My winter bear, pt.2

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🍫*Narrato da Franci.*🍫

Piove da un po' ormai.
Pluc, pluc.
Una goccia dopo l'altra.
Questa è la prima pioggia sotto alla quale passeggio da quando mi trovo in Corea e non potrei essere più sprizzante di gioia. Sì, esatto...sono la tipa che si entusiasma per questo genere di cose. Un passo dietro l'altro, le suole delle mie scarpe continuano a fare rumore. Sorrido ogni volta, come una bambina. Il buon odore che la pioggia suole portare con sé è inconfondibile...mi chiedo, forse stupidamente, se in ogni parte del mondo questo profumo sia lo stesso, se la terra bagnata, anche nelle zone molto calde, emani la stessa fragranza. Sono sicura di non aver mai avuto per le mani un libro di scienze della Terra che portasse la risposta a questa mia curiosità, probabilmente non esiste neppure (intendo il libro, perché una risposta sono sicura che la troverò). Darò un'occhiata su internet, non appena rientro. 

A questo proposito, devo proprio affrettarmi. Non ho con me neppure un ombrello, poiché le nuvole hanno colto il cielo alla sprovvista nel bel mezzo della mia uscita. La cosa non mi dispiace affatto, ma spero che questa gradevole pioggerella non si trasformi in un temporale estivo. So già che, in ogni caso, quando sarò di ritorno e Marti noterà la mia chioma arruffata, insisterà per tenermi sotto la sua amata piastra per almeno mezz'ora. Non ho intenzione di oppormi al suo desiderio, perché in realtà mi piace che si prenda cura di me. E poi farsi sistemare i capelli è la cosa più rilassante che esista.

Gli abiti che porto non sono muniti di cappuccio, perciò non posso far altro che stringermi nel mio giubbotto di jeans, provando a chiudere qualche bottone finale senza successo. Non è perché sono grassa, al contrario sono un grissino. È che questo giacchetto avrà tre anni ed io sono cresciuta parecchio. Faccio il possibile per tenere entrambi i lati uniti, stringendo le braccia al petto. 

Mentre cammino, il mio zainetto sbatte ripetutamente contro la mia schiena e sento ogni volta tintinnare le monetine all'interno del portafogli. Avanzo per un tratto piuttosto deserto con il naso per aria. Non vedo bene, nonostante gli occhiali da vista che ho preferito indossare al posto delle ormai abitudinarie lenti a contatto, proprio perché il vetro è punteggiato da gocce cristalline. Decido sia meglio toglierli e provare a pulirli in qualche modo. Non ho con me il panno apposito, né fazzoletti nella borsa. Tenterò con il lembo della mia maglia. Faccio per sedermi ad una panchina, ma mentre sto per piegarmi mi ricordo improvvisamente che la superficie di legno sia bagnata, quindi mi rimetto in piedi e riprendo a camminare verso la mia meta: il minimarket, che dista pochi isolati dal nostro appartamento. Non ho in programma di fare la spesa, siamo a posto per questa settimana. Desidero comprare qualcosa di buono da portare al piccolo Jaehyun, che proprio questo sabato, ovvero fra tre giorni, avrò l'occasione di rivedere. Shinjae, al nostro incontro di ieri, mentre assaggiava i muffin che ho preparato per lei, se n'è uscita fuori con "mio fratello ne andrebbe matto" ed ha finito per invitarmi a casa sua a trascorrere il pomeriggio in compagnia del piccolo, mentre lei sarà ancora a lavoro. E non è finita qui. Resterò per la loro "cena del sabato sera", a cui prendono parte i suoi nonni, anziché i genitori, che sono a casa raramente. Ho accettato non appena mi ha rivelato che Jaehyun ha chiesto di me negli ultimi giorni, sapendo io stessi incontrando la sorella.

Sono giunta proprio all'entrata del minimarket, finalmente al riparo dalla pioggia. Mi pulisco alla svelta i piedi sul tappeto accanto al gradino e conservo gli occhiali nello zainetto, quando d'un tratto il cellulare prende a vibrare in una delle tasche. Lo afferro e me lo porto sotto al naso, ma non sono in grado di leggere il nome che compare sullo schermo, né tanto meno riesco a riconoscerlo, poiché accanto non appare nessuna faccina e la mia vista, senza il supporto di alcuna lente, è appannata. Devo ricordarmi di impostare la lettura vocale dei contatti, così saprò sempre chi mi cerca. Accetto comunque la chiamata e porto il telefono all'orecchio.

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