TERZA PARTE Violet.

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Mi sento così triste dopo il suo messaggio, vuota, so che ho sempre sognato al giorno in cui lo avrebbe fatto, ma ora qualcosa è cambiato, forse io sono cambiata, perché in fondo lui mi ha abbandonata qui. Eravamo noi contro il mondo, ora sono io contro il mondo e forse anche contro lui.
Alla fine gli rispondo: " Hei. Okay, a presto." Mi sembrava più che abbastanza, forse ero sembrata fredda, ma non mi importava, non mi importava di lui, non mi importava che stava ritornando, anche perché non c'era la certezza che rimanesse per molto e questo mi faceva male... Sarebbe come essere in bilico su un ponte, arriva lui, sembra che mi voglia sorreggere allungando la mano, ma poi poco prima che io l'afferri, lui la ritrae e io precipito nel vuoto.
Decido di andare a fare una passeggiata, prendo le cuffie, il telefono e il libro, mi metto le scarpe ed esco. Fa abbastanza freddo essendo ad ottobre inoltrato, ma a me non interessa, quasi quasi non lo sento più il freddo. Mi metto le cuffie e metto la nostra canzone al massimo, anche se mi fa male dentro, io la ascolto, voglio ricordare i giorni felici con lui, i giorni in cui mi teneva la mano e mi portava nel nostro posto, lui con la chitarra in spalla con quel fare da ragazzo timido e tormentato, di cui ogni ragazza si innamorerebbe. Arrivata mi metto nel nostro posto, l'esatto posto in cui sono andata quando lui mi ha scaricata e se n'è andato via. Apro il libro e comincio a leggere, ma ad un certo punto mi blocco su una frase 'Lui mi capiva senza che io dovessi aprire bocca, era sempre stato il suo dono, quel ragazzo era la mia più grande gioia ma anche la mia condanna'. Scoppiai a piangere, cominciai a singhiozzare, e piano sussurravo il suo nome, quel nome che mi lasciava l'amaro sulle labbra, che mi faceva soffrire più di ogni altra cosa, che mi aveva spezzata.

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