27 settembre 2018, Complesso degli Avengers, Upstate New York
L'aveva svegliato la luce in corridoio che faceva capolino dalla porta socchiusa, in una lama luminosa che fendeva il buio della camera da letto, mentre James si porta la mano sana al volto per strofinarsi gli occhi in un tentativo fallimentare di scacciare via la sonnolenza, finendo per girarsi dall'altra parte del materasso dando la schiena alla porta, affinando l'udito limitandosi ad ascoltarla.
Percepisce il rumore sordo delle palme dei piedi che viaggiano sul parquet in punta per fare meno rumore possibile, avvertendo la chiusura metallica del mobiletto in bagno che viene aperto, seguito dallo strappo delle bende e dello scotch per fasciature... e James sopprime l'impulso di alzarsi dal letto ed andare a controllare che la compagna non si sia ridotta ad uno scolapasta –non di nuovo, spera–, sedando l'istinto concedendole il beneficio del dubbio, concentrandosi sul gocciolio del rubinetto appena chiuso, sul tintinnio dello spazzolino contro la ceramica del lavandino, sul lievissimo stropiccio della stoffa mentre la sente infilarsi il pigiama e raggiungerlo a letto... tiene gli occhi chiusi fingendo di dormire percependo la sua ombra aggirare il materasso e scostare le lenzuola alle sue spalle, sibilando infastidito quando un paio di secondi dopo i piedi gelidi di Natasha vanno a scaldarsi in mezzo alle sue gambe, circondandogli il busto con un braccio schiacciando la guancia contro la sua schiena dopo avergli depositato un bacio in mezzo alle scapole.
-Lo so che sei sveglio... a titolo di cronaca, la prossima volta fingi di russare almeno un po'. -lo informa in un sussurro, scostandosi appena per permettergli di girarsi verso di lei, mentre James cerca istintivamente le bende che le fasciano il corpo appena socchiude gli occhi. -Sto bene, torno come nuova tra un paio di giorni.
-Mh-m. -concede volutamente sordo alla constatazione, cercando lo stesso le garze con le dita mentre Natasha lo lascia fare sbuffando spazientita celando un sorriso che fa capolino dalle labbra, annuendo soddisfatto dopo aver appurato che i graffi erano effettivamente contenuti e la donna non stava minimizzando come al solito per rimandare la sua preoccupazione al mattino dopo. -Se volevi evitarti il check-up non dovevi accendere la luce in corridoio e svegliarmi, fino ad un quarto d'ora fa io dormivo.
-Ecco, bravo, torna a dormire su. -replica con tono fintamente scontroso, rannicchiandosi verso la sua porzione di materasso dandogli le spalle. -Certo che tu non ti fidi proprio mai, eh.
-Scusa se tendi sempre a minimizzare... -brontola allungando un braccio trascinandosela contro, facendo collidere la schiena della donna contro il proprio petto. -Ma questo discorso lo affrontiamo un'altra volta, non sono abbastanza sveglio per litigare come si deve.
-Ti odio. -annuncia Natasha con finto risentimento sbadigliando nel mentre, ritornando a dargli fastidio con i piedi congelati per ripicca reputandolo un equo regolamento di conti, intrecciando le dita alle proprie abbandonate sopra il suo stomaco.
-Bugiarda. -la smaschera senza troppa difficoltà, premendo le labbra contro i suoi capelli regalandole un bacio della buonanotte.
-Di professione... 'Notte.
-'Notte.
James allunga una mano alla propria sinistra tentando di afferrare nuovamente Natasha convinto che gli sia scivolata via dalle braccia nel sonno, percependo il tocco ispido delle setole del tappeto invece della morbida carezza delle lenzuola di cotone, aprendo gli occhi sul salotto del Complesso appurando di essersi addormentato steso sul pavimento. La colonna vertebrale scricchiola dolorosamente quando tenta di alzarsi seduto, contraendo i fasci di nervi infiammati quando inizia a stiracchiarsi, sibilando dolorante quando la scapola sinistra gli invia una fitta che getta in allarme tutte le sue terminazioni nervose... sbuffa rimuovendo la protesi alleviando il peso che grava sulla spalla dolorante, imprecando di prima mattina contro la propria schiena bloccata, ammettendo a se stesso solo in un secondo momento che la contrattura era quantomeno prevedibile, dato che erano ormai settimane che si ostinava a dormire ovunque –pavimenti, tavoli, sedie o divani sfondati– tranne che sul proprio letto.
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Indelible Marks
FanfictionJames vorrebbe solo che Parigi assumesse le sembianze di un punto fermo, un luogo dove gli incubi possono venire dimenticati, lasciando spazio al sole caldo ed ai violini che suonano ad ogni ora del giorno... ma sa che non è possibile, perché i demo...