25.Shooting Star

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Stella cadente.

"Sto col naso all'insù per attendere la mia stella cadente, il cielo si illumina per un istante e mi ricorda che, bisogna sempre sperare, credere, desiderare."

(Stephen Littleword)

Giorno 3.

Virginia's point of view.*

Quella notte, a differenza della precedente, faticai a prender sonno. Dormì probabilmente qualche ora; la voce roca e furiosa di Harry rimbombava nella mia testa ad un ritmo martellante, e non aveva proprio intenzione di andarsene. Continuavo a sentire il suo tocco sulla mia pelle, era come se il suo respiro fosse ancora accanto al mio. Mi alzai sui gomiti sul sacco a pelo, e mi voltai a destra e a sinistra per controllare forse se ci fosse qualcuno, ma ero sola.

Mi misi una felpa grigia grande tre volte la mia taglia, mi legai i capelli sopra la testa ed uscì. Era mattina presto, ed il paesaggio era spettrale. C'era una fitta nebbia grigia che non mi permetteva nemmeno di scorgere il colore degli alberi. Misi le mani dentro la felpa sul davanti stringendomi nelle mie stesse spalle, rabbrividendo dal freddo.

"Brutta giornata, eh?"

Voltai la testa di scatto quando la voce profonda di Dave entrò nelle mie orecchie. Aveva anche lui le mani in tasca, indossava una semplice maglia a maniche corte, mi chiesi come faceva a non avere freddo. In un certo senso assomigliava ad Harry, esteriormente. Un sorrisino sghembo si fece spazio sul suo volto, mentre indicava con un cenno del mento la mia felpa enorme.

"Non è un po' grande?"

"Sì, lo è, ma mi tiene calda. Tu non hai.."

"Freddo? No. Ho origini russe, diciamo che un po' ci sono abituato. Tu sei di Londra?"

"No, io sono Irlandese, ma mi sono trasferita qui. Con la mia migliore amica."

Notai che si accese una sigaretta mentre continuava ad ascoltarmi attentamente, incrociando i piedi e facendo aderire la schiena ad un tronco di un abete dietro di lui.

Non potei fare a meno di rendermi conto di quanto fosse bello. Le sue iridi erano grigio scuro, tanto che si potevano confondere con il colore della nebbia fitta del paesaggio circostante.

"Sono tutte così belle le ragazze, in Irlanda?"

Chiese retorico, aspirando avidamente dell'altra nicotina dalla sigaretta. La sua domanda non fece altro che tingermi le guance di un rosa leggero, e un sorriso appena accennato spuntò dalle mie labbra.

"Perché sei venuto a Londra?"

Gli domandai curiosa, date le sue origini nordiche.

"Dopo che i miei genitori si sono separati, mia madre si è risposta con un inglese; ho deciso di venire qui con lei e farmi una nuova vita. In Russia non era il massimo, mio padre era un alcolizzato, non era presente, ed era anche rischioso rimanerci. "

Annuì timidamente alle sue parole. Dopotutto, anche per me era rischioso rimanere con mio padre, visto che non si sarebbe preso minimamente cura di me. Gli interessavano solo i soldi. Non gli importava che avesse una figlia da mantenere. Per questo se n'era andato, non mi voleva tra i piedi.

"Tu invece, cosa ci fai qui a Londra?"

Decisi che era meglio non divulgare troppo la mia vita privata in giro, poche persone sapevano la verità. Bonnie, e dopo ieri, Harry. Gli avevo confessato della perdita di mia madre, di mio padre che non vedevo da undici anni. Anche lui si era confessato con me, sul London Eye, quel giorno, e in un certo modo mi sentivo riconoscente. Ammise che qualche anno fa aveva fatto del male alla mia migliore amica, e chissà a quante altre persone. Riconobbe anche il fatto di essere cambiato; non mi fidai, in quanto scappai via da lui quel giorno. Scossi la testa cercando di eliminare i ricordi negativi di quella sera, sciogliendomi i capelli e mettendoli davanti alla spalla destra, iniziando a giocherellare con le punte.

Love Will Tear Us Apart. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora