una foto di me e di te (Gianluca Zanardi)

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L'ennesimo lampo colorò il cielo buio di Venezia di un blu elettrico, esso fu seguito poi da un tuono molto potente. Il moro sbuffò mentre leggeva una poesia. Non amava i tuoni e i fulmini anche se entrambi lo affascinavano. Aveva visto una volta come dei fulmini colpirono l'acqua del mare tutti all'unisono, era una spettacolo più unico che raro.

Il ragazzo si era già ben attrezzato con pila, giubbetto e stivali se ci fossero stati problemi con la casa e sarebbe dovuto uscire. Anche se viveva ancora con suo padre era costretto ad aiutare a portare le gondole e fare lavoretti vari. Quindi ogni volta che si avvicinava un temporale dov'era fare dei nodi belli stretti alle imbarcazioni. Tutti doveva filare liscio, di sicuro non voleva uscire in piena tempesta.

Chiuse il libro di scatto e si sdraiò sul letto fissando il cielo buio. Fu illuminato poco dopo da un lambo blu ghiaccio come i suoi occhi. La tempesta che vedeva fuori dalle mura di casa, la stava anche sentendo dentro di sé. Quella furia, quella potenza che in qualche modo bruciava nella sua anima, che in qualche modo bruciava il suo cuore. Aveva perso la madre tempo fa in modo ambiguo. Odiava l'uomo che doveva chiamare padre. Odiava se stesso per assomigliare a lui.

Non assomigli a lui Gianluca, tu sei il ragazzo migliore che io abbia mai conosciuto. So quanto è difficile per te ed è per questo che voglio starti accanto.

Ma lui la respinse. Sapeva che gli serviva un'ancora di salvezza. Lo sapeva benissimo. Però la sua testarda gli impediva di ammetterlo. Stacco dalla parete una foto fi lui e la madre. Una donna meravigliosa dai lunghi capelli corvini, occhi caldi come il miele e pelle leggermente abbronzata. Vederla così sorridente in quella foto gli scaldo il cuore.

-Mi manchi così tanto, sussurrò lui sfiorando la foto con le punta delle dita.

Si lasciò la foto sul petto tenendola stretta come il suo più grande tesoro. Poi spostò lo sguardo su altre foto. Foto in qui c'erano tutti e tre. Si vedeva che il sorriso della madre non era così smagliante come nella foto precedente. Il padre aveva la sua solita espressione fredda e distaccata. Gli occhi color ghiaccio non trasmettevano nessuna emozione, le labbra fine leggermente inclinate in un misero sorriso, i capelli mori pettinati alla perfezione.

Scosse la testa come per allontanare ogni pensiero dalla mente. Si mise sotto le coperte sempre con la foto che teneva stretta sul petto, sul cuore. Non riusciva però a prendere sonno, ogni volta si che stava lentamente appisolando dei passi, dei tuoni o dei fulmini che svegliavano. Si girava e si rigirava senza mai riuscire a prendere sonno. Il rumore della pioggia che cadeva sui vetri lo stava facendo diventare matto. Vedeva sua madre davanti a se con dei lividi, la vedeva piangere per poi nascondere le lacrime. Vedeva se stesso diventare l'uomo che lo stesso disprezzava di più. Vedeva se stesso diventare la copia del padre. Un tuono lo fece sobbalzare, era così perso nei suoi pensieri che aveva dimenticato per qualche istante il mondo esterno.

Perché ti nascondi dietro a questa facciata? Ho visto la tua parte dolce ed è la parte che mi ha fatto ancora di più innamorare di te. Io in te vedo la passione e la gentilezza di tua madre. Non paragonati a tuo padre perché tu non sei come lui. Tu sei Gianluca, un'osso duro ma con il cuore morbido.

Sbuffò nuovamente appena sentì le parole della ragazza nelle sua mente.

- Perché non riesco a toglierti dalla testa?, sussurrò lui frustrato.

Sentì le risate della sua ragazza e della madre. Si conoscevano da sempre ma si erano fidanzati quando la ragazza aveva compiuto i sedici anni. Un anno prima la scomparsa della madre. Dopo la morte della madre Gianluca si era chiuso a riccio. Cercava di allontanare la sua ragazza da se con il pretesto di essere una bomba ad orologeria che presto sarebbe scoppiata. Lei però rimase al suo fianco senza mai lasciarlo solo nei momenti più bui. Lui si rassegnò a spingerla via, sapeva che era inutile. La loro relazione era rimasta invariata anche se lei sapeva quanto Gianluca soffrisse in realtà.

Prese una decisione quella sera. Una decisione della quale non si pentì minimamente.

- Gianluca! Tutto apposto? Ti senti male? Cos'è successo?, chiese subito la voce allarmata della fidanzata dall'altro capo del telefono.

Sorrise istantaneamente appena sentì la voce preoccupata della sua ragazza. Era sempre stata una ragazza premurosa e chiamarla alle tre della notte forse non era la migliore delle idee però ne aveva bisogno.

- Avevo bisogno di sentire la tua voce. Ho bisogno della mia ancora di salvezza, sussurrò lui con un flebile sorriso in volto.

- Io per te ci sarò sempre, disse lei.












Inazuma OsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora