12-Sorriso Sincero

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Ilaria's pov

Percorro il corridoio, diretta alla porta di casa, pronta a raggiungere Cesare. Passo davanti allo specchio e guardo la mia immagine un ultima prima di uscire. 

Mmh...

Sfilo l'elastico che ho al polso e lo uso per legare i capelli in una coda. Poi esco dalla porta e mi fiondo giù dalle scale.

Arrivata sul marciapiede, trovo Cesare appoggiato al muro dell'edificio ad aspettarmi. Quando mi vede arrivare, mi guarda per qualche secondo, poi sorride.

"Ciao."

"Ciao." 

"Stai benissimo." le sue parole mi colgono di sorpresa. Arrossisco. "Cioè..." lui abbassa lo sguardo imbarazzato. "Vogliamo andare?"

Annuisco, ancora sorridente ed entrambi ci incamminiamo per il marciapiede. Cammino accanto a Cesare, tentando di seguire la strada che percorre lui.

"Dove hai detto che andiamo?" chiedo.

"Non l'ho detto." 

"Dai!"

"Lo saprai quando saremo lì."

Acconsento silenziosamente alle sue condizioni, per il solo motivo che si tratta di una sorpresa. Ma anche perché tentare di trattare con Cesare è una battaglia persa. E' così testardo. 

"Comunque ho vinto io." cambia discorso.

"Vinto?" chiedo, leggermente perplessa.

"La battaglia di cuscini!"

"Oh, non dirlo neanche!" entrambi scoppiamo a ridere. Scemata la risata, gli dico: "Non immaginavo che sarei finita a fare a cuscinate con una persona conosciuta poche ore prima."

"Beh, figo, no?" sorrido. "Nemmeno io faccio a cuscinate con tutti. Dovresti ritenerti fortunata."

"Sicuramente lo sono. Guarda con chi sto passeggiando."

Lo vedo sorridere. "Oh! Così mi lusinghi!" continuo a camminare di fianco a lui. "No. Quello fortunato sono io."

Noto nel suo parlare un tono diverso. Diverso dalle battute dette appositamente per far ridere. Quando alzo gli occhi noto che mi sta osservando e i nostri sguardi si incrociano.
Fisso i suoi occhi per qualche istante, prima che si distolgano dai miei.

Cesare sposta lo sguardo sul marciapiede, verso l'angolo che stiamo per svoltare.

"Ci siamo!" esclama. "Aspetta."

Smettiamo entrambi di camminare. Cesare si mette davanti a me.

"Devi chiudere gli occhi." lo guardo con curiosità e sospetto. "Avanti chiudili!"

Obbedisco. Sui miei occhi cala il buio e sento la sua mano prendere la mia. Guidata dalla presa sicura di Cesare, muovo i passi che la sua mano mi suggerisce.

"Avanti... Gira di qui, bene..."

La situazione mi fa sorridere e attendo impaziente di giungere al luogo del mistero. La tentazione di socchiudere gli occhi è tanta.

"Non sbirciare!"

"Non sto sbirciando!"

Finalmente, la mano di Cesare smette di guidarmi e ci fermiamo.

"Posso aprire gli occhi?" chiedo, impaziente. Sento Cesare spostarsi di fianco a me. Fa una piccola pausa, poi sussurra.

"Puoi."

Non appena lo faccio, vengo travolta da uni spettacolo incredibile. Una piazza immensa è avvolta da infinite lucine gialle che risplendono sui tetti, fra le case. Il cielo del tardo pomeriggio inzia a colorarsi di tinte calde del tramonto. E, infine, proprio di fronte a me, una panchina di legno, con sopra un mazzo di fiori che per me sono i più belli del mondo.

"Orchidee..."

"Le tue preferite..."

Guardo Cesare. Mi guarda con un sorriso sincero. Quel sorriso...





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