9.Beautiful mess

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Bel casino.

Bonnie's Pov. }

Questa lezione sembrava veramente non finire più. Il mal di testa accentuato che avevo da questa mattina non voleva lasciarmi stare, continuava a torturarmi in ogni angolo del mio cervello. Lanciai un'occhiata veloce all'orologio, segnava le otto e mezza. Tamburellai la matita sul libro di filosofia per qualche istante, dopodichè, non vedendo Virginia tornare, decisi che fosse meglio uscire un attimo. Mi chiesi dove potesse essersi cacciata, era fuori da un quarto d'ora come minimo, speravo solo non stesse male, o peggio, speravo non avesse fatto strani e malauguranti incontri nel tragitto verso il bagno. Una fitta mi attraversò lo stomaco a quelle immagini, e feci un cenno lieve al professore che sarei uscita dalla classe.

"Evans, se per caso incontri la signorina Harrison, dille di tornare immediatamente, è fuori da molto."

Annuì col capo, prima di chiudere l'altissima porta dell'aula alle mie spalle cercando di fare il meno rumore possibile. Mi avviai verso il corridoio lungo e desolato, ed un brivido mi percorse la schiena, senza un vero motivo. O forse, un motivo c'era.

Quel brivido mi fece tornare alla mente tante cose che furono successe in quella scuola qualche anno prima. Mi fece tornare in mente la ragazzina sfigata e sfortunata che ero stata, presa in giro da tutti e da tutto, spintonata da chiunque, sbeffeggiata dal primo che incontravo nell'edificio.

Mi fece tornare in mente che ero stata picchiata, talmente tante volte che ormai non conoscevo più il significato del dolore. Al pensiero dei pugni, degli schiaffi, dei calci, mi venne un senso di vomito, di disgusto, di nausea. Corsi in bagno il più in fretta che potevo, e vomitai, forse anche l'anima.

In fondo, non ce l'avevo più. Dopo tutto quello che quei cinque coglioni mi avevano fatto, mi sentivo vuota, usata, presa in giro. Non volevo che Virginia li frequentasse, non volevo che si andasse a mettere in qualche assurdo casino per causa mia; dopo tutto quello che avevano fatto a me, potevano benissimo farlo anche a lei.

'Siamo cambiati', ripetevano da due anni. Non mi fidavo. Ero stanca di fidarmi delle persone, ero stanca di loro. Non avrei permesso che avrebbero reso questo anno alla mia amica un inferno.

Adesso IO sono cambiata. Sono diventata forte, spavalda, meschina, arrogante. Forse un po' per colpa loro; mi facevano frequentare le loro compagnie, i loro assurdi amici, tossici, drogati, pervertiti. Mi facevano assistere a delle scene di violenza, costringendomi a tenere gli occhi aperti mentre prendevano a sangue dei ragazzini innocenti, e abusavano di ragazzine la cui vita sarebbe cambiata di lì a poco. I primi giorni furono un suicidio; ogni volta che tornavo a casa la mia pelle era piena di lividi, di sangue, di ogni cosa si potesse immaginare. Venivo usata per il loro piacere, per il loro sfogo, per il loro egoismo, ero questo: un oggetto, un semplice oggetto che quando si sarebbe rotto sarebbe stato gettato via. Continuavano a ripetermi che tutto quello che facevano era per il mio bene.

Mi strinsi le braccia al petto mentre continuavo a camminare, di Virginia non c'era neanche l'ombra. Era come se avessi freddo, ma le finestre della scuola erano sigillate, ed eravamo ad Aprile. Non erano brividi di freddo, erano brividi di paura, di sconforto, di rassegnazione. Lasciai un'altra volta che tutti quei pensieri affiorassero nella mia mente, mentre una lacrima piuttosto umida cominciava a scendere lungo la guancia destra. Mi sentivo una stupida, un'altra volta. Stupida perchè non avevo detto la verità alla mia migliore amica. Stupida perchè l'avevo portata qui con me a Londra. Stupida perchè l'avevo lasciata sola. E adesso magari era in pericolo.

Serrai i talloni a terra e mi bloccai alla vista di un bagno delle ragazze. Non era un bagno comune, come tanti altri nell'edificio. Iniziai a sudare freddo. Le mani tornarono a tremare, dopo tutto questo tempo. Mi appoggiai in ginocchio davanti alla porta ed iniziai a piangere, disperatamente. Non me ne importava niente se qualcuno mi avesse vista, nessuno sapeva quello che avevo passato lì dentro. Nessuno.

Love Will Tear Us Apart. ||h.s.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora