Capitolo 16

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5 maggio 2018, Resistenza sicura Barnes-Romanoff, Montmartre, Parigi

Natasha sente il tintinnio delle chiavi cadere sulla soglia d'entrata, seguito da un verso di frustrazione che le annuncia che James è tornato a casa, ha le mani occupate e sembra stia aspettando di valutare se lei si incazzerà di più se prende a calci la porta per bussare o se si sente ispirato al punto da fare l'equilibrista su un piede solo e pigiare il tasto del campanello con la punta della scarpa.

Evidentemente si sente ispirato, perchè quando Natasha gli apre la porta lo becca ad inciampare all'indietro rischiando di ammazzarsi sui gradini, vedendosi rivolgere un sorriso mozzafiato che pretende di ignorare la gaffe commessa.

-Buon compleanno amore.

-La prossima volta ammazzati. -ringrazia prendendogli di mano la borsa con il cibo take-away e la bottiglia di vino, identificando il mazzo di rose rosso scuro che le sta porgendo, vedendo il suo sorriso vacillare quando incontra i suoi occhi che preannunciano tempesta. -Le rose non erano comprese negli accordi.

-Credo tu possa chiudere un occhio ed accettarle lo stesso... sai, qualunque altra donna in qualsiasi altra parte del mondo sarebbe felice di vedersi recapitare un mazzo di rose.

-Non le voglio. Io non sono una donna qualunque e noi due non siamo una coppia qualsiasi. -replica lapidaria, rendendosi conto di essere stata un po' troppo brusca, dipingendosi sul volto un sorriso di scuse per rimediare. -Ti ricordo che la prima volta che mi hai consegnato un mazzo di rose era per sottolineare una vendetta e il nostro primo appuntamento non ufficiale è stata una effrazione con scasso al Palazzo d'inverno.

-Appuntamento non ufficiale? -ironizza rivolgendole un secondo sorriso mozzafiato dallo sguardo luminoso. -Quella notte ti ho baciato per la prima volta, possiamo concordare che finisce tra quelli ufficiali... sono stato anche galante, sono passato a prenderti e ti ho portato a ballare in un posto super esclusivo. È stato molto romantico.

-Ho sempre avuto il dubbio se te lo ricordassi o meno. -ride scostandosi per farlo entrare decretando la sua riuscita all'esame improvvisato, desistendo dal farlo penare ulteriormente tenendolo fuori di casa come uno stoccafisso impalato sui gradini. -Ma non è stato romantico, è stato eccitante... perchè quel "ti sono passato a prendere" si traduce con un "mi hai fatto evadere" e devi convertire il "posto super esclusivo" ammettendo che hai scassinato il portone di un Palazzo dove ci avrebbero giustiziati solo per aver pensato di metterci piede, figurati ballarci.

-La serata più bella della tua vita, no? -ride in risposta sporgendosi pretendendo un bacio, accontentandolo strappandogli le rose di mano nel mentre, tuffandoci il naso inalandone il profumo dolciastro ed inebriante.

Evita di dirgli che in realtà la serata più bella della sua vita si era verificata poco più di un anno prima, quando se l'era trascinato a letto ed avevano fatto l'amore per la prima volta senza l'ombra delle torri del Cremlino a rovinare tutto... quando gli era caduta tra le braccia ansimante e si era resa conto di essere libera, che non ci sarebbero state conseguenze di nessun genere se si fosse messa ad urlare fuori in terrazzo quanto lo amasse.

Non glielo dice perchè sarebbe melenso, lasciando cadere il mazzo di rose nel cestino.

-Cerco un cavatappi, tu togliti le scarpe.

Aveva stappato la bottiglia, mentre dal corridoio d'entrata era giunto il suono inconfondibile delle suole che sbattono contro il parquet e lo scatto leggero della chiusura di un cassetto, ma non si era curata del secondo rumore perché subito dopo James era entrato in cucina afferrando prontamente il calice, imitandola nei gesti quando aveva proclamato un brindisi.

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