Deep Scars

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Sono passati un po' di giorni dalla sera della fatidica doccia e tutto procede abbastanza bene.
Come concordato Raiden sta cercando di trattenersi ed essere il più normale possibile, anche se a volte non ce la fa proprio e facciamo una piccola scappatoia in camera sua, visto che è la più isolata e lì non entra nessuno. Però quando entriamo, non riusciamo più ad uscire. Spero che capiate.

È ormai sera.
Siamo sdraiati sul suo letto, mentre mi accarezza dolcemente un fianco.
<Piccola> Dice improvvisamente.
<Si?> Alzo lo sguardo e incontro subito i suoi occhi. So cosa vuole chiedermi, è da quella sera che voglio liberarmi con lui, e ora sono finalmente pronta.
<Ti va di raccontarmi la tua storia? Di dirmi cosa ti è successo?> Abbasso leggermente lo sguardo, ma lo rialzo subito per poi annuendo.
Sono pronta per parlarne, sono pronta per parlarne con lui.

<Da quando sono nata, non sono mai stata veramente accettata. I miei genitori hanno sempre voluto un maschio, braccia in più nel lavoro di casa, e per aiutare mio padre nel suo di lavoro.
Purtroppo hanno avuto me.> Abbasso lo sguardo nuovamente mentre lui con un tocco leggero mi avvicina di più a lui.

<Avevo solo i miei nonni che stavano con me, mi consolavano e mi amavano.
Se non fosse stato per loro, non avrei avuto neanche un nome, e ora sarei più fredda del ghiaccio.
Loro almeno ci tenevano, gli unici momenti felici che ho avuto sono stati al loro fianco, senza i miei genitori.
Loro mi usavano come una schiava, e se non facevo quello che mi dicevano di fare, mi punivano, ma non un castigo normale, ma mi picchiavano, spesso mia madre mi minacciava di chiamare mio padre, e se veniva lui non ce la potevo fare.
Nonna e nonno non sapeva di quello che mi facevano.
Nonna l'ha scoperto quando a 5 anni con la neve fuori, voleva mandarmi a piantare dei maledetti semi.
Da quel periodo per 2 mesi sono stata con nonna e nonno, ma poi nonno è morto.
Mi ha lasciata sola con nonna, ma se avevo ancora lei allora mi potevo considerare ancora al sicuro.> Ascolta attentamente ogni mia singola parola, stringendomi sempre più forte.

<Quando nonno é morto io e la nonna siamo andati di nuovo a casa, ma questa volta avevo nonna a proteggermi.
Almeno così speravo.
Giusto il tempo che lei non fosse in casa ed io ricevevo subito pesanti compiti, compiti che neanche mia madre era in grado di fare.
Ho sempre sperato che nonna arrivasse da un momento all'altro fermando quell'inferno, ma lei era uscita e non poteva portarmi con lei.
Quando tornava mi trovava sempre in lacrime, nel buio in angolo della mia stanza.
Ogni lacrima equivaleva a un livido, a una cicatrice.> Alzo la maglietta e gliene faccio vedere una che sicuramente non ha visto.
Si trova sulla scapola sinistra.

<Questa me l'ha fatta mio padre...> Mi fermo un secondo trattenendo una lacrima. <Con la cintura.>
Quando alzo lo sguardo per vedere i suoi occhi sono lucidi, ma posso intravedere anche tutta la rabbia che sta provando ora.

<Quando a mia nonna è venuto il cancro l'hanno portata all'ospedale, e mi hanno vietato di andare da lei.
Io non gli ho mai ascoltati, la mattina scappavo, e tornavo la sera tardi.
Per una bambina di 7 anni non è il massimo, ma se stavo in quella casa non ne uscivo illesa.
Le dottoresse erano gentili e mi facevano stare sempre con lei.
Portavano i pasti anche a me, e quando la nonna doveva essere visitata, una di loro che era molto giovane mi faceva compagnia.
Mi insegnava le parti del corpo e a leggere e a scrivere.
In poco più di un anno con nonna all'ospedale ho imparato bene la grammatica e parte delle scienze umane.> Raiden sorrise leggermente.

<Mi ricordo come se fosse ieri il giorno in cui nonna è morta.
Il funerale l'hanno organizzato le amiche della nonna.
I miei genitori non hanno mosso neanche un dito.
Hanno sempre detto che già non avevano soldi per mantenere loro stessi e che mica potevano occuparsi di un funerale.
Neanche un mese dopo la sua morte, mi hanno sbattuta dentro a quell'orfanotrofio.
Mi sono sentita più lì a casa, che con i miei genitori.
Ogni sera ricordavo il significato del mio nome. Te l'ho raccontato?> Lui fa un cenno con la testa per dirmi di no.

La donatrice di AnimeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora