Capitolo 15

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4 ottobre 2018, Antarctica - Base operativa SHIELD, Antartide

Quando Yelena Belova raggiunge la botola d'entrata dell'Antarctica non si sorprende più di tanto della calda accoglienza di due fucili puntati alla sua testa, sollevando all'istante le mani proclamando una resa.

-Agente 56, vengo dalla Centrale, sono qui per dei controlli di routine. -annuncia temeraria esibendo il distintivo contraffatto, vedendo le canne dei fucili abbassarsi con riluttanza.

-Non aspettavamo visite. -afferma una delle due guardie in risposta, facendole cenno con il capo di avvicinarsi mentre il secondo uomo richiude la botola sopra la sua testa.

-Fury è il solito paranoico, è stata una decisione dell'ultimo minuto. -afferma con tono talmente saldo che i due agenti le credono senza battere ciglio, mentre la prima guardia le fa cenno di seguirla lungo i corridoi. -Sapete, questo posto è davvero difficile da raggiungere.

-C'è un reattore nucleare qui sotto, deve essere difficile da raggiungere. -replica la guardia scortandola a passo sicuro, assecondando le sue chiacchiere di circostanza con tono burbero. -È venuta a controllare quello, no?

-Ovviamente. -ribatte con un cenno studiato del capo, sorprendendosi della facilità in cui era riuscita ad addentrarsi nella base... per essere una missione in solitaria se la stava cavando egregiamente, proseguendo convinta con quella farsa. -Ci sono stati un paio di malfunzionamenti con i server dell'Helicarrier, ai piani alti sospettano ci sia un calo di potenza o un guasto ai quadri elettrici.

-Improbabile, qui sotto lavoriamo giorno e notte perché non ci siano questo genere di inconvenienti dato che basta un solo calo di tensione, anche lieve, e l'intero SHIELD crolla... si perdono i segnali dei satelliti, si tranciano le comunicazioni e la protezione dei dati sensibili si polverizza. -la informa l'uomo con tono apprensivo, svoltando nell'ennesimo corridoio ed arrestandosi davanti alle centraline del reattore, sostando sulla pedana rialzata che si tuffava nella camera di contenimento. -Scusi, sto blaterando... ma riesce ad immaginare il danno che subirebbe l'agenzia se anche solo uno di questi segreti finisse nel Network? Si scatenerà una guerra mondiale come minimo...

-E Nick Fury non ha mai pensato che una guerra mondiale sia la giusta soluzione per insabbiare tutto? Se questa base dovesse cadere sotto il fuoco nemico, intendo... -prosegue Yelena nella sua indagine studiando l'ambiente con sguardo vigile, spillando informazioni facendo tesoro del desiderio dell'uomo di perdersi in discorsi futili.

-Oh si, il Colonnello ha pensato a tutto... c'è un sistema di auto-distruzione regolato da queste due chiavi, tutti i dati si diffonderanno autonomamente in rete rendendo impossibile rintracciare la fonte. -prosegue ignaro di star fornendo informazioni di importanza capitale al nemico, indicandole un pannello nel lato opposto della camera di contenimento dove si intravedevano due fessure in cui inserirle, segnalandole il corridoio di grate malferme che aggirava lo spazio vuoto per raggiungere la seconda pedana rialzata. -Nel caso dovesse sfuggire qualcosa lo SHIELD vuole lasciarsi la possibilità di fingere di non saperne nulla.

-Sarebbe un vero disastro se dovessero cadere nelle mani sbagliate... -sorride affabile mentre l'uomo tira la cordicella agganciata al suo collo mettendo in mostra le chiavi, allungando una mano verso le chiavi in questione intenzionata a strappargliele di dosso.

-Un disastro che vorrei evitare con tutta me stessa, Yelena. -annuncia una voce alle sue spalle, voltandosi fulminea scontrandosi con lo sguardo glaciale di Natasha Romanoff e l'ombra minacciosa del Soldato d'Inverno.

Yelena reagisce d'istinto prima che possano tentare di fermarla, strappando le chiavi dal tecnico spingendolo contro la balaustra di ferro, il quale cade svenuto dopo aver sbattuto la tempia contro la ringhiera di metallo.

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