro. L'immagine di Kristoff che lottava senza sosta contro l'accanimento della folla la logorava dall'interno, e proprio per questo decise di proseguire il più veloce possibile e di entrare tempestosamente nella casetta, senza se e senza ma, impulsivamente.
"Olaf?" chiese, abbassando la spada e guardandosi intorno, un sorriso spontaneo comparse sul suo viso e i suoi occhi celesti brillarono alla visione di un basso mucchio di neve che zampettava verso di lei allegramente. "Anna! Oh, che bello vederti! Questo posto stava cominciando a diventare monot-" una mano raggiunse la bocca di Olaf, mettendo il pupazzo di neve a tacere, poi gli prese la mano legnosa e lo portò velocemente fuori dalla casetta, facendolo montare sulla renna. Successivamente, nel giro di pochi secondi, salì anche lei in groppa a Sven e prese in braccio Olaf, ordinando alla renna di andare a tirare fuori Kristoff da quella situazione. Senza farselo ripetere, Sven si precipitò in mezzo alla folla e si fece spazio tra gli esseri impegnati ad attaccare il biondo. Anna tese il braccio verso il Kristoff, che si aggrappò a lei e alla schiena dell'amico, salendo su di esso e scappando dal villaggio.
Il rumore degli zoccoli di Sven erano sempre più frequenti e rumorosi, Olaf si guardava intorno ammaliato, scrutando le piccole abitazioni di legno e la natura circostante, accoccolandosi tra le braccia di Anna, il cui cuore batteva veloce e forte a causa della paura, che stava, però, pian piano svanendo come il villaggio che si erano lasciati alle spalle.
Kristoff respirava affannosamente, la sua mano sinistra sullo stomaco, il petto si allargava e restringeva continuamente, così come i suoi polmoni. "Kristoff, tutto okay?" chiese la ragazza, voltandosi verso di lui. Kristoff non rispose, trattene un secondo il respiro e poi cominciò a sostituire la bocca con il naso, respirando con esso e cercando di tranquillizzare il proprio respiro. "Sì, non ti preoccupare."
Sul viso di Kristoff si mostrò un tenue sorriso, che fu presto ricambiato da Anna, che riprese, poi, a guardare dinanzi a sé. "Lo spero davvero." continuò a sorridere, chiudendo gli occhi e sentendo la brezza leggera accarezzarle il volto e asciugarle il sudore. A volte l'influenza della sorella Elsa si faceva sentire, condizionando gli atteggiamenti di Anna. La calma era una cosa che aveva imparato dal quinto spirito, e certamente anche la capacità di essere un buon leader e guidare, tranquillizzare gli altri.
Ovviamente non sempre queste qualità venivano manifestate da Anna esattamente come lo faceva la sorella maggiore, ma a modo suo. Però, a volte, si assomigliavano davvero tanto, nonostante la differenza abissale presente tra i loro caratteri. Era evidente che si fossero influenzate a vicenda. "Andiamo a prendere la slitta e torniamo ad Arendelle" disse infine la ragazza, accarezzando il pelo di Sven.

Sono passati tre giorni da quando Elsa è andata ad Arendelle.. Pensò Honeymaren, colpendo il tronco di un albero con il lungo bastone che utilizzava, come tutti i noltuldri, come arma. Si allenava a maneggiarlo e ad aumentare la forza delle braccia, mentre, pian piano, la corteggia procreava piccole schegge, che cadevano a terra come sabbia.
Sentendo dei passi alla sua sinistra, sbirciò con la punta dell'occhio, vedendo Maya passare di lì. Spalancò gli occhi quando un'idea le occupò la mente, si avvicinò poi alla corvina, toccandole la spalla e cogliendola di sorpresa. "OI OI OI" sussultò spaventata, per poi ricomporsi velocemente e facendo finta di nulla, schiarendosi la gola con qualche -finto- colpo di tosse. "Maren. Che cazzo fai."
Uno sguardo divertito sul volto della ragazza fece corrugare la fronte di Maya, che teneva ora le braccia incrociate al petto. "Scusa, scusa." ridacchiò, pattandole la spalla che aveva toccato poco prima. "Dimmi, tu non hai mai visitato Arendelle, giusto?"
"Ma dai?" la prese in giro, scuotendo la testa.
"E ti piacerebbe farlo?" prese entrambe le braccia della ragazza, che ancora erano incrociate al suo petto, con le mani, e la avvicinò a sé guardandola speranzosa.
"No." Maya si liberò dalla sua presa facendo due passi indietro e continuando a guardarla.
"Dai, è un bel posto. Vuoi dirmi che devo andarci da sola? Non vuoi neanche sapere com'è fatta?" chiese la mulatta, sperando di far suscitare nella corvina un po' di curiosità, riuscendoci. Maya stette in silenzio, uno sguardo sconfitto sul suo volto. "E va bene, andiamo ad Arendelle."

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