Panik Attack

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Sono ghiacciata davanti a lui, non riesco a dire niente, non riesco a pensare a niente, se non alle sue parole. "Oggi dormirai qui, voglio compagnia e anche a te ne serve un po', si vede".
Il suo cuore di ghiaccio si è sciolto per un momento, ho visto un lato dolce e gentile, che mi ha fatta sentire protetta.
Cosa sta succedendo?
Vorrei scappare via. Vorrei allontanarmi da questa stanza per non tornare mai più qui.
Le sue parole apparentemente innocue dette da lui sono... quasi strane.

<Sarebbe meglio se io tornassi in stanza, tu hai bisogno dei tuoi spazi e io dei miei, non devi essere carino solo perché ti faccio pena, odio le persone che sono così!> Continuiamo a guardarci.
<Così come?> Chiede palesemente incuriosito. Sono sicura che sappia la risposta, allora perché me lo chiede?
<Che ti guardano negl'occhi, dicono che non ti fanno favori solo per pena, ma non è mai vero> Mi guarda comprensivo, fino a quando non mi giro e provo a andarmene.

Riesco a fare giusto due passi, per poi sentirmi tirare da un polso.
<Lasc-> Non riesco a finire la frase che mi trovo tra le sue braccia.
Il mio respiro si affana, sento le gambe cedermi, gli occhi offuscarsi. Cazzo mi sta venendo un attacco di panico. Non adesso!
È stata una giornata pesante, ho pianto, sorriso e ora questo.
Cosa faccio? Me ne vado o resto? La testa mi sta scoppiando.
Non vorrei restare, vorrei tenere le distanze ma non ce la faccio. È così bello stare nelle sue braccia. No.
Insomma cazzo lui è in poche parole il mio capo, non posso essere attratta da lui, non posso provare niente per lui.

La sua mano mi accarezza delicatamente la schiena, poi passa ad accarezzarmi in modo dolce e comprensivo la testa.
<Pensa a qualcosa che ti fa stare bene.>
<P-perché?> Chiedo balbettando.
<Te lo spiego dopo, tu fallo> Decido di non insistere di più e ascolto le sue parole.
Penso al suono di una canzone, suonata sul piano, che un ragazzo suonava sempre all'orfanotrofio.
Era una canzone così malinconica all'inizio, ma che poi rallegrava la stanza. Sembrava mostrare il brutto così bello e normale.
Penso a quel ragazzo che suonava spensierato, ignaro del fatto che io lo ascoltassi sempre.

Inizio Flashback

Sempre quel ragazzo, è arrivato un mese fa, ha cinque anni in più di me, e da quando ha scoperto la stanza  dell'ultimo piano, dove c'è un vecchio piano, ci viene sempre per intere giornate a suonare quasi sempre la stessa canzone.
È così triste ma anche allegra, sembra come una storia con alti e bassi. Una storia di tormento, che però nello stesso momento è di pura pace. Mi calma ogni volta.
Ovviamente questo ragazzo non sa che io lo vengo sempre ad ascoltare, e non lo deve nemmeno sapere.
Inizialmente ascoltavo soltanto, ma le giornate in cui non veniva, provavo a suonare la canzone con il piano, e ora l'ho imparata. La so a memoria.
Mi piace molto come suona, mette tutte le sue emozioni, facendomi sentire la rabbia, la frustrazione, l'odio, ma anche calma, pace e il bene. Non so come fa. È l'unica cosa che mi piace di quest'orrendo posto.
Chi sa cosa gli è successo.
Vorrei poterlo aiutarlo.
Ma non posso.

Fine Flashback

Finalmente mi sono rilassata, il mio respiro torna normale, ma sento comunque un peso al cuore, che però si fa sempre più leggero.

Perché il mio cuore batte così velocemente con lui vicino? Perche mi fa stare così bene? Cosa mi sta succedendo?
Ho così tanto paura.

POV Raiden

La vedo, se se ne sta per andare. Non posso lasciarla così. Sento il suo respiro pesante, come se stesse per svenire. È un attacco di panico cazzo. Lo so.
Le prendo subito il polso.
Cerca di dire qualcosa, ma la abbraccio subito, facendola tacere per una volta.
Inizialmente la sento irrigidirsi, ma poi sembra rilassarsi e cedere al mio tocco.
Sento il suo respiro diventare sempre più pesante, e il suo corpo inizia a rilassarsi. Sicuramente non ha mai avuto un attacco di panico.
Inizio ad accarezzarle la schiena delicatamente, cercando di rilassarla e di abituarla al mio tocco, per poi passare ad accarezzarle la testa. Sempre con lo stesso metodo.
I suoi capelli sono così morbidi, non si come, ma mi sto trattenendo.
Il suo respiro non si allevia, allora decido di darle il consiglio che mi aveva dato Thomas quando ho avuto un attacco proprio davanti a lui.
<Pensa a qualcosa che ti fa stare bene.> Le dico con un sussurro vicino all'orecchio.
<P-perché?> La sua voce è spenta, mi fa stare male vederla così e non capisco perché. Con lei è sempre così fottutamente confuso.
<Te lo spiego dopo, tu fallo> Le dico, sempre con delicatezza.
Dopo poco vedo il suo sguardo perso, ma rilassato.
Quanto vorrei sapere a cosa sta pensando.in questo momento.
Appena ripenso a cosa gli ho detto ieri, mi sento improvvisamente una merda.
Come ho fatto a dirle quelle cose. Senza neanche pensare a come avrebbe reagito.
Sicuramente ci sarà stata di schifo dopo. La guardo senza poterne fare a meno e la vede così bella, così pura.
Io e il mio cazzo di passato.
Ma non riesco a non pensare a quell'abbandono.

La donatrice di AnimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora