𝟮𝟬: 𝗠𝗔𝗡𝗖𝗔𝗡𝗭𝗔.

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A metà del giorno era usuale per i northuldri, nell'inevitabile impossibile, guardare il sole per elogiarlo e pregarlo, facendo onore al loro nome, il Popolo del Sole. Non era obbligatorio farlo, purché strettamente necessario che l'azione fosse svolta in totale libertà e senza secondi fini, solo per apprezzare la stella che bruciava in mezzo all'azzurro. Quel momento di mezza giornata era sempre vissuto pacificamente, nessuno parlava, anche chi non pregava rimaneva in silenzio, chi a pranzare, chi a lavorare, chi a leggere, chi ad allenarsi. Era. Con l'arrivo di Maya, però, quel pezzo di giorno diventò sempre più rumoroso, al pari con le altre ore del dì. Lei trovava sempre un modo per disturbare gli abitanti del villaggio, rubando scherzosamente dei loro oggetti, o calpestando 'per sbaglio' i loro piedi, tirando i capelli dei più piccoli che reagivano con entusiasmo, ridendo a squarciagola e acciuffando le ciocche della corvina. Tutti trovavano le azioni di Maya dei veri e propri atti di vandalismo nei loro confronti, e l'accusavano di disturbare la quiete. Da quando la ragazza era partita, però, i northuldri avevano cominciato ad avvertire un'impenitente mancanza, giurando di sentirsi come se il villaggio fosse troppo silenzioso. 

A metà del giorno, anche Elsa si ritrovò a soffrire a causa del terribile silenzio che viaggiava nell'aria. Vagò per gli alberi muti, con la loro corteccia bianca e nera, il loro tronco magro, e trovò Bruni su uno dei rami spogli guardare piccoli fiocchi di neve cadere dal cielo. "Bruni" sorrise all'altro spirito, appoggiando il lato della sua mano destra a lato della corteccia su cui sedeva l'animaletto, porgendo il palmo verso l'altro. Bruni camminò pian piano sulla mano di Elsa, sorridendole e tirando fuori la lingua, facendo quello sguardo buffo e allo stesso tempo adorabile. "Visto? Finalmente è arrivata la neve." Lo spirito del fuoco si leccò l'occhio, spostando lo sguardo sul terreno che stava, pian piano, diventando sempre più bianco. "No, non sono stata io." Ridacchiò, portando una ciocca biondo platino dei suoi lunghi e soffici capelli dietro l'orecchio e appoggiando la schiena al tronco di un albero, che cominciò immediatamente a grattarle la schiena. Prese un respiro profondo, apprezzando il freddo attorno a sé, che purtroppo non aveva mai potuto soffrire, anche se avrebbe sempre voluto sapere cosa si provasse ad avere il bisogno di sentirsi al caldo. Guardò Bruni, con lo sguardo impegnato sul cielo che faceva pian piano comparire piccoli pezzi di cotone ghiacciato, e pensò a cosa potrebbe passare per la mente di quell'animaletto, se anche lui sentiva quel fastidioso silenzio. Guardandolo ancora per un po' cominciò a proiettare un'immagine dinanzi a sé, un'immagine in cui a tenere in mano la piccola macchietta blu era Maya, come era solita fare.

Distolse lo sguardo, cercando di eliminare quella visione dalla sua testa. "Ti manca, Bruni?". Per la prima volta, il piccolo sembrava capire le sue parole, mentre i suoi occhi tristi scrutavano il profilo della ragazza che gli stava permettendo di sedersi sulla sua mano. Il suo viso pareva essere in una profonda fase di riflessione. Sprofondò la faccia nel suo palmo man mano che i pensieri scavavano sempre più a fondo per raggiungere il suo cuore, accoccolandosi sulla sua pelle fredda. Bruni poteva notare perfettamente che anche la ragazza stava annegando nel silenzio e allo stesso tempo gioendo per il paesaggio circostante, per gli alberi che, con l'arrivo della neve, diventavano sempre più belli. Dopo un po' la mano di Elsa si stancò di stare a mezz'aria, così intimò alla creatura di spostarsi sulla sua spalla avvicinando la mano ad essa. Si mosse con calma sulla postazione indicata, chiudendo gli occhi e avvicinandosi sempre di più al suo collo, addormentandosi serenamente. Elsa si abbracciò, come se improvvisamente potesse sentire il freddo. Si accarezzò delicatamente le braccia coi pollici, mentre piccoli fiocchi di neve le cadevano sul suo corpo già fresco. "Manca un po' anche a me."


Forse è un fatto inevitabile che la sera faccia un po' più paura del giorno. Per qualche motivo è come se tutte le cose brutte si risvegliassero quando la luce si spegne e il buio prevale. Kristoff stava camminando con attenzione tra gli alberi, spaventandosi, a tratti, per i suo stessi passi. Assottigliando gli occhi come se fosse in mezzo alla nebbia, cercando di vedere nella notte, cercando Sven. La sera fa un po' più paura del giorno, pensò. E proprio in quel momento, un ululato interruppe tutti i suoi pensieri. "Lupi." sussurrò, mordendosi il labbro inferiore e guardandosi intorno terrorizzato. Certo, aveva vissuto nei boschi per praticamente tutta la vita, ma con il suo migliore amico e una slitta. Come sarebbe riuscito a sopravvivere ai lupi a piedi e senza armi? Kristoff scosse la testa, scacciando via la paura, non riuscendoci in perfetta totalità, e cercando quindi di deglutirla. Prese un ramo tozzo e cominciò a strofinarlo contro una delle tante rocce che lo circondavano, cercando di scatenare una fiamma sulla legna. Il biondo si girò verso il buio e aumentò la velocità sentendo il branco di canini avvicinarsi, cominciando a borbottare e a sudare freddo. "Coraggio.." urlò sussurrando, chiudendo gli occhi e percependo una piccola scintilla di calore, che cominciò a scatenarsi sul legno. Kristoff aprì gli occhi, sorridendo nel vedere il bastone venir consumato dalla fiamma e riposando lo sguardo verso il rumore che lo stava terrorizzando.

Gli animali si mostrarono agli occhi dell'uomo, affamati come si potevano udire, pronti a saltargli addosso. Ma quel colore rosso, quella luce accecante, il fuoco li spaventava. Li faceva retrocedere con la coda tra le gambe, con uno sguardo che cercava ancora di trovare coraggio. Il biondo sorrise annuendo, guardando il fuoco che piano piano stava raggiungendo la sua mano e sussultando, decidendo di sbrigarsi. Prese, ahimè, il cibo che teneva nella sacca per il viaggio e lo lancio ai lupi, che subito si scaraventarono su di esso, mentre il biondo scappò, spostando la fiamma da un bastone all'altro. Finalmente aveva una meta: i troll. La famiglia che lo aveva cresciuto. Forse loro avrebbero potuto aiutarlo.

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