24. Redbreast

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Pettirosso.

Giorno 2.

Virginia’s point of view.*

Mi svegliai non appena sentì il suono del mio cellulare, era la sveglia. Mi stropicciai gli occhi scuotendo leggermente la testa verso destra e poi verso sinistra, non avevo la minima voglia di alzarmi.

“Ma che ore sono..”

Bisbigliai tra me e me. Presi il telefono in mano e controllai: le sette e mezza. Lo lanciai con malavoglia dalla parte opposta della tenda, in fondo non era la prima volta e lo spazio era piccolo. Sentì uno strano vociare all’infuori della mia tenda, probabilmente alcuni erano già svegli. Un momento. La mia tenda. Perché mi trovavo nella mia tenda? Ricordavo perfettamente ieri notte, avevo dormito stretta ad Harry. Ed era stata sicuramente la notte più bella della mia vita. Mi stringeva, mi proteggeva; potevo sentire il suo respiro accanto al mio, la sua mano accarezzarmi la pelle. Chiusi gli occhi un’altra volta a quell’immagine. Sicuramente mi aveva riportata lui qui, per non dare nell’occhio. Mi mancava di già, mi mancava sebbene non lo vedessi da qualche ora. Era diventata una specie di dipendenza, non volevo restare lontana da lui. Altro che sui pacchetti di sigarette, dovrebbero scriverglielo in fronte che nuoce gravemente alla salute. Mi sta intossicando il cuore. E fa bene e male al tempo stesso.

“E’ assurdo.”

Continuai a parlare da sola, portandomi una mano tra i capelli e scompigliandomeli ulteriormente. Mi alzai a malavoglia, e, barcollando, mi vestì. Mi legai i capelli in una coda alta e disordinata, i notando che stavano iniziando a schiarirsi leggermente. Mi misi addosso dei vestiti molto più pesanti di ieri, visto che mi ero beccata un gran raffreddore. Uscì dalla tenda alzando le braccia e stiracchiandomi il più possibile, ancora assonnata.

“Ciao Bonnie.”

“Ciao Virginia, dormito bene?”

Deglutì nervosamente a quella domanda. Se solo avesse saputo cos’era successo quella notte, me le avrebbe date di santa ragione a parole, e avrebbe fatto bene. Le avevo promesso che avrei cercato di stare lontano da Harry, ma stava diventando sempre più difficile. Più cercavo di allontanarlo, più lui ritornava da me. Avevo dormito con lui, seppur per poche ore. Lo conoscevo da nemmeno una settimana. Mi aveva baciato a scuola, mi aveva sedotto alla festa di Abbie, per poco non ci facevo sesso nello spogliatoio della scuola. Ed ora, avevo dormito con lui. Era decisamente troppo.

“Benissimo. Sì, molto, molto bene. Era tutto così.. perfetto. Davvero. Insomma, ho dormito bene.”

Mi guardò con un sopracciglio alzato, mentre tentava di chiudere la sua tenda.

“Tutto ok?”

“Sì, sto alla grande!”

“Mi fa piacere, io non ho dormito niente. Tra insetti, freddo, buio, scomodità... ti sei abituata in fretta tu.”

“Già, mi sono abituata in fretta.”

Involontariamente ripensai a quel viso così lineare, a quegli occhi così verdi e limpidi, che parlavano anche se rimanevano chiusi. Quelle labbra così perfette, quel sorriso che illuminava il mondo, il mio mondo. Ripensai a quelle mani che, seppure a volte avevano una stretta troppo forte, mi facevano sentire viva quando toccavano il mio corpo. Harry non era come gli altri, Harry era diverso, ed era a lui che mi ero abituata. Era un labirinto, un labirinto da scoprire, ma ad ogni curva che facevo, c’era un ostacolo da superare. Mi resi conto che non sapevo praticamente niente di lui; è vero, lo conoscevo da poco, ma questo non significava niente. Volevo saperne di più sul suo conto.

Love Will Tear Us Apart. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora