4. Adeline

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Quanti giorni è stato via Hershel? Quasi tre.

E quanti mesi di punizione gli hanno dato? Quattro.

All'inizio dovevano essere tre, uno per ogni giorno passato fuori casa, ma Severus decise all'ultimo di farli diventare quattro.

«Un mese in più perché hai fatto preoccupare tuo padre» disse lui.

La sua punizione consisteva nel pulire il laboratorio di pozioni del padre: ogni singolo scaffare, ogni ampolla, ogni bottiglia e tutti i calderoni da pulire senza magia. In più doveva aiutare sua madre nelle faccende visto che, nel frattempo, Symphony aveva scoperto di essere di nuovo incinta da qualche settimana.

Dato che Severus è sempre stato molto cauto e attento alla salute della compagna, non le avrebbe permesso di fare sforzi.

«Sevs sono incinta, non malata» diceva spesso lei, inutilmente.

Severus non ne voleva sapere: Symph doveva stare a riposo, sforzarsi e usare la magia il meno possibile (anche a ridosso del matrimonio).

Hershel non prese benissimo l'idea di avere un fratello o una sorella, non era per niente d'accordo: significava notti in bianco, pianti continui e pannolini ovunque. Inoltre Hershel aveva un problema in più: Brutus il colombo bello.

Inizialmente faceva molta fatica a tenerlo fermo in camera sua: volava in giro, metteva a soqquadro le sue cose e spesso si lamentava, facendo quel suo fastidioso verso simile a quello dei corvi.

Però col passare delle settimane (e poi dei mesi) cominciarono a fidarsi l'un l'altro, Brutus se ne stava più tranquillo e spesso dormiva appollaiato sul petto di Hershel. Il ragazzo cominciò a fare qualche ricerca per scoprire la razza di Brutus e trovò che assomigliava in tutto e per tutto a una ghiandaia azzurra americana. Era strano dato che, come suggerisce il nome, l'Inghilterra non era decisamente il suo habitat.

"Se volevi sapere cosa fossi, bastava chiedere" Hershel sentì una voce nella sua testa e quasi cadde dalla sedia. Si guardò intorno, credendo che qualcuno fosse entrato in camera sua senza che se ne accorgesse ma non vide nessuno.

"Quassù, dove guardi" Hershel la sentì di nuovo, la voce.

Il suo sguardo si spostò immediatamente sulla ghiandaia, appollaiata sopra il suo armadio. Brutus lo guardava ed Hershel era inorridito. Quell'uccello aveva parlato?

"Certo che ho parlato...cosa pensavi che fossi, una normale e semplice ghiandaia che emigra nei paesi caldi? Ti sembra un paese caldo questo? Ti credevo più intelligente" sentì Hershel nella sua mente e nel frattempo la ghiandaia spiegava le ali, come se nulla fosse.

Il ragazzo si trovava dalla parte opposta della stanza evidentemente spaventato da ciò che sentiva.

"Eileen ti ha detto il mio nome ed è ciò che saprai su di me, per il momento" affermò Brutus e scese dall'armadio al letto.

«Ma da quando parli?!»

"Ho sempre parlato...solo non con te" spiegò semplicemente.

Hershel rimase a bocca aperta perché di certo non si aspettava che un uccello potesse parlargli. Nella mente, per giunta.

Hershel voleva saperne di più.

Studiò tanto, lesse decine di libri (nuovi e antichi, proibiti e non) per cercare di capire l'origine di quella creatura, cosa fosse o cosa rappresentasse (nonostante le continue proteste di Brutus). Tuttavia, malgrado i suoi sforzi, non trovò nulla, neanche un accenno o un disegno.

Raro come la Fenice #ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora