Non posso dire no

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2.

Quella mattina non avrebbe potuto cominciare peggio. Il compito di Erbologia che pensavo fosse andato bene era stato un vero disastro. A dire il vero era andato bene, ma per qualche strano motivo sia il mio compito che quello di Vanessa avevano una bella D a caratteri rossi proprio in cima alla pergamena.

La fissai con orrore, non avevo mai visto una D accanto al mio nome.

Alzai gli occhi verso la cattedra, dove Neville mi fissava e sembrava che volesse mettersi a piangere. Lo vidi sospirare e alzarsi annunciando alla classe l'argomento del giorno, prima di prendere a spiegare e mostrarci cosa dovevamo fare.

A fine lezione mi avviai da Neville per delle spiegazioni. La faccia di Neville non fece presagire niente di buono mentre mi avvicinavo alla sua cattedra. Prima che potessi dire qualcosa scosse la testa come se fosse in pena per me.

"Ti prego, Rosie, non dire niente."

Lo fissai sbalordita. Mi aveva dato una D e dovevo starmene buona. "Non dire niente? Il mio compito era praticamente perfetto!"

"Lo so."

"E allora perché c'è una fastidiosissima e scarlatta D che brilla in cima al mio foglio?"

Neville sospirò. "Tua madre mi ha fatto promettere che se avessi fatto copiare Vanessa ancora una volta..."

"Mia madre!" urlai. "Mia madre! Neville... voglio dire, professor Longbottom! Lei è il professore qui, non mia madre!"

Neville sembrò intimidito da me. Forse davvero a volte somigliavo troppo a mia madre. "Non temere, Rosie, non avrà alcun credito sul tuo rendimento scolastico."

Mi calmai un attimo, ma solo perché quella brutta lettera in cima al mio compito non avrebbe danneggiato il mio futuro e tutte le ore di studio. Ma avrei comunque ucciso la mamma quando l'avrei rivista. Anzi, le avrei mandato una lettera immediatamente.

Uscii dalla serra con ancora le orecchie che mi fumavano. Vanessa mi aspettava subito fuori dalla classe. "Mi dispiace tanto Rosie."

"Non è colpa tua." Scossi la testa. "Cavolo, una D! Pensavo che non ne avrei mai vista una in tutta la mia vita!"

"Non temere, Weasley, nel tuo caso la D non sta per Deludente" Mi voltai di scatto. Malfoy. Poteva questa giornata andare peggio? "Nel tuo caso sta per Deficiente."

Vanessa fece un passo avanti per raggiungerlo, e probabilmente strozzarlo, ma la fermai in tempo e lo guardai sprezzante.

"Mi sento veramente colpita sentendomi dire una cosa del genere da uno che colleziona T. Se vuoi posso darti qualche ripetizione Malfoy, l'alfabeto non è poi così difficile da imparare, credimi sulla parola."

Malfoy fece un ghigno. "Non cercare di fare la superiore con me, Weasley, lo sai che l'anno scorso mi hai battuto solo per mezzo voto."

Feci per replicare ma sparì nella serra seguito da altri Serpeverde. Quanto lo detestavo. Okay, aveva ragione, era uno studente eccellente e l'avevo battuto solo per pochi punti l'anno prima. Ma avevo comunque vinto io. E mio padre era stato fiero di me. Non perché fossi un genio, ma semplicemente perché avevo battuto il figlio di Draco Malfoy.

Avevo sentito mia madre rimproverare papà su questa faccenda così tante volte che ormai ci avevo fatto l'abitudine. Mamma cercava di insegnarci che non dovevamo avere pregiudizi, di non giudicare le persone prima di averle conosciute, di non dare tutto per scontato. Ma parliamoci chiaro, battere Scorpius Malfoy era divertente!

Io e Vanessa ci incamminammo verso il castello. Per tutto il tragitto continuò a ripetere quanto le dispiacesse per il mio voto, ma a me alla fine non importava granché. Certo, era stato orribile vedere quella gigantesca D sul mio foglio, ma sapevo di aver fatto un compito eccellente e che se avevo quel voto era solo colpa della mia madre ficcanaso.

Don't Tell DadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora