19-(In)comprensioni

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Margherita's pov

Tutta l'attenzione è su di me. La cosa mi mette un po' a disagio, ma procedo tranquillamente. Prendo un bel respiro e dico tutto d'un fiato:

"Sappiamo chi è il colpevole." nella stanza si levano espressioni di stupore e sorpresa. "O almeno," riprendo "abbiamo una pista. Siamo riusciti a capire cosa significa il messaggio della cucina Non proprio soli a Bologna."

"Il testo della canzone." puntualizza Nelson.

"Sì." riprendo il cellulare e mostro a tutti la clip del video di Luis in cui ripete la frase. Tutti si avvicinano allo schermo e lo osservano con attenzione. "Luis. L'ha detto nel video che ha caricato poco fa. Le parole, il tono, è tutto così strano, persino per lui. Non può essere una coincidenza."  

Quando finiamo di vedere il video, tutti si guardano dubbiosi. Prendo ancora una volta la parola.   "Cosa vogliamo fare?" 

"Semplice," risponde prontamente Nelson. "Andiamo al raduno."

Osservo le reazioni alla proposta di Nelson. Cesare sembra intrigato, Tonno perplesso, Frank riflessivo. Io e Nic ci guardiamo come per chiederci a vicenda cosa ne pensiamo.

"Dovrebbe essere domani pomeriggio, in Piazza Maggiore, giusto?" dice Dario.

"Sì, è quello che dice nel video." risponde Nelson. "Ci faremo trovare lì. E capiremo cos'è successo nel nostro studio."

"E come pensi di fare?" chiede Tonno. "Di chiedere a Luis se molto educatamente può darci delle  informazioni?"

"Non preoccuparti," replica Cesare. "troveremo il modo di farlo parlare." vedo Ilaria ridacchiare.

"Domani. Piazza Maggiore. Ore 15." dichiara infine Dario. "Tutto chiaro?"

Alice's pov

La luce del primo pomeriggio illumina il marciapiede. Siamo tutti fuori dallo studio, aspettando Nelson e Cesare. Dopo la riunione di ieri, siamo pronti per andare al raduno di Luis. Finalmente abbiamo una pista da seguire.

"Siete forti voi tre." dice Dario. 

Ilaria ride. "Beh, grazie. E' un piacere aiutarvi. E' divertentissimo!"

La conversazione fra gli altri procede, ma smetto di prestarci attenzione. Siamo sul punto di entrare in macchina e andare da Luis, come una specie di spedizione segreta, eppure la mia mente non riesce a concentrarsi. Non so per quale motivo, ma continuo a pensare all'espressione indifferente di Nelson quando mi ha accompagnato a casa ieri mattina. O quando ha evitato il mio sguardo. Si comporta in maniera diversa da quando ci siamo svegliati sul divano, quella mattina, e la cosa non mi stupisce... Non sono capace a mantenere rapporti normali, per qualche motivo rovino sempre tutto...

"Ali? Ali!" 

"Eh?!" mi accorgo che Ilaria mi sta chiamando.

"La tua giacca... non la porti con te?"

"La giacca... Oh!" improvvisamente me ne ricordo. "L'ho lasciata in studio..."

"Beh, ti conviene andare a prenderla."

"Già..." Penso a Nelson e Cesare che sono ancora in studio. "Sì, vado..."

Mi dirigo all'entrata. Okay, devo solo andare, prendere la giacca e uscire. Senza dare nell'occhio. Perfetto.

In studio, Cesare sta sistemando qualcosa nel suo zainetto e Nelson è vicino al divano, col cellulare fra le mani. All'inizio, mi vede solo Cesare.

"Ho dimenticato la giacca." spiego.

"Capito." si mette lo zaino in spalla. "Ti aspetto con gli altri." indica l'uscita, poi raggiunge gli altri fuori dallo studio.

Perfetto. Adesso siamo io e Nelson. Non distoglie lo sguardo dal suo cellulare e non dice una parola. Io mi guardo intorno, cercando la giacca con lo sguardo. Perlustro lo studio con gli occhi e poi l trovo. Sul divano. Proprio vicino a Nelson.

Cammino fino a lui. Non mi degna di uno sguardo, ma forse è meglio così... Prendo la mia giacca e mi volto, per uscire. La voce di Nelson mi fa quasi sussultare.

"Sempre molto silenziosa." mi volto di nuovo verso di lui. Continua a guardare il suo cellulare.

"E tu sempre molto discreto..." rispondo. Nelson non dice nient'altro. Mi convinco ad andarmene. A lasciarlo perdere, a ignorarlo. Ma poi lo guardo... E non so perché, qualcosa mi spinge a indagare, a tentare di capirlo. "Perché mi stai ignorando?"

"Potrei chiederti lo stesso." E' così indisponente, si comporta come un bambino. Mi fa innervosire.

"Oh, lascia perdere." faccio per andarmene, decisa ad uscire.

"E' che non ti capisco." guardo Nelson. Ha posato il cellulare e mi guarda negli occhi. La sua espressione è fredda. "La sera, sembrava andasse tutto bene, ci stavamo divertendo." Gli angoli della sua bocca si alzano leggermente in un sorriso. "Sembravi così felice." Le guance mi arrossiscono e io abbasso lo sguardo. "La mattina dopo, sembrava non vedessi l'ora di andare via da me." il suo sorriso svanisce. "Io non ti capisco." ripete. 

Rimaniamo in silenzio per un po'. Sta aspettando una mia risposta. Vuole che gli dia una spiegazione, ma non posso farlo. Non so come spiegarglielo. "Nemmeno io." ripenso, con gli occhi bassi. "Nemmeno io mi capisco... Non so cosa mi sia successo quella sera, so solo che..." preso un breve respiro. "...stavo bene." Nelson continua osservarmi, nel tentativo di capirmi. "Non pensavo a niente, era come se tutte le mie preoccupazioni fossero scomparse." continuo a parlare, dimenticandomi della presenza di Nelson. "E non mi succede mai. Ho sempre qualcosa per la testa che mi impedisce di fare quello che vorrei. Ma per qualche motivo, però, quando sono insieme a..." Mi interrompo. Vedo Nelson, i suoi occhi attenti. 

Ho detto così tanto su di me, forse troppo. Perché quando sono con lui cadono tutte le mie difese?

Indietreggio. "S-scusa..." Esco, seguita da Nelson che tenta di dirmi qualcosa.

"Ci siamo tutti?" chiede Dario, quando siamo sul marciapiede. "Andiamo!"

Iniziamo a entrare nelle auto, la mia e quella di Dario. Apro lo sportello della mia automobile e incrocio per un attimo lo sguardo di Nelson. Mi guarda negli occhi, prima di prendere posto sul sedile posteriore della macchina di Dario. 

Abitante della Valle ||Space Valley||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora