Capitolo 3

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Salii in macchina pensieroso, <Ciao Josh> salutai l'autista.
<Ivan> rispose sorridendo
Non conoscevo ancora bene la zona, ci eravamo trasferiti da poco con i miei genitori dopo che mio padre aveva acquistato da poco la piccola biblioteca privata del paese.
Mi aveva chiesto di andare a fare un sopralluogo per iniziare ad entrare nel mondo che i miei genitori avevano sempre disegnato intorno a me.
Un futuro nel marketing dicevano...peccato che il mio unico sogno fosse quello di diventare un medico.

Poco dopo arrivammo davanti alla villa che avevamo acquistato, il cancello automatico si aprì lentamente, percorremmo il viale fino ad arrivare al giardino.
Scesi dall'auto e salii i gradini che mi separavano dall'ingresso, entrai in casa, un silenzio spettrale mi accolse.
<Mamma?...Papà?>
<Ivan...è pronta cena>
Sussultai, la voce severa di mio padre mi accolse, era sempre uguale con loro, mai una volta che mi chiedessero come stavo, com'era andata la giornata, cosa volessi nella vita.

Raggiunsi la sala da pranzo, mia madre era seduta vicino a mio padre, li salutai borbottando qualcosa.
<Ciao> mia mamma mi guardò di sottecchi <sei in ritardo>
Alzai gli occhi al cielo sospirando e mi sedetti.
<Sei andato in biblioteca?> chiese mio padre con gli occhi abbassati
<Si...non è molto grande e c'è un discreto numero di visitatori>
<Hai conosciuto chi la gestisce? La precedente proprietaria mi ha detto che l'ha data in mano ad una ragazza universitaria...una...poveretta ecco>
Mi innervosii alla sua affermazione <Non tutti possono permettersi ciò che abbiamo noi, non è il caso di dare giudizi ignoranti, non credi papà>

Cosa mi era preso?

Mia mamma smise di mangiare <Cosa ti prende?>
<Niente...io...>
<Come osi parlarmi così? Quando mai ti è interessato delle situazioni economiche altrui?> gridò mio padre con occhi furibondi.
Strinsi la mandibola cercando di ignorarlo <Non ho più fame, vado in camera>

Non avevo mai avuto dei rapporti idilliaci con i miei, non mi avevano insegnato l'affetto, non mi avevano mai abbracciato, non avevamo mai veramente parlato.
Eppure dal mondo esterno eravamo considerati come la famiglia perfetta, vivevo in una gabbia d'oro...si, per me era proprio una gabbia.
Rimuginai a lungo pensando alla mia reazione di poco prima, in effetti mio padre non aveva tutti i torti, non mi interessava del mondo esterno, anzi, non me ne importava di nessuno, nemmeno di me stesso...eppure parlare così di quella ragazza mi aveva innervosito.

Ripensai al nostro incontro, non pensavo di trovarmi davanti una ragazza così giovane a gestire quella biblioteca.
Aveva lunghi capelli castani e occhi marroni cerchiati da occhiaie, sembrava molto stanca.

Era comunque bellissima

Strinsi le palpebre, ma cosa mi prendeva?
Il mondo mi girava attorno ed io ero indifferente, lo ero sempre stato.
Indifferente a persone, sentimenti, storie, la mia corazza mi proteggeva...eppure...eppure poche orefa erano bastati due grandi occhi puri a far vacillare lo scudo.

Solo per un momento di debolezza, solo per quello

Mi coricai addormentandomi poco dopo.

SPAZIO PICNIC ⭐️

Ivan non ha mai provato affetto per nessuno, non ha mai amato.
Cosa ne pensate? Vi piace questo personaggio?

In un battito d'aliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora