Rientri.

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Mancavano pochi giorni al rientro ad Hogwarts, ma c'era chi non saltava di gioia alla notizia. Era stata un'estate "spiacevole" per Draco Malfoy: la sua casa, il lussuoso e imponente Malfoy manor, era ormai diventato il quartier generale del Signore Oscuro.

Un continuo via vai di mangiamorte e prigionieri. Draco non contava ormai più quanti ne aveva visti morire sotto i propri occhi. Troppi per tenerne il conto.

Il suo polso continuava a bruciare come se  fosse in fiamme. Era passato un mese da quando aveva preso il marchio, ma il dolore non si era fermato un attimo. Non era felice della sua decisione, e non lo avrebbe mai fatto se avesse potuto scegliere.

Ma  lui, Draco Malfoy, era il ragazzo a cui la possibilità di scelta non era mai stata concessa.
Perciò si era ritrovato a servire il Signore Oscuro per rimediare agli errori di suo padre, per potreggere sua madre, per salvare la sua famiglia.

E pensare che fino a poco tempo fa aveva sempre creduto di essere un ragazzo privilegiato: ricco, purosangue, in una delle famiglie più importanti di Inghilterra. Era stato cresciuto con la convinzione che nel suo futuro si proiettasse solo ricchezza, lusso, notorietà.
Avrebbe preso il posto di suo padre, sposato una donna  purosangue, prodotto un'erede e mandato avanti il nome della famiglia Malfoy all'insegna della grandezza che l'aveva sempre contraddistinta.

Aveva sempre creduto che tutto gli fosse dovuto semplicemente per il nome che portava.
E adesso quel nome gli si era ritorto contro, la ricchezza della sua famiglia lo aveva intrappolato in un quartier generale di mangiamorte e il  padre che guardava con orgoglio e ammirazione era oramai  ridotto a poco più di un burattino nelle mani di Voldemort.

"Draco, perché non sembri tanto felice dell' occasione che ti è stata offerta?" la voce del Signore Oscuro arrivò gelida alle sue orecchie. Il cuore martellava nel suo petto, ma nonostante ciò le sue mani erano ferme, immobili. La sue dita saldamente strette intorno all'impugnatura della bacchetta, tanto da far diventare le nocche bianche.

"Lo sono, mio Signore. È un onore per me esser stato scelto per questo compito" disse lui, con una tale sicurezza nella voce da stupire anche se stesso.
Poi il Signore Oscuro si diresse verso il padre del ragazzo.

"Dovresti esser fiero di aver un figlio così determinato, Lucius, non credi?"

"Assolutamente mio Signore, per la mia famiglia è un immenso onore..."

Lord Voldemort lo interruppe bruscamente con un gesto della mano. "Questo lo vedremo. Spero che il ragazzo non si riveli una delusione come suo padre".
Pronunciò quelle parole con enfasi e lentezza, puntando lo sguardo verso Narcissa, i cui occhi lucidi si sforzavano di guardare altrove.

Si avvicinò a lei, allungò una mano sul suo volto, accarezzandole la guancia e gustando l'espressione inerme di Lucius, mentre la presa di Draco si faceva ancor più stretta intorno alla sua bacchetta.
"Ci rivedremo presto, miei cari Malfoy" disse, smaterializzandosi un attimo dopo.

Senza dire una parola e senza guardarsi negli occhi l'uno con l'altro, i tre Malfoy lasciarono il salone.

Draco si diresse a passi pesanti verso la sua camera da letto, dove avrebbe potuto finalmente lasciarsi andare.
Si crogialava nel letto, angosciato, stanco, confuso, arrabbiato e frustrato. Troppe emozioni da portarsi dentro, troppo da trattenere e non far mai trapelare.

Sua madre fece irruzione in camera sua, interrompendo i suoi pensieri:
"Draco, dovresti iniziare a preparare i bagagli, parti fra due giorni".
Chiuse la porta e se ne andò.
-già, come dimenticarlo - pensò.

L'idea di rientrare ad Hogwarts non lo entusiasmava affatto. Avrebbe abbandonato sua madre alla mercè del Signore Oscuro e dei suoi seguaci.

Narcissa era una donna forte e non aveva bisogno della protezione di nessuno, tantomeno della sua, questo lo sapeva. Tuttavia sapeva anche che, per quanto si destreggiasse  tra Lucius, Bellatrix e tutto il resto, lei non apparteneva a quel mondo.

Si era ritrovata lì trascinata prima dalla sua famiglia, i Black, e poi dall'amore per Lucius.
E ora era troppo tardi per tornare indietro.

Draco la capiva. Sebbene i due non ne avessero mai parlato, sapevano di pensarla allo stesso modo.

Sapevano di non appartenere a quel mondo, e sapevano anche di non avere scelta.

E adesso, con lui ad Hogwarts, Narcissa sarebbe stata più sola che mai.

Draco sospirò e si alzò dal letto, dirigendosi verso il suo baule: prese in mano la sua uniforme da serpeverde, osservandola.
Si sentiva diverso dagli altri studenti.

Sentiva che anche quello era un posto a cui non apparteneva.

Sembrava che per tutti gli altri  Hogwarts rappresentasse il posto migliore del modo: vedi Potter e il suo trio, ma non solo.
Quei tre vivevano praticamente in simbiosi, cosa li univa? Amicizia? Amore?
E invece lui? Cosa gli era rimasto di questi anni?
Amicizia? Non sapeva neanche se definirla tale quella che aveva con Blaise e Theo. Però, si disse, Hogwarts gli aveva concesso almeno quello. Amore?
Neanche era certo che esistesse.
Scrollò quel pensiero.
Anche se fosse esistito - pensò- sicuramente non l'avrebbe trovato ad Hogwarts.

Il principe mezzosangue: l'erede [Dramione] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora