Capitolo ventitré

164 11 8
                                    

Ryan era rientrato dal lavoro sulle otto, come era solito fare abitualmente. Era abituato anche a bersi due bicchierini di rum non appena varcava la porta della cucina, sorseggiandolo con nonchalance appoggiato alla poltrona di pelle.

Inoltre proprio quella sera, aveva evitato di portarsi una donna con sé. Aveva già notato le attenzioni della nuova stagista nel suo ufficio da un paio di giorni. Una prorompente ragazzetta, con una generosa scollatura desiderosa di scoparlo per arrivare più in alto. Ci aveva visto giusto quella novellina, pensò mentre con la mano si slacciava due bottoni della sua candida camicia.

Molto presto se la sarebbe portata a letto, non una volta ma tutte quante lui ne desiderasse. E ne aveva una voglia matta ma già aveva concluso una relazione puramente sessuale con una ragazza da quattro giorni.

Quella sera però non ne aveva voglia, lasciava il sesso in secondo piano, voleva solo anestetizzare il suo cervello con del buon e caro rum, ubriacarsi fino a perdere la ragione e svegliarsi come se niente fosse,il giorno dopo, con un fottuto sorriso sulle labbra.

La sua mente vagava a Bryana, quella piccola puttanella aveva staccato sicuramente il telefono e non rispondeva alle sue insistenti chiamate. Sì perché ogni ora le lasciava un messaggio in segreteria, a volte il suo tono di voce era dolce e supplichevole, altre era incazzato nero e urlava a un qualcuno che non rispondeva dall'altra parte della cornetta.

Ora si trovava un uno stato di quiete apparente, con mezzo bicchiere di rum tra le mani. Faceva ondeggiare il liquido creando morbidi vortici al suo interno mentre pensava a quella donna. Prima o poi sarebbe dovuta tornare a New York, per prendere le sue stupide cose e ribadirle con uno sguardo quando facesse schifo.

E lui come avrebbe reagito? Sogghignò tra sé e sé, i suoi neuroni erano in trance, non erano in grado di formulare idee e pensieri corretti. L'alcool stava facendo il suo effetto, come lui aveva sperato e un 'altro bicchierino non avrebbe guastato il suo stato già precario.

Bevve il contenuto tutto d'un fiato, facendo una smorfia per il bruciore del liquido che scendeva giù lungo l'esofago poi si rialzò come meglio riuscì. Con andatura barcollante andò in cucina dove aveva lasciato la bottiglia del liquore aperta sul ripiano del tavolo e se ne versò un'altra generosa dose nel bicchiere.

Con lo sguardo riuscì ad notare come le cucina fosse linda e immacolata, merito della sua domestica che aveva assunto dopo la rottura con Bryana. Peccato che era una donna di mezza età, perché se fosse stata una giovane e bella ragazza avrebbe inaugurato il suo primo giorno di lavoro, facendosela sul tavolo.

Sorrise al suo pensiero, era davvero un dongiovanni ubriacone che non sapeva tenerselo nei pantaloni. Si lasciò andare sulla sedia e finì in fretta e furia il suo liquore, la festicciola era giunta al termine.

Ad un tratto il campanello suonò, Ryan aggrottò le sopracciglia guardando l'orologio appeso al muro davanti a lui. Di solito non riceveva mai visite a quell'ora ma andò ugualmente ad aprire la porta con un andatura un po' ciondolante. Chissà l'impressione che poteva fare al suo interlocutore, pensò, mentre intanto il campanello suonava senza fine.

Con suo immenso stupore si trovò di fronte Bryana e il suo sorriso si fece accattivante. Era sempre più bella, radiosa e emanava una strana felicità attorno a sé, lo percepiva anche se era ubriaco come uno straccio. Forse la lontananza da lui la faceva stare bene e provò un moto di gelosia.

<< Ciao Bryana, finalmente.>> disse mentre la prese per un polso e la trascinò dentro casa mentre con un piccolo calcio chiuse la porta d'ingresso.

La donna lo guardò perplessa, massaggiandosi il polso più volte.

<< Buonasera Ryan, ti trovo allegro.>> disse con un velo d'ironia Bryana, << sono venuta a prendere un po' di cose, se non ti dispiace.>>

<< Me ne dispiaccio, eccome. Non ti sei degnata di rispondermi alle mie chiamate. Dove cazzo sei sparita?>> disse avvicinandosi con rabbia al corpo della donna.

Tuttavia seppur si sentiva incazzato con lei, il suo corpo e qualcos'altro sotto la cintola fremeva ancora per lei. L'avrebbe riconquistata prima o poi, lei lo avrebbe perdonato con il tempo e lui l'avrebbe tutta per se.

<< Lo sai benissimo. Ho preso una settimana in più perché di quel posto me ne sono innamorata e non solo...>>

<< Cosa intendi?>>

<< Non è affar tuo.>> disse Bryana guardandosi i piedi, a disagio.

<< Lo è Bryana. Sono il tuo compagno.>>

<< No, non lo sei più. Sei talmente ubriaco fradicio da non ricordare cosa hai fatto. Sei solo un porco! Ora lasciami prendere un po' di cose, il restante me le farò spedire perché non voglio più vederti?>>

Ryan si avvicinò ancora di più a lei, che arretrò verso il muro della stanza tanto da non aver più scampo. La cinse con troppa forza e la baciò duramente, voleva farla soffocare di baci anche se a lei pareva non piacere, anzi non ricambiava quel contatto. Con la lingua provò ad insediarsi tra se le sue labbra, senza successo e la lasciò libera da quel contatto. La donna si ribellò come una tigre, fece per colpirlo con uno schiaffo ma lui riuscì a bloccarla in tempo, anche se i suoi riflessi non erano dei migliori.

<<Fai schifo.>>

<< So che ti piacerà, prima poi. Saprò come riconquistarti Bryana.>> disse Ryan alzando gli occhi al cielo con convinzione.

<< Non credo proprio... Ho conosciuto un altro uomo, Ryan.>>

<<Menti.>>

<< Sai che mentire non è nella mia natura, non sono come te. Ho scoperto che la fuori ci sono persone con sentimenti e che sanno amare, tu non potrai far parte della mia vita mai più.>>

<< Sei una puttanella. Appena hai l'occasione mi pugnali alle spalle...>> disse Ryan, il suo volto pareva andare in fiamme come l'alcool nelle sue vene.

<< Quelle con cui mi hai tradito sono delle puttane.>> disse Bryana sputandogli in faccia.

Ryan non ci vide più, la prese di peso bloccandole i polsi. Aveva in mente cosa farne di lei, mentre si dimenava come un'ossessa e urlava alla ricerca di aiuto.

<< Tanto non sentirà nessuno, stupida.>> disse l'uomo con un ghigno.

Aprì con un potente calcio la porta dello sgabuzzino, dove regnava il nulla e il buio. Era il luogo perfetto dove poterla tenere segregata e sempre alla sua mercé. Avrebbe anche telefonato alla domestica dicendole che al momento aveva terminato il suo lavoro , finché tutto sarebbe tornato alla normalità ovvero Bryana di nuovo tra le sue braccia, come una docile cagnolina.

<< Allora sei innamorata di un altro, eh? Questa sarà la giusta punizione. Mi supplicherai, prima o poi...>> disse l'uomo.

Non le diede nemmeno tempo di farle dire qualcosa, gli occhi della donna erano colmi di terrore e la lasciò ormai singhiozzante in quel buio e angusto spazio... 

Segui il tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora