Capitolo 11

81 5 0
                                    

Capitolo 11

Il pensiero di Louis che dormiva al piano di sotto mi fece svegliare alle sei della mattina e non mi permise di riprendere sonno. Rimasi ugualmente a letto sotto le calde coperte aspettando che mi venisse un po' di fame per fare colazione.

Mentre ero immersa nei miei pensieri e nel momento più inaspettato, il cellulare iniziò a squillare.

Chi poteva essere a quest'ora della mattina?

< Jack? > risposi confusa.

< Ei... > disse singhiozzando.

< Ei Jack, che succede? > chiesi preoccupata.

< Sei a casa? > chiese lui tirando su col naso.

< Si. Che ne dici di venire e me ne parli davanti a una tazza di tè bollente? > proposi sperando in una sua risposta affermativa.

< No, scusa non avrei dovuto chiamarti! > esclamò.

< Fermo fermo... non attaccare! > dissi velocemente. < Sono già in piedi, ti aspetto! > aggiunsi infine riattaccando. Ero sicura che sarebbe venuto. L'unica cosa che mi preoccupava era la sua voce. Sembrava veramente molto turbato e triste al telefono.

Mi alzai e scesi in pigiama al piano di sotto. Passai davanti alla porta del salone e vidi ancora quella massa di capelli marroni sul mio divano. Sorrisi dirigendomi in cucina a preparare il tè pensando a cosa potesse ridurre Jack in quello stato pietoso.

Doveva essere per forza successo qualcosa con Liam altrimenti non sarebbe venuto da me, ne avrebbe parlato prima con lui.

Mentre l'acqua iniziava a bollire, sentii vibrare il telefono sul tavolo della cucina. Lessi il messaggio di Jack che diceva di trovarsi a pochi passi da casa mia.

Andai alla porta e aprii aspettandolo seduta sul gradino del porticato.

Nonostante fosse quasi estate, l'aria la mattina era fresca. Ciò mi portò a stringermi le spalle e sfregare le mani lungo le braccia.

Fu in quel momento che vidi Jack stretto in una felpa rossa entrare nel vialetto e dirigersi verso di me. Schiena curva, mani in tasca e capo abbassato verso il pavimento. Mi alzai immediatamente e lo aspettai. Appena alzò la testa verso di me notai gli occhi rossi e gonfi e subito mi resi conto che la situazione doveva essere molto delicata.

Lo feci entrare senza dire una parola e appena chiusi il portone mi abbracciò scoppiando in un pianto liberatorio. Non mi mossi e lo strinsi forte. Non importava quanto tempo ci avrebbe messo per sfogarsi, sarei rimasta immobile così. Dovevo farlo, per lui e anche per ripagarlo di tutte le notti che lui, Harry e Sophia avevano passato con me dopo la morte di Niall.

Si erano fatti in quattro per me e soprattutto Jack era quello che più di tutti mi aveva incoraggiato a continuare gli studi.

Non so quanto tempo era passato, fatto sta che Jack iniziò a respirare regolarmente e a tirare su col naso staccandosi da me. Mi fece un lieve sorriso e io gli feci strada in cucina porgendogli dei fazzoletti e servendo il tè.

< Allora...te la senti di parlarne? > chiesi stringendo la tazza tra le mani.

Jack finì di sorseggiare il tè e poi iniziò < Non abbiamo trovato nessuna madre surrogata e la clinica che avevamo contattato non è più disponibile a fare l'inseminazione... >.

< Capisco che stai soffrendo! > dissi < Liam che ne pensa? > chiesi rimangiandomi tutto quando i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime.

Il peso dei ricordi (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora