Blake (quattordici)

348 25 0
                                    

Non mi era mai successo prima d'ora di non sapere cosa dire per tranquillizzare Clary, sono trascorse circa due ore da quando siamo fuggiti, senza avvisare i nostri genitori. Non avendo una meta, ci siamo fermati vicino alla riva della spiaggia, al di là delle case private, non potremmo neanche stare qui, ma è l'unica parte della costa in cui non vi è nessuno oltre che noi.

Clary ama il mare, è il suo posto preferito, ma ha anche bisogno di solitudine e di ascoltare in santa pace il rumore delle onde che si infrangono sulla riva.

Siamo seduti sulla sabbia, uno di fianco all'altro, lei fissa l'oceano in silenzio, con il viso corrugato in un'espressione sofferente. Vorrei poter essere bravo, un millesimo, di quanto lo è lei con le parole, tuttavia mi limito a fissare con lei l'orizzonte eterno dell'oceano, contemplando di tanto in tanto il profilo dalla ragazza che amo.

Sarebbe bello se potessi, con un solo leggero tocco, portar via tutto il dolore che la mia dolce Susi sta provando.

«Riesco a sopportare il mio dolore, ma non il tuo» Esordisco dopo un lungo ed estenuante silenzio.

Rimanendo in silenzio la mia Susie, rivolge verso di me il suo sguardo intriso di lacrime che trattiene a sé con forza, abbozza un sorriso e allunga la sua mano verso la mia per prenderla e tenerla stretta alla sua.

«Mi ricordo» Afferma di getto, trovando finalmente la voglia di parlarmi.

«Cosa, amore?» Le domando, avvolgendo le mie braccia intorno al suo busto, eliminando ogni forma di distanza tra di noi.

«Quando eravamo piccoli, durante uno dei miei compleanni, l'ottavo forse o il settimo, non ricordo bene. Ma ricordo che mio padre Steve mi diede un regalo, affermando che era da parte di un suo amico che mi voleva bene»

La sua voce è tremolante, vorrei dirle di non parlare, che non è obbligata a farlo se non se la sente, ma la sua forza d'animo è così intraprendente e resistente che mi mette a tacere.

«Ho ancora quel regalo, era la casa delle bambole, ricordi?» Mi chiede, stringendosi a me.

«Sì, è ancora in camera tua»

«Non so come sentirmi, Blake» Dice, questa volta singhiozzando, liberandosi finalmente di una piccola parte del suo dolore.

«Abbandonata, delusa? Sola e senza un'identità?»

Dinanzi le mie parole Clary solleva il suo viso in direzione del mio, ci guardiamo con l'amara consapevolezza di essere uguali, di avere alle nostre spalle un vissuto simile. Mio padre mi ha abbandonato per un'altra famiglia, il suo ha fatto lo stesso.

«Non devi dimenticarti però che sei stata cresciuta da due padri che ti hanno amata follemente»

Le rammento, cercando di farle capire che ciò che è lo deve ai suoi padri.

«Non voglio più vedere James» Afferma scoppiando a piangere tra le mie braccia.

«No. Amore mio, non lo vedrai mai più» La rassicuro, sentendo defluire dentro di me una sorta di senso di colpa, causato dalle mie stesse parole. Non sono certo che non rivedrà mai più quell'uomo, anzi, ho la netta sensazione che cercherà sua figlia ancora.

Dal primo momento ho avuto l'ambiguo presentimento che James avesse delle attenzioni particolari verso Clary, il modo in cui la scrutava, si preoccupava per lei e la cercava. Erano soltanto sensazioni le mie, avevo perfino pensato con malizia che quell'uomo, così affascinante e pieno di soldi, volesse la mia ragazza, tuttavia, quando quella sera, a cena a casa sua, ho conosciuto la moglie e la parte della sua vita, mi ero reso conto immediatamente che mi sbagliavo e che è un uomo dai sani principi.

All my life ~ (Da tutta una vita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora