Disastro

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10.

La mattina di Natale ci svegliammo presto e fui piacevolmente colpita di vedere fiocchi di neve scendere giù dal cielo. Dalla stanza accanto sentii i passi veloci di Hugo che percorrevano il corridoio e scendevano le scale. Probabilmente stava dirigendosi a tutta velocità verso l'albero in salotto.

Io mi vestii con calma e lo stesso fece Vanessa. Quando fummo entrambe pronte, scendemmo al piano di sotto. Hugo, come previsto, era sotto l'albero a scartare regali, mentre mamma e papà stavano facendo tranquillamente colazione. Mamma ci fece cenno di avvicinarci e ci mise davanti una tazza di cereali.

"Dobbiamo proprio?" Feci io storcendo il naso. "Non credo di poter fare colazione e mangiare tutto quello che avrà preparato la nonna."

Papà ridacchiò, ma mamma non transigette. "E' importante fare colazione al mattino. La nonna non si offenderà se non mangerai tutto quanto."

Dopo aver finito la colazione (e dopo che Hugo aveva finito di scartare tutti i suoi regali presenti in casa) partimmo per la Tana. E quando dico partimmo, intendo letteralmente dato che papà, ahimé, aveva deciso di guidare la macchina.

Il giardino della Tana era completamente innevato e in lontananza distinsi i profili di Roxanne e Molly che facevano a pallate sul retro. Il caminetto era acceso perché un bel fumo bianco usciva dalla canna della Tana e immaginai il calore del focolare.

La nonna venne ad aprirci e ci stritolò e ci riempì di baci, strepitando su quanto fossimo diventati grandi e quanto ci vedesse poco ultimamente. Notai con la coda dell'occhio papà che alzava gli occhi al cielo, ma non disse nulla per non dispiacerla.

"Vanessa, sei diventata davvero una bella ragazza." Disse nonna abbracciandola forte. "Lo sai che è sempre un piacere averti a casa, vero?"

Vanessa sorrise un po' in imbarazzo. "Grazie, signora Weasley."

"Oh per l'amor del cielo, chiamami Molly."

Papà tossicchiò e richiamò la sua attenzione. "Sì, mamma... possiamo entrare adesso?"

Nonna si spostò finalmente dalla soglia di casa e ci fece entrare. La Tana profumava sempre di torta di mele e biscotti cotti in forno. Inspirai profondamente, imprimendo quel dolce odore nella mia testa prima di seguire gli altri in salotto.

Zia Angelina era seduta sulle gambe di zio Fred e insieme stavano ridendo di qualcosa che non riuscii a sentire. Accanto a loro in piedi c'erano zio Harry, zio Bill e zia Ginny mentre zia Fleur era seduta con zia Audrey e Percy sul divano. Solo al centro della stanza c'era un uomo alto e con i capelli rossi che mi aspettava a braccia aperte.

"Zio Charlie!" Urlammo io e Hugo correndo tra le sue braccia.

Lo zio rise e ci scompigliò i capelli. "Come stanno i miei draghetti?"

"Alla grande!" disse Hugo entusiasta. "Quando ci porterai a vedere dei draghi veri?"

Zio Charlie alzò lo sguardo imbarazzato su mamma, che lo fissava minaccioso. Mamma non era molto d'accordo su questo incontro coi draghi che lo zio ci prometteva da anni. Zio Charlie era sempre stato il nostro zio preferito, anche perché era lo zio più figo che si potesse avere!

"Presto." Disse con un sorriso incoraggiante. "Ciao Vanessa." Disse guardando oltre le mie spalle.

Vanessa arrossì di botto e si morse un labbro. "Salve." Disse con una vocetta piccola piccola. Vanessa aveva sempre avuto un debole per lo zio Charlie.

Hugo si guardò intorno. "Ma dove sono tutti quanti?"

Nonna Molly entrò con un vassoio di pasticcini e lo posò sul tavolinetto del salotto. "Fred e James si sono rinchiusi nella vecchia stanza di Fred e George." Disse scotendo la testa. "Mentre Lily e Lucy sono di sopra in camera di Ginny."

"E Al?" chiesi io.

Nonna corrugò la fronte. "Oh." Disse. "Oh beh, non ne ho idea. Ora che mi ci fai pensare è un bel po' che non lo vedo."

Mi voltai verso zio Harry e zia Ginny in cerca di un suggerimento. Zio Harry scrollò le spalle ma zia Ginny sospirò profondamente e alzò gli occhi verso l'alto.

"Prova nella camera della disperazione." Disse.

Vanessa alzò le sopracciglia. "La camera della disperazione?"

Papà annuì afflitto. "Sì, è la mia vecchia camera. La chiamano così perché è la camera più remota di questa casa dopo la soffitta e a nessuno viene mai in mente di venire a cercarti lassù. Ed è veramente stata una disperazione vivere lassù!"

"Io ci sono sempre stato una meraviglia." Disse zio Harry.

Lasciai i grandi a discutere su quanto fosse davvero da disperazione quella stanza e salii su per le scale, lasciando dietro di me Hugo e Vanessa. Dovetti salire tre rampe di scale prima di arrivare alla vecchia stanza di papà. Bussai leggero e nessuno rispose, così quietamente aprii la porta, dando un'occhiata dentro.

Al se ne stava seduto sul letto a fissare il panorama oltre la finestra. Si voltò verso di me quando mi sentì arrivare e abbassò subito la testa come se si vergognasse.

"Oh, sei tu." Disse.

Io annuii anche se non mi stava più guardando. "Perché ti sei rinchiuso qui?"

Scrollò le spalle e sospirò. "Non avevo voglia di... di incontrare parenti e sembrare felice."

"Non hai voglia di incontrare i parenti," dissi con cautela. "o di incontrare Vanessa?"

Al non disse nulla, rimase immobile a fissare il vetro e la neve che cadeva lenta. Io mi avvicinai e mi sedetti vicino a lui. Non sapevo bene che cosa potevo dire o fare perché stesse meglio, ma sapevo che non potevo vederlo così. Se io fossi stata al suo posto, Al sarebbe stato il primo a porgermi la spalla sulla quale piangere.

"Non puoi evitarla per sempre, lo sai?" dissi ragionevole. "Mi dispiace davvero che lei non capisca quanto tu sia meraviglioso, Al, e credimi lo sei! E non te lo dico solo perché sono tua cugina, anche Sol e Gaby lo pensano."

Al sorrise appena. "Beh, non si può piacere a tutti." Disse.

Io mi sentii tremendamente in pena per lui. "Te lo dirò sinceramente, Al. Gill Ryan non mi piace affatto e sarei pure contenta se Vanessa decidesse di lasciarlo. Ma lei adesso vede solo lui e nessuno può farci niente."

Al mugugnò. "Mi sto comportando come un idiota." Disse lamentandosi. "E mi ero ripromesso di non comportarmi come un idiota. Mi ero ripromesso di prendere la cosa in maniera razionale e rimanere a sangue freddo davanti a tutto."

"Ehm, Al... te l'hanno detto che i sentimenti non sono esattamente razionali?"

"Una volta, forse." Fece Al sorridendo appena. "Ma non ci ho creduto, fino ad adesso."

Io cercai di sorridere e gli posai una mano sulla spalla. "Ehi, non vorrai davvero rovinarti il Natale? La nonna non te lo perdonerebbe mai se non scendessi a mangiare il suo polpettone speciale."

Al sorrise appena e si voltò per guardarmi negli occhi. "Suppongo che verrebbe a cercarmi e me ne porterebbe un piatto persino se stessi nascosto nello sgabuzzino delle scope, non è vero?" Io annuii e lui sospirò. "In fondo è Natale, posso sempre provare ad esprimere un desiderio a Babbo Natale."

Io risi. "Non sei un po' troppo grande per credere a queste cose?"

Al mi guardò con un sorrisetto. "Non sei tu quella che ogni Natale chiede che Malfoy venga debellato dalla faccia della terra?"

Io arrossii e lo trascinai per una manica. "Andiamo, ci stanno aspettando di sotto."


**


Il pranzo di Natale durò all'incirca due ore, che era comunque molto poco per essere un pranzo alla Tana. Gli unici a mancare erano stati Teddy e Victoire, che da quanto avevo capito erano da qualche parte in Francia per una gita romantica. Lily ne parve immensamente dispiaciuta e non c'era da stupirsi dato che Teddy era stato il suo primo amore.

Al continuò ad essere di pessimo umore tutto il giorno, ma cercò di integrarsi col resto della famiglia. Zio Charlie ci mostrò due nuove bruciature e ci raccontò come aveva fatto a procurarsele. Tutti noi nipoti stemmo in silenzio mentre lo zio raccontava storie incredibili vissute con i draghi. Solo allora mi venne in mente una cosa e mi voltai di scatto verso i miei genitori.

"E' vero che avete cercato di rapinare la Gringott e ne siete fuggiti con un drago?"

Nella casa calò il silenzio ed io mi morsi un labbro un po' imbarazzata di stare al centro dell'attenzione. Vidi mamma e papà scambiarsi il loro solito sguardo complice e allo stesso tempo preoccupato, ed entrambi mandarono un'occhiata veloce a zio Harry che abbassò la testa senza dire nulla.

"E' vero?" Chiesi di nuovo con un nodo alla gola.

Mamma prese un respiro e chiese con voce austera. "Chi te l'ha detto?"

"Io... l'ho letto su un libro." Feci vaga. In realtà l'avevo letto sul libro che avevo trovato nella Sezione Proibita.

"Un libro?" Chiese papà incredulo.

"Non essere sciocca, Rose." Disse mamma incrociando le braccia al petto. "Non c'è nessun libro che..." Poi si fermò di botto e mi fissò a bocca aperta. "Sei stata nella Sezione Proibita! Chi ti ha dato il permesso di andarci!"

Adesso tutti i membri della famiglia mi stavano fissando ed io mi sentii arrossire. "Beh, io... comunque è vero allora!"

Hugo saltò su scandalizzato. "Avete cercato di rapinare la Gringott?!"

Anche James e Al fissarono lo zio Harry. "Papà!"

Zio Harry prese in mano la situazione, dato che uno alla volta tutti i nipoti stavano facendo commenti. "Adesso basta!" disse zittendo tutti. "E' vero, siamo entrati di nascosto alla Gringott ma non con l'intenzione di rapinarla!"

"Perché non ci hai mai detto niente?" Chiese Lily con voce tremante.

Mi sentivo quasi tradita dai miei stessi genitori. In tutti quegli anni non avevano mai detto niente. A volte mi sembrava che gli estranei ne sapessero più di me sulla mia famiglia. Feci per alzarmi ed andare via ma mio padre mi trattenne per un braccio e mi strinse sul suo petto.

"Lo so cosa stai pensando, Rose, sono stato un ragazzo anche io." Disse lentamente. "E nessuno ha cercato di tradirti, né te né tuo fratello e nessuno dei tuoi cugini. Se io, mamma e lo zio Harry non vi abbiamo mai raccontato cosa successe anni fa, è stato per proteggervi."

"Proteggerci?" Chiese Al ironico. "E da che cosa?"

"Dal male." Disse zio Harry. "Ragazzi, voi non avete neanche idea di che cosa abbiamo dovuto passare."

James si alzò in piedi allargando le braccia. "Naturalmente no, perché non ci raccontate mai niente."

"James!" Fece zia Ginny.

"No," papà mi lasciò andare e si mise dritto con sguardo serio. "Se vogliono che raccontiamo questo episodio, d'accordo. Raccontiamolo."

"Ron, no!"

"Siamo entrati alla Gringott di nascosto, Hermione era nei panni di Bellatrix Lestrange ed io la accompagnavo mentre Harry si teneva nascosto dal Mantello dell'Invisibilità." Al nome di Bellatrix rabbrividii perché sapevo chi era stato a procurare quel taglio sulla gola di mia madre. "Cercavamo di entrare nella cella segreta dei Lestrange, per procurarci un Horcrux che sapevamo fosse nascosto lì. Abbiamo rischiato la vita ma per fortuna siamo riusciti a fuggire sul dorso del Drago che stava a custodia delle celle."

Mi sentii un'idiota. Un enorme idiota. Come avevo potuto pensare che mamma e papà avessero cercato di rapinare la Gringott?

Mi voltai verso mia madre. "Bellatrix Lestrange?" Chiesi con un filo di voce.

Mamma si portò una mano al collo, sulla sua ferita, come faceva sempre quando sentiva quel nome. La vidi abbassare la testa, tremava un po'. "A volte dobbiamo farci coraggio e fare cose che non ci piacciono per cercare di rendere il mondo un posto migliore."

Mi guardai intorno, gli occhi degli zii erano tutti vuoti, come se stessero mentalmente facendo un tuffo nel passato. Lily si era andata a rifugiare accanto a sua madre e James era sbiancato. Persino Fred era ammutolito.

Zio George batté insieme le mani con un flebile sorriso. "Bene, questo ci insegna che qualche volta è meglio non fare domande."

Io mi morsi un labbro. "Mi dispiace." Dissi.

Papà mi circondò le spalle con un braccio. "Rose, non hai fatto niente di male. Ma ci sono cose che sono difficili da raccontare. Lascia tempo al tempo."

Lo zio Harry si riaggiustò gli occhiali sul naso e mi guardò. "Di che libro si tratta, Rose?"

Io arrossì un po' e guardai mia madre che mi fissava con sguardo rigido. Mi morsi un labbro. "C'è solo il tuo nome sopra. Solo il tuo nome, l'autore è anonimo."

"L'autore non è anonimo." Disse mamma stingendosi in un abbraccio. "L'autore sono io."

Hugo la fissò a bocca aperta. "Tu?! E perché avresti scritto che avete cercato di rapinare una banca."

"Non l'ho fatto." Disse mamma. "Forse Rose ha letto solo metà della storia."

Io arrossii ancora e mi strinsi nell'abbraccio di papà. "Mi dispiace, ho rovinato il Natale a tutti quanti." Frignai. "Mi dispiace."

Zio Charlie scosse la testa. "Non hai rovinato il Natale proprio a nessuno, Rose. Anzi, hai raccontato una storia affascinante a tutti i tuoi cugini. E ci hai pure messo un Drago nel mezzo."

"A me è piaciuta." Disse Lucy, che non sembrava aver capito bene com'erano andate le cose.

Papà sorrise. "Bene," disse. "E adesso chi vuole fare a palle di neve?"

Senza farselo ripetere due volte, tutti gli zii e i cugini si scaraventarono fuori dalla porta. Nonna Molly alzò gli occhi al cielo, cercando di rimettere un po' a posto in salotto. Eravamo rimasti solo io, Vanessa, mamma e zio Harry. Io continuai a mordermi furiosamente un labbro.

"Puoi finire di leggerlo, se vuoi." La voce di mia madre arrivò alle mie orecchie e quasi mi fece sobbalzare. "Ma dopo rimettilo dove l'hai trovato."

Alzai la testa verso di lei, non ero sicura di aver capito bene.

Lei annuì. "Sei abbastanza grande adesso." Disse prima di lasciare la stanza anche lei.

Io rimasi ferma in silenzio per un po', riflettendo su quello che era appena successo. Mi voltai verso lo zio Harry, che era ancora in salotto e si passava una mano sulla tempia. All'improvviso arrossii come una sciocca pensando che in fondo a leggere quel libro mi stavo facendo i fatti dello zio.

"Mi dispiace." Dissi di nuovo.

Lui alzò gli occhi su di me, sorpreso, e si sciolse in un sorriso. "Non devi essere dispiaciuta, Rosie. Devi la tua curiosità per i libri a tua madre, dopotutto. E suppongo che non farti scrupoli per entrare nella Sezione Proibita, beh, siano i geni di tuo padre."

Io risi. "Papà non farebbe niente del genere."

Zio Harry alzò un sopracciglio divertito. "Ti consiglio di rileggere attentamente quel libro." Disse prima di uscire insieme a tutti gli altri.

Vanessa si avvicinò a me a bocca aperta e gli occhi fuori dalle orbite. Scosse la testa incredula. "E pensare che avrei potuto perdermi tutto questo. Wow."

Io la fissai perplessa. "Riusciremo mai a passare un Natale normale?"

Lei scosse la testa. "No. Non dai Weasley."

Sagge parole.


**


Quando tornammo a casa quella sera ero sfinita. Dopo il triste incidente, eravamo usciti tutti quanti a fare a pallate di neve. Per un po' io e Vanessa eravamo riuscite a tenere un discreto vantaggio, ma mio padre ad un certo punto ci aveva preso alle spalle e con una valanga ci aveva ricoperte di neve, infradiciandoci da capo a piedi.

"Andate subito a mettervi dei vestiti asciutti." Disse mamma appena rientrammo a casa.

Papà allargò le braccia ridendo. "Oh andiamo, Hermione, che problema c'è?" Agitò la bacchetta verso di noi e in un attimo i nostri vestiti tornarono asciutti. Mamma mandò un'occhiataccia a papà, che disapprovava usare la magia per qualsiasi cosa, perché sosteneva che non avremmo mai imparato a fare niente da soli.

Hugo corse subito in cucina a frugare nella dispensa. "Possiamo andare a trovare lo zio Charlie in estate?"

"Hugo, hai mangiato due chili di polpettone a tavola!" Lo brontolò la mamma. "E dobbiamo vedere, io e tuo padre siamo sempre molto impegnati con il lavoro, non so se riusciremo a liberarci."

"Beh, potreste mandare me e Rosie da soli." Disse Hugo mentre addentava un biscotto.

"Io..." Iniziò la mamma allarmata, ma papà la fermò posandole una mano sulla spalla.

"Va bene, Hugo." Disse papà. "Potrai andare dallo zio Charlie in estate se da adesso fino alla fine della scuola non ti farai mettere in punizione."

Mamma sorrise soddisfatta, mentre Hugo spalancò la bocca lasciando cadere il biscotto. "Ma non è giusto! Questo è un ricatto!"

"Vedilo più come un compromesso." Disse papà sorridendo tra sé.

Hugo sbuffò e se ne andò al piano di sopra, portando con sé l'intera busta dei biscotti. Io lo guardai andare via e poi mi voltai verso i miei genitori che se la ridevano sotto i baffi.

"Non riuscirà mai a non farsi mettere in punizione." Commentai io. "Potevi dirgli subito che non volevi che andassimo dallo zio Charlie."

Mamma scosse la testa. "Non è che non voglio che ci andiate, è che vorrei essere presente quando lo zio deciderà di farvi abbrustolire su uno dei suoi Draghi e quest'estate non posso proprio allontanarmi dal Ministero."

"Come sempre." Dissi io roteando gli occhi. Mi sedetti sul divano e Vanessa mi seguì a ruota.

Papà guardò Vanessa divertito. "Immagini cosa sia per me stare a casa con Rose e con Hermione contemporaneamente?"

Vanessa ridacchiò e scosse la testa. "Rosie non è così male quando è a scuola."

"Oh, buono a sapersi." Fece papà ironico, poi si voltò verso di me. "E' bello sapere che conservi tutte le tue energie negative per noi, Rose."

Io aprii la bocca offesa. "Io non conservo le energie negative per voi!"

"No, infatti," fece Vanessa ridacchiando. "Le conserva per Malfoy."

Papà fece un sorriso enorme, sapevo che era soddisfatto di me. Lui non sopportava Malfoy. Nessuno di loro. Mamma, come me, se ne accorse e lo guardò male. "Ron, smettila subito!"

"Di fare cosa?" disse lui innocentemente. "Non sto facendo un bel niente!"

Mamma continuò a fissarlo torva. "Lo sai cosa stavi facendo." Disse. "E Rose, non devi per forza dare fastidio a Malfoy perché è quello che vorrebbe tuo padre."

"Oh no, do fastidio a Malfoy perché è semplicemente insopportabile" Feci io.

Papà allargò le braccia. "Visto?"

Mamma sospirò e chiuse gli occhi per un secondo. "Io ci rinuncio, Ron, tu e i tuoi stupidi stereotipi. Possibile che dopo più di dieci anni tu non riesca ad andare oltre e pensare che forse la guerra è finita e nessuno cerca di riportare in vita il Signore Oscuro?"

Tutto d'un tratto papà si rabbuiò e mi fece quasi paura. Papà era sempre solare. "Oh beh, scusami tanto, Hermione, se mi preoccupo che i nipoti di quelli che ti hanno quasi ucciso non siano gente a posto. Hai ragione, è proprio stupido essere sospettosi!"

Mamma cominciò a sbraitare. "Per l'amor del cielo, Ron! Scorpius Malfoy ha solo sedici anni!"

"E quanti anni aveva Draco quando ha fatto penetrare i Mangiamorte nel Castello?" Fece papà accusatore.

Io e Vanessa ci facemmo piccole piccole sul divano, con il timore di disturbare la loro lite. Questa volta mamma non trovò niente da ribattere, fissò papà per quasi un'eternità prima di dire con un filo di voce.

"Le cose sono cambiate."

"Voglio sperare." Fece papà duro. "E non puoi prendertela con me solo perché cerco di proteggere la mia famiglia."

Mamma sospirò di nuovo. "Non lo faccio. Ma tu cerchi di metterli contro solo perché ti va. Non ci sarebbe niente di male se fossero amici, sai?"

Stavolta io scattai su. "Io non voglio essere amica di Malfoy!"

"Non è questo il punto." Mi zittì mamma.

Papà si arrese alzando le mani. "Va bene, come vuoi, lo ammetto. Sapere che Rosie lo detesta mi fa molto piacere e lui non mi piace. Nessuno dei Malfoy mi piace e sono pieno di pregiudizi. Ma non riesco a levarmi dalla testa, neanche per un secondo, l'immagine di te che..." La voce di papà gli morì in gola.

Mamma mandò uno sguardo fugace verso di me e si morse un labbro senza guardare verso papà. "Lo so." Disse. "Mi dispiace."

"Possiamo non parlarne più?"

"Ok."

Io e Vanessa ci guardammo a disagio. Mi schiarii la gola e piano ci alzammo dal divano. "Bene, noi andremmo a letto." Sgattaiolammo veloci al piano di sopra e ci fermammo alla cima delle scale, spiando di sotto i miei genitori.

Mamma e papà rimasero qualche minuto in silenzio, guardandosi l'un l'altro. Poi mamma fece qualche passo avanti e si buttò tra le braccia di papà come la migliore scena di un film strappalacrime. Papà le accarezzò i capelli, continuando a ripeterle che gli dispiaceva di aver tirato fuori l'argomento.

Io mi sentii stringere il cuore. Avrei dovuto ricordarmi che Malfoy era una parola taboo in casa mia.

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