Capitolo 18

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Infilai il pigiama nella borsa e controllai di non aver dimenticato niente.
<Chantal ci sei?>
<Arrivo> mi voltai a guardare mia sorella e la seguii nel corridoio.
Non avevo più visto il ragazzo biondo, forse non voleva metermi sottopressione.
Tutti i giorni provavo a cercare un minimo spiraglio di luce, un gesto, qualunque cosa che mi ricordasse quegli occhi azzurri, nulla era servito.
La mia mente non voleva collaborare.

Il medico mi aveva rassicurata, prima o poi sarei tornata a ricordare anche quel mese di vita che avevo perduto.

Possibile che in una frazione così piccola di tempo fossero successe così tante cose?

Arrivammo a casa, l'odore della nostra nostra casa mi scaldò il cuore.
<Come ti senti?>
Sorrisi ad Emily <Bene>
Mia sorella annullò la distanza tra noi e mi avvolse in un abbraccio <Mi sei mancata tanto>
Le accarezzai la testa <Anche tu...>
<Avevo così tanta paura di perderti...io...non ce l'avrei fatta senza di te>
<Non ti lascerò mai sola...mai più>
La strinsi più forte a me, curandoci a vicenda.

<Buongiorno>
Alzai gli occhi <Buongiorno...voi siete?>
<Coniugi Hall, i nuovi proprietari della biblioteca>
Sgranai gli occhi, <Oh...scusate, io...ho pers...>
<Lo sappiamo> mi gelarono sul posto
<Siamo qui solo per riconfermarle che la sua presenza in biblioteca rimarrà immutata>
<Grazie...>
<Inoltre, dobbiamo affrontare un altro argomento>
<Certo> mormorai titubante
Parlò la donna bionda, <Il ragazzo presente in ospedale al tuo risveglio, come ti avrà già informata tua sorella, è nostro figlio>
<Si...ne sono venuta a conoscenza>

Emily mi aveva parlato di Ivan qualche giorno prima, alla disperata ricerca di qualche ricordo.
L'unico risultato fu un fastidioso mal di testa.
La voce della donna mi riportò alla realtà.
<Bene, saremo schietti, non ci dispiace che lei abbia perso i ricordi di nostro figlio...ce l'ha rovinato> sputò le sue parole, veleno nel mio cuore.
Strabuzzai gli occhi <Cosa...cosa ho fatto di male? Non ricordo...>

Partì una risata che di gioioso non aveva niente, solo tanto rancore.
<Non ha importanza, solo un' altra cosa...se mai le dovesse tornare la memoria, giri comunque alla larga da nostro figlio>
Fu come ricevere uno schiaffo in faccia, i coniugi Hall si stavano già allontanando quando la mia voce li raggiunse.

<Mi licenzio>
<Come?>
<Avete sentito, non mi fermerò un minuto di più in questo posto, non con persone così misere all'interno>
<Come ti permetti?> sbottò l'uomo
Lasciai cadere con un tonfo le chiavi sulla scrivania, presi la borsa e misi il cappotto.
Raggiunsi marito e moglie affiancandoli, <Io non ricordo niente di vostro figlio...niente...ma una cosa la so, i miei genitori mi hanno insegnato l'educazione, il rispetto, la gentilezza...tutte cose che i soldi non possono comprare. Se per "rovinato" intendete avergli donato l'umanità che a voi manca, perchè sicuramente è quello che ho fatto...beh, allora non mi pento di nulla. Arrivederci>

Li sorpassai e sbattei la porta con così tanta enfasi che per un momento dubitai dell'incolumità del vetro.

SPAZIO PICNIC ⭐️

Chantal ha dato una bella strigliata ai genitori di Ivan :P
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, seguirà l'epilogo.
Buona lettura!

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