27 settembre 2018, Resistenza sicura di Natasha Romanoff, Little Ukraine, New York
Il taxi accosta sul ciglio della strada e Natasha solleva il bavero della giacca per evitare che la pioggia filtri dal colletto, correndo per evitare di infradiciarsi nel giro di un paio di secondi, litigando con la serratura che non vuole assolutamente saperne di collaborare ed aprirsi al primo tentativo.
Sono momenti di nervosismo intenso, ma quando finalmente la porta si apre e scivola oltre l'ingresso, si concede l'estasi di assaporare la sensazione di asciutto secco che aleggia tra le pareti del proprio appartamento... venendo distratta dal lieve grattare alla porta, subito seguito da un miagolio infreddolito, abbassando lo sguardo su Liho che la prega di entrare a scaldarsi con due enormi fanali gialli supplicanti.
-Solo perché piove. -concede dopo un sospiro spazientito, pentendosi immediatamente di aver finito per cedere alle volontà di un gatto randagio, rivalutando all'istante il pensiero appena formulato quando il felino comincia a strusciarsi contro le sue gambe facendole le fusa in un tacito ringraziamento. -Lecchino.
Si libera della giacca di pelle e delle scarpe dalle suole bagnate, avventurandosi lungo il corridoio verso la cucina seguita da Liho come un'ombra.
-Hai fame? Perché io ho fame. -annuncia incurante che sia notte fonda o che il suo interlocutore sia un gatto nero opportunista, fingendo di sentire un miagolio di assenso in risposta. Apre la dispensa prelevando gli ingredienti per un toast, per poi svuotare una scatoletta di tonno su un piatto e depositarlo sul pavimento, dopo aver acceso il tostapane per cucinarsi il suo misero spuntino.
-Vado a farmi una doccia, Liho. -annuncia al gatto come se a lui importasse sul serio, già concentrato nello spazzolare la propria cena, distogliendo lo sguardo dal piatto quando comprende di essere stato preso in causa. -Evita di distruggermi l'appartamento prendendo ad unghiate qualunque cosa e forse posso valutare l'idea di non cacciarti di casa.
Liho in tutta risposta torna a concentrarsi sul proprio tonno, mentre Natasha si dà della cretina da sola... è un gatto, doveva essere impazzita del tutto se sperava di ricevere una qualsiasi risposta, ignorando forzatamente la consapevolezza di aver percepito un eco nebuloso e lontano nella propria mente in risposta alle sue affermazioni.
Scuote la testa e silenzia il cervello, mentre l'acqua bollente lava via la polvere, la stanchezza ed i brutti pensieri, sollevando il viso verso il soffione della doccia inalando vapore, finendo con la fronte contro le piastrelle congelate cercando di riprendere fiato... non si era nemmeno resa conto di aver smesso di respirare regolarmente, ignorando il fatto che nelle ultime settimane nulla di ciò che faceva era regolare, come se continuasse a rimbalzare tra le pareti di gommapiuma di una stanza claustrofobica senza riuscire a raggiungere l'uscita, sospinta da una forza molto più forte di lei che la lasciava alla deriva di un costante mal di testa spacca-meningi.
Le iridi verde foresta venate di rosso che le restituiscono lo sguardo allo specchio la spaventano, con le occhiaie che traspaiono dal fondotinta colato e le lacrime di mascara che le rigano le guance... fortunatamente è l'unica a cui permette di vedersi così, ma ciò non le impedisce di allungare il palmo contro lo specchio cercando di cancellarne il riflesso.
Starà meglio, prima o poi.
Sostituisce la fasciatura zuppa alla gamba, appurando con sufficienza che tutto sommato Barnes aveva fatto davvero un buon lavoro con la medicazione, infilandosi l'intimo ed una maglietta sformata passabile come pigiama, trascinandosi sul materasso e rannicchiandosi al suo centro.
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Indelible Marks
FanfictionJames vorrebbe solo che Parigi assumesse le sembianze di un punto fermo, un luogo dove gli incubi possono venire dimenticati, lasciando spazio al sole caldo ed ai violini che suonano ad ogni ora del giorno... ma sa che non è possibile, perché i demo...