Benvenute a Seoul, pt.2

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Sono stata capace, io insieme alle mie folli accompagnatrici, di collezionare altre due memorabili figure, nell'arco di qualche ora. La prima, seguente l'abbraccio accidentale a Jimin e quel destabilizzante rossore sul mio viso, è stata quella di Franci. I due Bangtan, presto richiamati dal lavoro, hanno dovuto lasciare l'albergo giusto una mezz'ora dopo il loro arrivo. Accordato l'orario dell'incontro serale con gli altri boys, abbiamo sceso le scale assieme, così da accompagnarli all'uscita. Peccato solo che un gruppetto di adolescenti asiatiche (qui, le uniche dai lineamenti occidentali sono Marti e Franci, ed io per metà) affollasse una zona della reception.

-Vi assaliranno. – ha detto Martina, spalancando gli occhi.

-Non possiamo uscire. – si è subito disperato Jimin, -siamo bloccati. -.

In fretta, li abbiamo riportati al piano superiore e, una volta in camera, abbiamo cercato di camuffarli alla meno peggio. Fra due berretti, uno di lana ed uno sportivo, delle lenti da sole scure ed un paio di mascherine del medesimo colore, siamo riuscite a renderli poco riconoscibili.

Ad attenderli, con due faccioni seri e dai lineamenti molto marcati, fuori la porta, sul marciapiede, c'erano quelle che immagino siano le loro guardie del corpo, accanto ad un'auto dai vetri scuri. Se quelli fossero entrati e li avessero scortati all'uscita, sarebbe stato l'equivalente di lanciarli in pasto alla banda di ragazzine, come un unico pezzo di carne gettato in una gabbia di leoni. Tutto ciò che abbiamo potuto fare è stato tentare di accompagnarli verso la porta a vetri, senza richiamare l'attenzione di nessuno. Detto fatto: scendendo gli ultimi gradini, Franci si è ritrovata muso a terra, dopo essere inciampata sul tappeto. Per fortuna, ci ha pensato Taetae a rimetterla in piedi.

 -Dachyeoss-eo? (Ti sei fatta male?) - si è assicurato, piegandosi sulle ginocchia per risistemare sullo scalino il quadrato di stoffa. Risposta pronta, con tanto d'inchino ed in un coreano più che comprensibile: -Anio...dowajusyeoseo gamsahabnida (No...grazie dell'aiuto) -.

Tae le ha mostrato il suo famoso sorriso rettangolare, o "sangja" (scatola), come mi piace definirlo, e Franci è scoppiata a ridere. Poco dopo, i ragazzi hanno varcato l'uscita e sono saliti in auto, ormai al sicuro dagli sguardi incuriositi e, aggiungerei pure, maliziosi, del gruppetto femminile, il quale li ha scrutati con spudoratezza da capo a piedi fino all'ultimo, per poi iniziare a chiacchierare sommessamente su chi, fra i due, fosse più attraente. È innegabile che l'aria atletica e la corporatura dei bangtan, uno alto ed impostato e l'altro elegante nei movimenti e ricco di charme, abbiano stuzzicato il loro interesse, nonostante i volti coperti. 

Saluti con la manina, prima che si allontanassero e via...di nuovo su. Ad urlare. Quanti pasticci abbiamo combinato? Abbiamo attraversato il corridoio del secondo piano correndo, per raggiungere la porta segnalata dal numero trentotto. Subito ci siamo chiuse dietro. 

 –Hai capito...le tipe. – ha iniziato Marti, ripensando alle ragazze della hall. Io e Franci abbiamo asserito alla sua affermazione. -È andata peggio di come avessi immaginato...- ho affermato sospirando, sedendomi a gambe incrociate, sul lenzuolo azzurrino e fresco del letto e portandomi una mano a sorreggermi il viso. 

 -Ma come? Hai appena rivisto Taehyung... – ha detto Franci, affiancandomi. Io ho accennato ad una risatina, di natura nervosa. In realtà, il sorriso mi è comparso sul volto perché (e mi lascia perplessa anche solo il fatto che io l'abbia potuto pensare) la mia onni non aveva ancora detto nulla riguardo il biondino.

 -Amica, dimentichi Jimin... – ha presto aggiunto ammiccando, mentre recuperava dalla sua valigia, aperta sul pavimento, un sacchetto di patatine al pomodoro. Franci l'ha guardata bieca e lei si è messa a ridere sotto la scrivania in legno della stanza, poggiando la schiena al mini-frigorifero. 

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