Capitolo trentuno

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Erano trascorse un paio di settimane dall'ultima volta che aveva visto Bradley. Si sentivano quotidianamente al telefono con la promessa di vedersi il prima possibile. La mancanza si faceva sentire, il suo cuore era stretto in una morsa.

Ora però aveva incominciato le prime sedute dalla psicologa e già lentamente cominciava a sentirsi meglio,i ricordi sbiadivano così come gli incubi.

Si trovava nella sala d'aspetto, tra pochi minuti avrebbe effettuato un nuovo incontro. Guardò l'orologio appeso al muro davanti a sé, tra una decina di minuti sarebbe scaduto il tempo dell'altro paziente.

La sala d'aspetto era decisamente asettica, le sedie erano foderate di un tessuto nero scadente disposte in fila ordinata, accanto a loro vi era un tavolino con una pianta dalle lunghe foglie verdi e cadenti e alcuni giornali disposti in maniera disordinata. Bryana si alzò e lo raggiunse, producendo il ticchettio delle sue scarpe e riempiendo quel silenzio triste, prese la prima rivista di gossip che le capitò tra le mani.

Ritornò dove aveva abbandonato la sua borsetta e si accomodò con la rivista tra le mani, un po' di lettura avrebbe distratta per quei minuti rimanenti, giusto per ammazzare un po' il tempo. Si mise a rovistare tra le pagine, ricche di celebrità paparazzate con amanti, altre mentre vendevano la notizia dell'arrivo di un figlio e pettegolezzi vari finché udì il rumore della porta che si apriva e il paziente che le rivolse un sorriso di circostanza, avviasi lungo il corridoio.

<< Prego, si accomodi pure.>>

Bryana lasciò la rivista da dove l'aveva presa e si avviò nello studio, asettico anch'esso, dove diversi titoli della sua psicologa erano appesi alle pareti. Delle comode poltroncine e un tavolino erano al centro della stanza, una scrivania invece si trovava accanto alla finestra con il blocco degli appunti.

<< Salve.>>

<< Salve, prego può accomodarsi nella solita poltroncina.>>

La psicologa prese la cartelletta e una penna e iniziò a scrivere qualcosa sul blocco di fogli. Era una signora di mezza età, portava i capelli biondi a caschetto ed era una persona un po' goffa ma molto professionale. Portava un'allegra camicia rosa, leggermente aperta sulla scollatura e dei pantaloni a palazzo bianchi che le ricadevano morbidi lungo le gambe.

<< Bene Bryana, come sono andati questi cinque giorni?>>

<< Decisamente meglio, gli incubi stanno diminuendo. L'altra notte ho sognato Ryan che era sopra il mio corpo, aveva in mano un pugnale e mi tagliava i polsi... poi ho sentito Bradley in lontananza e mi sono svegliata di soprassalto. Non ho urlato e non ho pianto.>>

<< Stiamo migliorando e ora parlami del rapporto con Bradley, come vivete questa distanza e cosa sei disposta a fare pur di essere con lui?>>

<< Mi manca moltissimo, la nostra relazione è basata sulle conversazioni telefoniche al momento. E'come ...>> Bryana si fermò a pensare ed anche la psicologa smise di scrivere.

Prese una boccata d'aria e riflettette qualche secondo, intanto il tempo scorreva velocemente. Le sedute duravano veramente molto poco e costavano anche abbastanza.

<< Diciamo che vorrei partire in seduta stante, dirgli che lo amo. Sa non gliel'ho mai detto ...>>

<< E come mai Bryana?>>

<< Perché temo sia presto ma lo sento nel cuore quel sentimento.>>

<< Non è mai questione di presto o tardi. Guarda dentro di te e confronta ciò che hai provato in passato, distogliendo l'amore malato di Ryan, era solo abitudine.>>

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