Oppa Taehyung

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🌸*Narrato da Minnie*🌸

Accoccolarmi contro il corpo di Taehyung come se fosse questa la sola cosa in grado di farmi sentire bene è un'abitudine. Avvertire le carezze che, di tanto in tanto, mi lascia sul braccio lo è altrettanto.

Ridere assieme delle assurdità che vengono fuori dai suoi racconti è la soluzione migliore per dare una tregua alla mia mente, che in questo momento, da ormai troppe ore, continua a ripetere incessantemente il nome di Jimin, a mostrarmi la sua immagine a petto nudo di ieri ed a riportarmi nella stretta affettuosa del suo abbraccio.

La zona relax della Big Hit è silenziosa. Jimin e Jungkook, sotto la guida di Hoseok, si esercitano in sala prove, Yoongi e Nam sono chiusi da ore nello studio di registrazione, qui ci siamo soltanto noi due; io sdraiata di traverso sul divano blu, col suo braccio a farmi da cuscino e le ginocchia tirate su, mentre Tae lavora con estrema concentrazione sul testo di una canzone, modificando, cancellando e sostituendo parole su parole proprio come il suo leader gli ha consigliato di fare, affinché il suo lavoro possa essere al più presto sottoposto al giudizio dei produttori. Mantiene il capo chino sul tavolino in vetro di fronte a noi, di tanto in tanto si massaggia il mento con aria pensosa o si passa le dita sul naso, come a volerne tracciare il profilo perfetto. Sebbene gli abbia bloccato il braccio destro e stia impiegando la sinistra per scrivere (Taehyung è ambidestro proprio come me, ma se lui ha ormai portato le mani allo stesso livello di abilità, la sottoscritta si limita a saper utilizzare le forbici e pochi altri oggetti con la destra anziché con la sinistra e ad impugnare bacchette e posate con entrambe), non si è lamentato: è contento che io sia qui a tenergli compagnia.

Dal canto mio, finora non ho osato fiatare, limitandomi a giocherellare con l'orlo della mia maglietta rosa. Non intendo disturbarlo, mi basta averlo accanto per stare meglio e far tacere i pensieri. È sempre stato così. Quando il mio umore è tormentato, non c'è nessuno capace di tranquillizzarmi ai livelli di Taehyung.

Ricordo di una volta in cui, all'età di sei anni, tornai a casa da scuola in lacrime. Avevo pianto durante tutto il viaggio di ritorno nell'auto di mio padre, senza spiccicare una sola parola su quello che mi era accaduto nelle ore precedenti. Una discussione in classe, un piccolo diverbio con una compagna, vecchia conoscenza di me e Taehyung risalente agli anni della scuola materna, che non voleva piantarla di portarmi via i colori dallo zainetto. Erano la cosa più bella che avevo (è stato con quelli che ho iniziato a disegnare) e non mi andava giù che me li sottraesse senza chiedermene il permesso, tanto più che li usasse per imbrattare il suo banco. La verità era che mi invidiava quei pennarelli perché, a differenza dei suoi, avevano il visetto di Hello Kitty stampato sul tappo. Nella sua piccola e perfida mente, intendeva soltanto consumarne l'inchiostro, per poi restituirmeli una volta terminati. "Piano" di cui presi coscienza soltanto alla fine e che perciò le riuscì alla perfezione. Capite bene che, se per la me di oggi la cosa è insopportabile, per la piccola Min Ni fu inconcepibile.

Tornata a casa, trovai Taehyung ad aspettarmi nella mia cameretta, leggeva uno dei miei volumi di Detective Conan (essendo soliti scambiarceli, molto spesso mi toccava sfogliare i numeri di "One Piece"); avevo appena smesso di frignare, i dorsi delle mie manine e le maniche del grembiule erano completamente bagnati per via delle lacrime, ma riattaccai a farlo non appena Tae mi fece cenno di raggiungerlo allargando le braccia. Mi calmai nel giro di pochi minuti, mentre lui, dopo avermi rassicurata del fatto che, nel caso in cui la mia mamma non me li avesse ricomprati, avrei potuto prendere tutti i suoi pennarelli, mi raccontava della splendida giornata al giardino botanico che aveva trascorso assieme alla sua classe la settimana prima.

Fu in una delle tante volte durante le quali mi raggomitolavo al suo fianco che scoprimmo il famoso elefantino sul suo braccio. Sapete, i due nei posti in diagonale poco più in giù della spalla destra. Gli pizzicai leggermente la zona centrale di pelle bruna fra i due punti, andando a formare una proboscide. Comparve allora quella tenera figura che manca solo di due larghe orecchie, per richiamare in tutto e per tutto la testa di un elefante.

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