25 settembre 2018, Metropolitana, Parigi
Natasha lo odia, detesta Barnes con tutta se stessa, non le importa se l'ha appena raccattata dallo spiazzo polveroso fuori dal Louvre e le ha promesso dei punti di sutura, una volta appurata la presenza di uno sfregio sanguinante che le attraversa la gamba... lo odia, perché una gentilezza disinteressata non è da lui e le sembra quasi un atto di carità, come se fossero ancora nella Stanza Rossa, quando lui non doveva fingere di doverle qualcosa e si divertiva a scaraventarla sul pavimento del ring nove volte su dieci.
Lo detesta... e si odia, per non aver fermato la bambina in tempo, per non aver intuito che nascondeva un'arma nello scarponcino, per essersi bloccata e non aver contrattaccato. Forse, semplicemente, lei si odia troppo già da sola per i motivi più disparati e Barnes rappresenta un'ottima valvola di sfogo, forse dovrebbe ringraziarlo per non averla lasciata morire dissanguata all'ombra polverosa della piramide di vetro, ma scarta velocemente l'idea scrollando la testa imponendosi di non essere sciocca... Bucky non è mai gentile con nessuno, figurarsi con lei, e Natasha preferisce pensare al gesto come un atto di pietà solo per il fatto che quel genere di azione sa come gestirla, mentre una gentilezza disinteressata... non proprio.
-Formicola?
-Cosa? -si riscuote staccando la fronte dal vetro fresco sollevando lo sguardo sull'uomo, che ondeggia appeso alla maniglia agganciata al soffitto della carrozza, sporgendosi nella sua direzione con sguardo vagamente apprensivo.
-La gamba... ha iniziato a formicolare? -ripete con tono che si sforza di essere seccato, indicandole la fasciatura di fortuna costituita da un lembo della sua ex camicia di cotone, ormai ridotta ad uno straccio zuppo di sangue annodato intorno alla sua coscia.
-Intorpidita, ma non formicola ancora. -replica con sufficienza, distogliendo lo sguardo schiacciando nuovamente la fronte contro il finestrino alla ricerca di un po' di sollievo dal suo stato febbricitante, registrando appena il paesaggio che le scorre davanti a tutta velocità. -Tra quanto scendiamo?
-Un paio di fermate.
-Okay.
Erano settimane che Natasha teneva sotto controllo le segnalazioni al Mercato Nero, aveva scoperto che i presunti capi si divertivano a seminare indizi per arrivare alla vittima prima che si trasformasse in un cadavere e la donna era riuscita nell'ardua impresa di decifrare il codice, poi era stato relativamente semplice notare che il sistema online del Musée d'Orsay aveva riscontrato un piccolo problema con il conteggio delle prenotazioni per le visite guidate, come era stato lampante che in mezzo al branco di bambini di terza elementare ci fosse per forza di cose un'intrusa. Natasha si era improvvisata una guida museale, ma aveva dovuto raggiungere la sezione dedicata a Courbet prima che la bambina si decidesse ad attuare la sua mossa, lanciandosi a passo di carica verso il povero malcapitato anonimo che fino a due secondi prima stava ammirando indisturbato il monumentale dipinto Realista[1]... Natasha l'aveva intercettata prima che potesse sferrare il fendente mortale alla vittima scelta, rincorrendola fuori dall'ingresso e lungo il marciapiede che portava al Louvre, perdendola in mezzo alla calca di turisti che assediavano la piramide di vetro, non prima di una breve colluttazione che aveva avuto come risultato quello di ritrovarsi con il sedere a terra ed uno sfregio che le dilaniava la coscia. A distanza di qualche minuto le spalle larghe di Barnes le avevano oscurato il sole, sollevando d'istinto lo sguardo su di lui mentre si abbassava tempestivo alla sua stessa altezza, strappando ed annodando uno scampolo della sua camicia intorno alla ferita prima che lei potesse obiettare con un contrordine qualsiasi.
Natasha si era tristemente resa conto che le sue alternative si riducevano drasticamente a zero, riflettendo sul come fosse escluso convocare una squadra tattica per una semplice ferita, soprattutto quando non aveva ne un cadavere da insabbiare, ne un ostaggio da incolpare... ritrovandosi ad annuire debolmente quando Barnes le aveva allungato la mano in pelle sintetica[2] per rimetterla in piedi spintonandola fino all'accesso del metró, promettendole ago e filo sterili, un tetto sicuro sopra la testa giusto per quel paio d'ore necessarie a riorganizzarsi e qualcosa da mettere sotto i denti per cena.
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Indelible Marks
FanfictionJames vorrebbe solo che Parigi assumesse le sembianze di un punto fermo, un luogo dove gli incubi possono venire dimenticati, lasciando spazio al sole caldo ed ai violini che suonano ad ogni ora del giorno... ma sa che non è possibile, perché i demo...