17. Insoddisfazione pt.1

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Uscito dalla doccia Kal si asciugò in fretta, usando il phone per fare prima e dandosi anche una veloce sistemata ai capelli, non che la cosa servisse poi a molto.

«Stiamo scherzando?» piagnucolò poi davanti allo specchio, vedendo come i vestiti di Erik gli stessero tanto larghi.
La cosa lo fece deprimere talmente tanto da farlo pentire di non essere andato nella palestra della polizia di suo padre per allenarsi.

Sì, quella con i vecchi rugosi.
«Spero ti senta meno appiccicoso, adesso» affermò Erik vedendolo uscire dal bagno fresco e pettinato, quasi Kal non si soffocò con la propria saliva, dopo quella frase.
"Ti prego fa che non si riferiva a quello" si ripeté un paio di volte, costringendosi a far finta di nulla e sorridere.
«Sì, molto. Anche se questi vestiti mi stanno decisamente troppo larghi» rispose un po' abbattuto, Erik era così muscoloso e ben definito, che Kal si chiese dove trovasse il tempo di allenarsi.
«Secondo me non hai un fisico così brutto e poi quei vestiti non ti stanno così larghi» ammise poi Erik, capendo al volo a cosa si riferiva Kal.
Il minore lo guardò per un attimo perplesso, come aveva fatto?
E sopratutto, quando si era soffermato a guardargli il fisico?
Immediatamente il pensiero di Erik intento a fissargli il corpo, per studiarlo, gli fece perdere la concentrazione e Kal ringraziò di essersi già sfogato, altrimenti la tuta che gli aveva dato Erik, sarebbe diventata una tenda da campeggio nella zona bassa.
«Ho capito che ti riferivi al fisico, perché hai fatto la stessa identica mia espressione di qualche anno fa» spiegò Erik sorridendo per la faccia corrugata di Kal.
«Ho sempre desiderato fare palestra, ma diciamo che non ho mai avuto l'occasione» provò a camuffare la verità.
«Perché non inizi con qualche esercizio in casa? Io ho fatto così» disse Erik alzandosi poi dal letto e avvicinandosi pericolosamente a Kal.
«Secondo me, con un semestre di allenamento, potresti raggiungere un fisico niente male» continuò il maggiore squadrandolo da testa a piedi.
"Come diavolo fa a dire queste cose, se i vestiti sono così larghi?" si chiese Kal.
Era come se a Erik non servisse vedere il corpo di Kal, perché sapeva già con cosa avesse a che fare.

«Comunque, grazie mille per i vestiti, cercherò di riportarli il prima possibile, promesso» disse Kal quasi in un inchino di gratitudine.
«Ma no tranquillo, sono vestiti che mi stanno ormai stretti, puoi tenerli» sorrise ancora Erik, facendo sorridere Kal di conseguenza.
"Sono sicuro di avergli visto usare questa maglietta diverse volte a scuola, ma ok" pensò allora Kal, riflettendo su tutte quelle volte che aveva visto quel teschio nero pararglisi davanti nei corridoi.
«Grazie allora» rispose soltanto Kal, non sapendo cos'altro dire. Il ragazzo era ancora sotto pressione per quello che era successo in bagno, non sapeva se Erik avesse capito e stesse facendo finta di niente, oppure il contrario.

«Ti offendi se ti chiedo di riaccompagnarmi a casa?» domandò Kal, pensando che quella fosse la cosa migliore per entrambi.
Erano ormai cinque minuti che stavano in silenzio, non sapevano cosa dire o cosa fare e sembrava non esserci un modo per sbloccarsi.
"Alla fine ho passato uno dei pomeriggi migliori della mia vita" pensò il minore, trattenendo un sorriso che gli avrebbe fatto solo fare la figura dell'ebete.
E poi aveva fatto una promessa a James.

«Oh va bene» rispose Erik smettendo di sorride e Kal si diede dello stupido.
Salutate le sorelle e saliti in macchina, i due ragazzi furono a casa nel giro di venti minuti, ma solo perché Erik sembrava essersela presa comoda.

«Allora ci vediamo domani, stessa ora a casa mia?» chiese Kal una volta arrivati.
«Domani non posso, ho un impegno fino a metà pomeriggio» rispose Erik massaggiandosi il collo, sembrava sul punto di cambiare idea.
«Ah ok» rispose solo Kal, temendo che quella fosse solo una scusa per non rivedersi più e quasi di colpo la stretta di una mano artigliata si aggrappò allo stomaco di Kal.
La paura di aver spaventato Erik con il suo comportamento, il terrore di non rivederlo più a causa sua, lo strinse in una morsa soffocante.
«Però dopodomani sono libero, puoi venire di nuovo da me, se ti va» aggiunse subito il maggiore, vedendo come il viso di Kal si fosse spento all'improvviso per il suo rifiuto.
E con la stessa velocità, si riaccese.
Così Kal, con occhi colmi di speranza e felicità si avvicinò a Erik, che rimase immobile come una statua, e posò le sue labbra sulla guancia liscia del maggiore.
«Grazie mille per tutto» concluse prima di sgattaiolare fuori dalla macchina e correre in casa con il cuore che gli batteva all'impazzata, non dando la minima possibilità a Erik di reagire o dire qualcosa.

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