Stanza delle necessità

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Hermione gli aveva dato appuntamento, quella sera, nella stanza delle necessità. Draco aspettava con ansia che le lezioni di quella giornata terminassero per poterla rivedere. Era distratto, continuamente. Pensava solo a lei: moriva dalla voglia di rivederla, di assaggiare le sue labbra.
Ripercorreva mentalmente quello che era successo la sera precedente e non riusciva a fare a meno di sorridere: come poteva una cosa così sbagliata farlo stare così bene?

Ma questo flusso di coscienza non era tutto rose e fiori: ripensava al marchio, a cosa avrebbe dovuto raccontarle, a come fare per non metterla in pericolo. Avrebbe dovuto dirle la verità, o almeno, mentire il meno possibile: era troppo sveglia. Avrebbe capito se l'avesse presa in giro.

Finita l'ultima lezione si avviò verso la stanza delle necessità deciso ad aspettarla lì. Pansy Parkinson gli si affianco. "Draco" lo chiamò. "Stavo pensando che è da parecchio tempo che saltiamo i nostri soliti incontri. Che ne diresti, adesso, in camera tua?"

A Draco venne quasi da ridere. Ripensava a quello che aveva vissuto la sera precedente: non c'era assolutamente paragone, era una un punto di non ritorno. Il sesso con Pansy non era male, era normale, come avrebbe dovuto essere. Ma la sera prima, con Hermione era stata tutta un'altra cosa: era stato esplosivo, travolgente, come una tempesta aveva spazzato via tutto il resto, colpendolo in pieno petto e lasciandogli un solco indelebile. Non sarebbe mai riuscito a stare di nuovo con Pansy, forse non sarebbe mai riuscito a stare con un altra che non fosse lei.
-Sono fottuto pensò.

"No, Pansy. Ho da fare"

"Oh, ok" il volto della ragazza assunse un'espressione contrariata. "Ci vediamo stanotte, allora? Sala comune?"

"No, non ci vediamo proprio" replicò, accelerando il passo e svoltando al primo corridoio sperando che non lo seguisse.

Si diresse al corridoio del settimo piano, sapeva che la stanza si trovava lì, sebbene non avesse ben chiaro ancora come funzionasse.

Camminò avanti e indietro per un po'. Non successe nulla.
Decise di rassegnarsi e aspettare che arrivasse lei.

Intanto si perse a pensare alla sua notte con la grifondoro. Sicuramente le avrebbe detto che si era pentita di ciò che era successo e che non sarebbe dovuto succedere più.

Tuttavia una parte di lui non smetteva di pensare alle sue mani strette intorno a i suoi capelli, ai suoi gemiti dolci e trattenuti, al suo nome uscire da quella bocca che aveva a lungo disprezzato.

E mordendosi il labbro immaginava cosa sarebbe successo se avesse avuto l'opportunità di farlo di nuovo, di averla una volta ancora.
-Non succederà- tentava di ricordarsi.
ma se... -

Sentì un rumore soffocato. Si voltò di scatto, osservando la grande porta apparsa sul muro sul quale era appoggiato.

Si affrettò ad entrare con il cuore in subbuglio.

***

Hermione aveva saltato tutte le lezioni della giornata per stare accanto a Ron. Quello che era successo non era certamente colpa sua, ma uno strano ed incomprensibile senso di colpa comunque non la abbandonava: non era pentita di aver fatto l'amore con Draco Malfoy, ed era proprio quello il problema.

Non si sentiva in colpa perciò che aveva fatto.
Si sentiva colpevole perchè lo voleva rifare. Perchè non le importava del marchio, non le importava che fosse sbagliato, non le importava di nulla. Lo desiderava.

Doveva impegnarsi con tutte le sue forze per scacciare il pensiero delle sue labbra su di lei, dei suoi baci, delle sue mani lungo il suo corpo. Era ormai sera, le lezioni dovevano essere già finite. Pensò all'appuntamento con Malfoy, avrebbe dovuto essere già la, sempre che avesse deciso di presentarsi.
Mentre era intenta a leggere, seduta accanto a Ron sul bordo del letto, Ginny entrò in infermeria con una scatola di cioccolatini e delle riviste di quidditch.

Il principe mezzosangue: l'erede [Dramione] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora