Before you go, pt.1

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I fell by the wayside like everyone else
I hate you, I hate you, I hate you, but I was just kidding myself. 

Sono stato messo da parte, come tutti gli altri. Ti odio, ti odio, ti odio, ma mi stavo solo prendendo in giro.

-Lewis Capaldi❤.


Avverto, nel dormiveglia, che qualcosa, o meglio, qualcuno sta accarezzandomi la schiena, per metà coperta da una maglietta bianca. È un tocco leggero e delicato, che mi provoca un andirivieni di brividi di freddo e qualche scossetta di felicità. Il dito che sta scorrendo piano, collegando immaginariamente fra loro le numerose e costellanti macchioline scure, quasi a ricomporre un'antica mappatura, è gelido, ma la sua presenza è talmente garbata, che resto immobile. 

 -So che sei sveglia. –. All'udire questa voce, anch'essa gentile e soave, come il precedente tocco, perché queste, a mio parere, sono le prime qualità della persona che mi affianca, sorrido.

Mi guardo intorno: ho dormito in una stanza dalle pareti finemente imbiancate, i mobili (un armadio, un'alta cassettiera, una libreria colma di volumi ed una scrivania) e la porta in legno dal colore chiaro. Le coperte del letto a mezza piazza, che ho piacevolmente condiviso, allontanando per una notte l'abitudine di tenerle per me e sprofondarci dentro, sono di un azzurro tenero, profumano di pulito e...di qualcuno.

 -Buongiorno...- sussurro, girandomi sul fianco sinistro, verso l'altra parte del letto. Due occhi volpini e scuri stanno scrutandomi, come se non aspettino altro che abbandonarsi nei miei.

 -Hai perso. – affermo, prima che possa dire qualsiasi cosa. Questa uscita lo disturba, mentre sta realmente smarrendosi nel mio sguardo. Me lo fa notare, mandando gli occhi al cielo.

 -Oh, andiamo...- si lamenta, sollevandosi di poco sul cuscino. Si posiziona meglio, con la testa sorretta dal braccio destro. –Sei seria? – continua ridendo, tornando a guardarmi.

 -Serissima. –, ammetto, tirandomi anche io più su, sul cuscino.

 -Puntigliosa. -

 -Bugiardo! -. Un attimo di silenzio, mentre lui solleva le sopracciglia e trattiene una risata. Ce l'ha fatta, mi ha innervosita. Non devo assolutamente darglielo a vedere, dunque mi ricompongo.

-Sarei voluta uscire di qui pensando "Ha resistito davvero. L'ha detto e l'ha fatto, abbiamo dormito assieme e non mi ha toccata." –.

Un sorrisetto irrisorio compare sul suo volto. Conosco quest'espressione: sta per dirne una delle sue, nel tentativo di mettermi in difficoltà. –Chi ti assicura che io abbia "resistito"? –. Infatti.

So come muovermi, per fortuna. -Chi mi dice il contrario? Tu non l'hai smentito. –

 -E se fossi tu quella che stesse resistendo? -.

Il solito rapporto, nonostante abbiamo condiviso un'intimità superiore, secondo la mia visione e concezione dei rapporti umani, dell'andare a letto insieme. Dormire al fianco di qualcuno, tenerlo stretto a sé (non è questo il nostro caso), sentire il proprio respiro notturno sulla pelle, avvertire il tepore del suo corpo assopito: nulla di più intimo e poetico al contempo. Dato che l'abbiamo entrambi buttata su questa prospettiva, tocco e non tocco, torto e ragione, decido di compiere una mossa azzardatissima, con l'intento di dimostrargli che, fra i due, è lui quello che si sta sbagliando. Mi tiro su e mi sistemo sulle sue gambe cautamente. 

Uno a zero per lui, starà pensando, di sicuro, ma raggiungo l'uno ad uno senza troppi sforzi, perché, d'istinto, porta le mani sui miei fianchi. Mi sorreggo, poggiandomi alle sue spalle e mi avvicino lentamente al suo viso, senza staccare gli occhi dai suoi. 

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