il libro (TakuRan)

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Seduto come sempre sulla solita collina con un libro in mano. Leggeva quel libro che tanto adorava, anche se lo conosceva ormai per filo e per segno. Si ricordava ogni citazione, ogni metafora, ogni personaggio. Lo aveva letto e riletto come se non ci fosse un domani. Era un privilegio poter leggere, un privilegio della nobiltà. Era di certo uno dei ragazzi più fortunati, nato in una delle case più ricche. Non poteva chiedere di meglio, se non vivere in un'altra epoca. Vivere in un'epoca dove amare non era vietato, in un'epoca dove tutti avevano la possibilità di studiare e saper leggere. Una società equa. Chiuse il libro e guardò davanti a se. Sperava di vedere la luce e la speranza in qualche modo. Sapeva bene che non sarebbe andata avanti.

- Tutto bene Riccardo?, chiese il giovane ragazzo disteso accanto a lui.

Riccardo annuì leggermente. Aveva il libro fra le mani e fece un respiro profondo.

- Gabriele..., sussurrò lui ma fu interrotto dalle labbra di quest'ultimo.

- Si?, chiese Gabriele una volta staccato dal bacio.

- Devi scappare via. Ci hanno visti. Hanno visto mentre io ti baciavo. Ti ho difeso dicendo che tu mi avevi respinto e mi avevi dato un pugno, ma non c'è stato niente da fare. Ascolta, loro verranno presto a prendermi e sicuramente cercheranno anche te.

- Ma di chi stai parlando? Cosa...cosa diamine stai blaterando?

- Il giovane Palombi ha visto quando io ti ho baciato ed è venuto a parlarmi. Mi ha proposto un'accordo. Dovevo pagare per farlo stare zitto, ma sappiamo entrambi che lui chiederà sempre di più.

- Ma..ma siamo stati sempre attenti. Riccardo, dove vuoi arrivare?

- Ho rifiutato il suo accordo. Andrà a parlare con gli altri oggi stesso. Mi impiccheranno domani all'alba. Voglio che tu prenda il mio libro e scappi via.

- Mai! Io, io non ti lascio solo.

- Ascoltami bene, ti sto avvertendo. Non voglio che ti trovino.

- Ma sei completamente impazzito! Scappa con me!

- Non posso, le mie mani sono legate. Se lascio questa città, la faranno pagare agli abitanti. Era la sua garanzia per non farmi scappare. La mia vita per quella di bambini e donne. Quelli non scherzano.

- Preferisco morire con te, invece che scappare e diver vivere ogni giorno con il rimorso di averti lasciato indietro. Da solo, pianse Gabriele.

Riccardo lo abbracciò stringendolo forte tra le sue braccia. Il loro amore era sbocciato piano piano. Gabriele era un'apprendista di un pittore. Si erano conosciuti proprio su quella collina. Con il tempo Riccardo gli aveva imparato a leggere. Il loro amore nacque così. Passando i pomeriggi insieme a leggere e a ridere. Le risate si fecero sempre di più proprio come i baci. Erano sempre stati molto cauti o almeno era quello che credevano.

- Io voglio che tu viva. Voglio che realizzi il tuo sogno di diventare un pittore. Vai a Firenze, dove nessuno ti conosce. Fatti una nuova vita, io rimarrò nel tuo cuore e veglierò su di te da la su, disse Riccardo indicando il cielo.

- Abbiamo commesso un peccato amandoci. Il peccato più bello che io potessi mai commettere, continuò il bruno.

- Riccardo, ti prego..., sussurrò il giovane pittore con voce strozzata dalla tristezza, dalle lacrime.

- Ti amo Gabriele, non dimenticarlo mai..., disse Riccardo prima di baciarlo.

Gabriele assaporò le sue labbra il più che poteva. Sapeva bene che questo era l'ultimo bacio che potesse ricevere dal suo unico e vero amore.

- Prendi le tue cose e vai. Porta il libro con te, così avrai un pezzo di me, di noi.

- Questo libro sarà il mio bene più prezioso.

Riccardo si alzò dopo avergli dato un'altro bacio. L'ultimo. Si diresse verso casa con la coda fra le gambe e un nodo alla gola. Gabriele fece come gli aveva detto Riccardo, prese le sue cose e il suo poco denaro per poi andarsi subito a nascondere nei boschi per non essere trovato.

Riccardo non aveva torto. All'alba dei signori vennero a bussare alla sua porta. La piazza era colma di gente, già la sera prima fu annunciata la sua impiccagione. Era incredibile quanto la gente amasse vedere morire delle persone innocenti e non. Giudicandole, facendole dire i loro peccati e giustiziondole per essi. Questi peccatori giustiziati a loro volta da altri peccatori. Ipocrisia allo stato puro. Il giovane avanzò tra la folla i due uomini dietro di lui che lo spingevano fino alla piattaforma.
Gabriele era lì, nascosto tra la folla, concentrata sullo spettacolo che stava difronte a lor, con la mano davanti alla bocca. Voleva gridare, fermare quest'ingiustizia ma non poteva. Rimase lì in silenzio con le lacrime salate che gli ricavano le sue guance rosee. Scappò via quando fu messo il cappio al collo di Riccardo. Aveva già visto abbastanza. La crudeltà dell'uomo era senza limiti. Anche lui sognava una società migliore. Dove tutti erano liberi di amare.
Baciò la copertina del libro ed iniziò il suo lungo viaggio verso una nuova città.



Angoletto mio

Salve a tutti, mi dispiace di non aver postato prima e di postare a quest'ora ma ero a corto di idee. Ho cercato di scrivere questo os più volte e sono riuscita a scriverlo solo ora in maniere abbastanza decente. Questa storia è ambientata nell'Italia del medioevo dove gli omosessuali non erano accettati. Spero che vi sia piaciuto anche se è un po' triste come os. Alla prossima ragazzi!








Inazuma OsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora