Capitolo 4

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20 luglio 2018, Base segreta Governativa di Ricerca, New Mexico

Sapeva che stava arrivando... gli aveva appositamente preparato un percorso ad ostacoli, altrimenti in caso contrario sarebbe stato decisamente un gioco da ragazzi.

Leo Novokov ride e scende dal fuoristrada a pistola spianata, andando contro alle direttive di Madame B nel disintossicarsi da esse, sedando l'accoglienza calorosa della pioggia di piombo per poi forzare l'entrata della base e rinfoderare le canne ancora fumanti delle armi, sfilando dal fodero un paio di coltelli dalla lama seghettata.

Nell'ultimo paio di mesi aveva seminato cadaveri marchiati in giro per tutta la Nazione: un fattorino portaborse di un hotel, tre agenti governativi di tre agenzie diverse ed un medico. Cinque persone diverse in tre città diverse, seguendo uno schema apparentemente randomico, ma mirato per il suo obbiettivo finale... così mentre i Traditori si spaccavano la testa nel tentativo di cercare un nesso alla sua illusoria follia, il Professore aveva colto i segnali chiudendosi in laboratorio pregando che le guardie assoldate bastassero per impedirgli di buttare giù la porta.

Leonid si diverte a spaccare i setti nasali dei poveri malcapitati che hanno la sfortuna di incappare nel suo cammino, mettendo a tacere le urla con le carezze di una lama ben affilata, lasciando orme intrise di sangue sul pavimento piastrellato dello stabile.

Il primo a cadere nella sua trappola era stato il fattorino dell'hotel a Mosca, ritrovato impiccato sulle travi di legno della propria soffitta, macchiato dell'unico crimine di aver recapitato al Professore i passaporti per scappare dalla Patria all'inizio del '92 dopo l'ultimo ingaggio eseguito a dovere. In rapida successione erano seguiti gli ex agenti del KGB che avevano organizzato l'espatrio fino in Messico, mentre l'ultima vittima sacrificale era stato il medico ignaro a cui era stata rubata l'identità per confermare la copertura edificata da Rodchenko[1] nell'ultima ventina d'anni abbondante... morti inutili convertite in colpi di avvertimento, instillando nel Professore un briciolo della sua stessa paura sperimentata durante la notte in cui tutto era cambiato, annunciando quel terrore gelato e sordo che precedeva di poco un risveglio traumatico in un posto sconosciuto.

Novokov si gode appieno il momento della rivalsa mentre scoperchia il vaso di Pandora, rinfoderando le lame insanguinate scavalcando i corpi senza vita delle guardie, sorridendo sfrontato quando bussa lieve alla porta di metallo, in un rumore che riverbera nel silenzio dello stabile come gli ultimi rintocchi di una campana per un condannato a morte.

Rodchenko avrebbe dovuto saperlo che non si può scappare a lungo dalla Madre Russia, che presto o tardi i mastini soggiogati al suo volere usciranno dall'ombra ed eseguiranno gli ordini tendendo agguati mortali, rassegnandosi ad aprire la porta deglutendo a vuoto, le mani tremanti e l'espressione di chi cammina verso il patibolo cercando una pietà inesistente negli occhi del boia.

-Sa Professore, lei è una persona molto difficile da trovare.

-Aspettavo uno di voi... ma tra tutti, non pensavo fossi tu a bussare alla mia porta per primo. -ammette Rodchenko sistemandosi gli occhiali che gli erano scivolati sulla punta del naso, tradendo nuovamente un tremolio alla mano. -Sei qui per uccidermi immagino.

-No. -l'espressione basita del medico è la smorfia più buffa che Leo abbia mai visto, trattenendo a stento una risata tra i denti, ripiegando in un sorriso candido che cela un'ombra inquietante. -Per quanto voglia fargliela pagare, lei è stato espressamente richiesto dal mio Capo per programmare un grande classico... io mi accontento di essere riuscito a spaventarla a morte.

-Dubito di potermi rifiutare. -mormora il psichiatra deciso a non concedergli nessuna soddisfazione aggiuntiva a quelle dimostrate fino a quel momento, strascicando i piedi seguendolo lungo il corridoio illuminato malamente dai neon. -O di avere una scelta di qualsiasi tipo.

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