Sto male

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12.

Dopo una settimana Vanessa aveva ricominciato ad uscire dal dormitorio e aveva smesso di piangere durante la notte. Io e Al avevamo fatto del nostro meglio per riuscire a tirarla un po' su di morale e lei qualche volta aveva fatto un debole sorriso, ma non avevo capito se fosse sincero o se lo facesse per farci contenti.

Era un lunedì mattina quando ci trovammo a colazione tutti insieme: io, Al, Vanessa, le gemelle e Vincent che in occasione si era unito al nostro tavolo. Ovviamente Paula non si vedeva in giro da una settimana, perché sapeva che doveva starci alla larga o qualcuno l'avrebbe uccisa lentamente. Doveva già essere grata se nessuno di noi l'aveva ancora soffocata nel sonno.

"Se vuoi proprio saperlo, Gill è sempre stato un idiota." Disse Vincent dal fondo del tavolo.

Vanessa sospirò e fece una smorfia. "Beh, credo che adesso ce ne siamo accorti proprio tutti quanti."

Gaby alzò gli occhi al cielo. "E porque piangi por un cretino?"

Vanessa si morse un labbro ed io scossi la testa. "Mi spiace ammetterlo ma Gaby ha ragione. Nessuno ti sta dicendo che non è giusta la reazione che hai avuto, chiunque avrebbe fatto lo stesso al tuo posto. Ma adesso devi reagire, distrarti, andare oltre."

Sol annuì. "Exactamente! El principe azzurro puede ser màs vicino de lo che pensi."

Al si mosse chiaramente a disagio al fianco di Vanessa e per fortuna nessuno altro oltre a me notò quanto fosse arrossito. Vanessa non sembrava accorgersi proprio di niente, forse era ancora troppo affranta per guardarsi intorno e capire cosa succedesse attorno a lei.

"Non lo so..." Disse Vanessa con una vocetta, quasi non avesse voglia di parlare. "Per anni ho pensato che Gill fosse quello giusto e si è rivelato essere solo uno smidollato senza cervello. Non voglio rimanere scottata una seconda volta."

Vincent scosse la testa passando un braccio attorno alle spalle di Gaby. "Non fare di tutta l'erba un fascio. Insomma, io non farei mai una cosa simile."

"Si sòlo lo piensas, te voy a matar." Sussurrò Gaby sottovoce.

Sol rise. "No puedo imaginar Al che se dà un cazzotto a Gill."

Vanessa saltò su improvvisamente attenta e si voltò verso Al. "Oh, è vero! Non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto. Grazie davvero, Al."

Al diventò improvvisamente tutto rosso dalla vergogna e scosse la testa freneticamente schiarendosi la gola. "Ma no, non è stato niente! Chiunque l'avrebbe fatto al mio posto..."

"Beh, io non l'ho fatto." Dissi lanciandogli un'occhiata eloquente. "Sono rimasta ferma senza far nulla. Tu sei l'eroe."

Vanessa annuì d'accordo con me. "Rosie ha ragione, sei stato molto coraggioso."

Vincent si grattò la nuca. "Beh, sì, ma è anche vero che Rose non avrebbe certamente potuto tirare un cazzotto a Gill Ryan. Insomma è una ragazza, non avrebbe avuto la forza di farlo."

Gaby rise di gusto e alzò un sopracciglio. "Nunca has visto le fatture di Rosie."

Vincent fu per un attimo intimorito da me, ma io gli sorrisi caldamente e lui si rilassò. Mandai un'occhiata all'orologio, erano già le nove e mezza. Non avrei avuto lezione fino alle undici, ma volevo passare dalla Biblioteca per mettere a punto le ultime relazioni che avevo scritto. Finii in fretta la mia colazione e salutai tutti, correndo lungo il corridoio della Sala Grande.

Mi sentivo terribilmente in colpa ad aver lasciato Vanessa da sola, ma non potevo fare altrimenti, non sarei mai riuscita a concentrarmi con lei a fianco. Senza contare che la settimana trascorsa ero rimasta indietro proprio per starle accanto, nonostante lei mi avesse implorato di lasciar perdere e che poteva benissimo rimanere da sola. Ma sapevo che non era vero.

Don't Tell DadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora