A Mani Vuote

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Malocchio Moody era morto.

Era avvenuto sotto i suoi occhi.
Volava fianco a fianco al Signore Oscuro sopra il cielo di Privet Drive, inseguendo colui che Voldemort credeva fosse il vero Harry Potter.
I suoi occhi scrutavano lo spazio circostante, senza però riuscire a vedere nulla.
Avrebbe voluto trovarla, vederla almeno con la coda degli occhi per assicurarsi che stesse bene, ma era impossibile.
L'ordine aveva teso loro una contro-trappola.
Vi erano ben sette Harry Potter che sfrecciarono nell'aria allo scoccare della mezzanotte del 31 luglio.
Lei era tra quelli? Probabilmente si.
Si sentì ancora più agitato.

Ad interrompere il suo flusso di pensieri fu proprio il lampo di luce verde che lasciò la bacchetta di Voldemort e colpì Alastor Moody.

"Draco" incitò la sua voce serpentosa.
Voleva che lo affiancasse all'inseguimento di un altro Harry Potter. Era stato molto chiaro prima della missione: il suo braccio destro avrebbe dovuto essere Draco Malfoy, niente di meno che l'uomo che aveva ucciso Albus Silente.
Il giovane non faceva altro che chiedersi per quanto ancora questa farsa sarebbe potuta andare avanti e se la continua insistenza di Voldemort per averlo sotto controllo non fosse in realtà un campanello d'allarme.

L'Harry Potter che stavano inseguendo volava insieme ad Hagrid.
Ebbe la certezza che fosse quello vero poiché accanto alla motocicletta di Hagrid volava la bianca civetta di Harry.
Era quasi furioso. Perché portare l'uccello con sé?
E perché l'ordine aveva lasciato che Harry volasse con l'unica persona che non possedeva una bacchetta?

"Uccidi il gigante" ordinò la voce agghiacciante di Voldemort. "Harry Potter è mio".

Era un test, ne era certo. Voldemort dubitava di lui. Voleva verificare le sue reali capacità.
Cosa poteva fare? Non avrebbe ucciso Hagrid. Non sapeva neanche se fosse capace di lanciare la fattura che uccide. Non lo aveva mai fatto.

E se avesse fallito sotto i suoi occhi?
La colpa non sarebbe caduta solo su di sè. Avrebbe smascherato e messo in pericolo Severus, e probabilmente anche sua madre.
Lui li avrebbe uccisi tutti.

Harry iniziò a lanciare incantesimi verso di loro.
Voldemort iniziò a rispondere agli incantesimi del ragazzo.
"Forza, Draco" urlò verso di lui.

Voleva che uccidesse Hagrid.
In quel momento pensò di lanciarsi davanti ad uno degli stupeficium di Harry e perdere i sensi.
La battaglia tra i due andava avanti infuocatissima.

Gli venne un'idea.

Si sforzò come mai prima per tentare di trovare dentro di sé la forza di scagliare l'anatema che uccide. Pensò a tutta la paura che nutriva e cercò di focalizzarla in un unico gesto.
Puntò la sua bacchetta contro il piccolo uccello bianco.
Attese il momento giusto. Doveva far credere a Voldemort che il suo obiettivo fosse Hagrid.

"Avada Kedavra". L'incantesimo andò a segno, pochi centimetri e avrebbe realmente colpito Hagrid. Sperò che fosse abbastanza da far credere all'essere che volava accanto a lui che quella fosse la sua reale intenzione.
Vide il piccolo corpo bianco precipitare.
Lo aveva fatto, aveva ucciso una creatura pura ed innocente la cui unica colpa era stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Vide una luce rossa diretta verso di lui. Un momento dopo il buio.

Quando riaprì gli occhi si trovava stesso sul letto della sua stanza al Manor, accanto al letto il suo amico Theo.
Si mise a sedere bruscamente.

"Calma, calma" Theo si avvicinò, aiutandolo ad alzarsi. "Hai due costole rotte".

Non gli importava. Rivisse nella sua mente quello che era successo.
"Chi hanno preso?"

Il principe mezzosangue: l'erede [Dramione] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora