Guerra: Giorno Sette

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Hermione, Harry, Ron e Ginny, insieme al resto dell'ordine, si rifugiarono al numero 12 di Grimmauld Place nei giorni successivi alla morte di Silente.

Furono giorni caratterizzati da un continuo fermento e un costante via vai nel quartier generale.
Tuttavia per i più giovani le giornate trascorrevano staticamente.
Non erano ammessi alla maggior parte della riunioni e trascorrevano gran parte del tempo nelle loro stanze a discutere e riflettere su ciò che era successo.

Dal piano di sotto arrivarono delle voci urlanti.
"Mamma, perché a me si e a loro non dici nulla?" urlò Ginny, salendo le scale a passi pesanti. "Non tornerò ad Hogwarts il prossimo anno".

"Finché non avrai compiuto 17 anni farai quello che ti dico io" replicò Molly, con un tono di voce altrettanto alto "e ci andrai e come".

I membri dell'ordine nel giro di pochi giorni progettarono meticolosamente le mosse successive.
Avevano un piano.
Harry sarebbe dovuto stare dai Dursley fino al suo diciassettesimo compleanno. Dopodiché lo avrebbero trasferito alla tana, dove si sarebbe celebrato il matrimonio di Bill e Fleur.

Il resto dell'ordine era convinto che da quel momento in poi sarebbe dovuto restare nascosto a Grimmauld place insieme ad Hermione.
Ron e Ginny invece sarebbero dovuti rientrare ad Hogwarts: su di loro non gravava una minaccia diretta e non erano ricercati per il loro stato di nascita.

Nonostante ciò, i ragazzi del Golden Trio sembavano avere idee diverse.

"Non resterò qui ad aspettare che la guerra sia finita" sussurrò Harry ai suoi due amici. Era notte fonda e nonostante Hermione avesse silenziato la stanza con un incantesimo, nessuno dei tre sembrava voler rompere il silenzio con la propria voce.
"Silente mi ha dato un compito" continuò il ragazzo che è sopravvissuto "ed ho intenzione di svolgerlo. Solo io posso farlo".

"Io verrò con te Harry" ribadì Hermione, sempre mantenendo un basso tono di voce. "Non riuscirai a trovare gli Horcrux da solo, e neanche io voglio nascondermi aspettando che la guerra finisca".

Dopo qualche momento di silenzio, sentendosi tagliato fuori, questa volta fu Ron a parlare.
"Non esiste che io torni ad Hogwarts. Mamma può costringere Ginny, ma non me. Quando partiamo?"

"Il più presto possibile" ribattè Harry.
"Il più tardi possibile" fu la riposta di Hermione.
I due ragazzi si scambiarono una faccia confusa.

"Innanzitutto, Harry, dobbiamo aspettare che tu compia 17 anni. La traccia del ministero è ancora attiva fino ad allora.
In secondo luogo, ci servirà del tempo per prepararci. Devo fare delle ricerche, assicurarmi di avere tutto il necessario e.." pensò ai suoi genitori. Erano un bersaglio, i mangiamorte li avrebbero utilizzati per arrivare a lei ed Harry. Doveva nasconderli.
Tacque, non era pronta a parlare del suo piano ai suoi amici.

"Quindi quando proponi? " chiese esitante Harry.

"Dopo che saremo arrivati alla tana attenderemo il momento migliore per andarcene".

Nonostante il dolore per la morte del preside e lo shock iniziale per l'attacco dei mangiamorte, lo spirito degli abitanti del numero 12 di Grimmauld Place migliorava lentamente giorno dopo giorno.
Solo Hermione era sempre più taciturna.

Lei ed Harry sarebbero ritornati alle loro rispettive case per qualche settimana, in attesa che lui diventasse maggiorenne.
Più il giorno si avvicinava, più lei passava le notti insonne, agitata e nervosa per ciò che avrebbe dovuto fare, rileggendo più e più volte diversi libri sugli incantesimi di memoria che aveva preso dalla biblioteca.

L'orologio segnava le due di notte quando, dopo aver stabilito che prender sonno quella sera sarebbe stato impossibile, si diresse verso la cucina in compagnia dei suoi soliti libri con l'intenzione di leggere fino all'alba davanti ad una tazza di tè.

Varcata la soglia scoprì che la cucina era già occupata.
"Insonnia?" le chiese Harry, mentre riempiva una tazza in più per lei. "È ancora caldo" aggiunse porgendole la bevanda fumante.

Hermione la accettò silenziosamente, nascondendo il titolo dei libro che aveva in mano alla vista del suo amico.

"Non posso credere che tornerò a Privet Drive dopo tutto quello che è successo" disse Harry, sorseggiando dalla tazza fumante.

Le mani di Hermione tremarono leggermente. Qualche goccia di thè bollente schizzò sul suo braccio. "Ci farà bene stare lontano da tutto ciò per qualche giorno".

Harry lascio andare la sua tazza e guardò in volto la sua amica. "Ascolta Hermione, non so cosa sia successo tra te, Ron e Malfoy, e non importa. Non sei costretta a dirmelo. Volevo solo dirti che io ero lì sulla torre di Astronomia. L'ho visto.
Lui non voleva farlo, non ne ha mai avuto l'intenzione. Se non fosse intervenuta Narcissa, credo che lo avrebbe fatto Severus".
Harry continuò. "Silente era malato. E poi lì, nella grotta, credo si fosse indebolito molto per quel finto medaglione. Non credo gli restasse molto tempo".

Hermione deglutì la sua mente cercava di fare chiarezza tra tutte quelle informazioni.

"Non credo che sia totalmente dalla loro parte, Malfoy. Ti ha salvata in corridoio... Greyback stava per colpirti e lui lo ha schiantato".

Questa era una nuova informazione. Hermione alzò la testa dalla sua tazza. Qualcosa si accese dentro di lei. Ma non voleva illudersi, probabilmente Harry si sbagliava.
"Credevo fossi stato tu"

"No, non sono stato abbastanza veloce. È stato Malfoy a proteggerti".

***

"Quante volte devo ripetertelo?" esclamò Draco. "Stavo mirando alla sanguemarcio e tu ti sei messo in mezzo" urlò, con la bacchetta in mano e gli occhi puntati su Greyback. "Stupido idiota".

Il lupo mannaro alzò il braccio, intento a sferrare un pugno al giovane, ma una voce lo fermò.

"Sul serio, Greyback? Hai intenzione di colpire il prediletto del Signore Oscuro? L'uomo che ha ucciso Albus Silente?" Narcissa Malfoy entrò nella stanza. L' eco dei suoi tacchi riecheggiava tra le pareti mentre si avviava in direzione del divano su cui era seduta sua sorella Bellatrix. "Io ci penserei bene".

"Oh Sissy" rispose Bella, sorseggiando un bicchiere di whiskey incendiario "stava appena diventando divertente".

Greyback si allontanò da Draco. Si rivolse alle due donne, sedute una accanto all'altra.
"Stavo per prenderla, se solo lui non si fosse messo in mezzo".

"Invece no" ribattè il giovane. "È più abile di quanto pensi".

Narcissa si alzò. Prese una bottiglia dal tavolo vicino al caminetto. "Chi gradisce un sorso?"

Bellatrix allungò il suo bicchiere ormai quasi vuoto, Narcissa lo riempì. "Non capisco il motivo di tutta questa ossessione per lei" disse, prendendo un grosso sorso dal suo bicchiere nuovamente pieno. "È forse la ragazza di Potter? Questo renderebbe di certo il tutto più interessante"

Le nocche di Draco erano bianche per la stretta presa intorno alla sua bacchetta.
Narcissa gli si avvicinò, gli porse un bicchiere e riempiendolo lo guardò dritto negli occhi.
Lo stava rimproverando.
Stava mostrando troppe emozioni.

"Vedo che allora capisci Bella" grugnì l'uomo. "La prossima volta non mi sfuggirà".

"Allora non dovrai aspettare a lungo" disse Bellatrix, passandosi distrattamente una mano tra i capelli.

Il cuore di Draco balzò nel suo petto.
Voleva che Bellatrix si spiegasse. Voleva sapere di cosa stava parlando.
Passarono pochi secondi per la risposta, ma a lui sembrarono un eternità.

Colse la sorpresa nel volto del giovane.
"Ah, Dracuccio, ho dimenticato di dirtelo?" un ghigno prese forma sul suo volto. "Andremo a far visita ai suoi sporchi genitori babbani. Tu farai gli onori di casa, ordini del Signore Oscuro".

Come promesso ecco un altro capitolo. Se la storia vi sta piacendo, o anche se c'è qualcosa che non vi piace, fatemi sapere cosa ne pensate o se c'è qualcosa che potremi migliorare. Prossimi capitolo mercoledì 14:)







Il principe mezzosangue: l'erede [Dramione] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora