16. Casa White

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«Kal?» lo richiamò poi il maggiore, in modo un po' impacciato.
«Sì?» rispose l'altro ancora più teso.
«Ecco vedi...» iniziò lui grattandosi la nuca e distogliendo lo sguardo.
«...le mie sorelle, possono essere un po' invadenti» concluse lui visibilmente a disagio.
"Ma quanto è carino in questo stato?" pensò subito Kal, riflettendo sul fatto che, non lo aveva mai visto così nervoso o impacciato.
«Andrà tutto bene» rispose solo Kal, posandogli una mano sulla gamba, con una sicurezza che non era mai stata sua, forse solo il giorno prima al lago.
Immediatamente Erik si ammutolì, guardando Kal dritto negli occhi e fissandolo intensamente con un lieve rossore sulle guance, quasi impercettibile.
Dopo poco, Kal si rese conto di quello che aveva fatto ma si costrinse comunque a non levare la mano.
Erik, in un modo o nell'altro, gli stava facendo capire che ci teneva, adesso toccava a Kal fare qualche passo in avanti verso di lui.
Il maggiore continuò a guardarlo per un tempo che parve infinito e il contatto con la sua gamba stava diventando quasi rovente.
L'atmosfera si stava scaldando un po' troppo per i gusti di entrambi così, quasi si fossero messi d'accordo telepaticamente, i due ragazzi si sorrisero a vicenda e poi scesero dalla macchina, pronti per entrare nella bellissima casa a due piani di Erik.

«Abbiamo scordato gli zaini in macchina» rise poi Erik, nel tentativo di nascondere quel filo di tensione che lo faceva stare più nervoso del solito.
Dopo aver suonato al campanello, Kal sentì un tacchettio leggero e aggraziato.
Una folata di vento lo accarezzò come una mano fatta di ghiaccio e la consapevolezza che Erik avrebbe cambiato di nuovo atteggiamento nei suoi confronti, una volta entrati in casa, gli fece raggelare il sangue.
«Si?» disse la voce di una bambina, dopo che la sua testa fece capolinea dalla fessura della porta.
«Ciao piccola» la salutò Kal inginocchiandosi.
Quella bambina era un vero splendore, aveva i capelli biondi e gli occhi color miele, aveva la pelle totalmente candida e Kal era sicuro che avesse poco più di sei anni. Non sembrava per niente la sorellina di Erik, ma quella era l'unica spiegazione plausibile al momento.
«Chi sei?» chiese la piccina con voce acuta e curiosa.
«Mi chiamo Kal, sono un compagno di Erik» sorrise il ragazzo con tono cordiale.
Come colpito da un incantesimo l'ansia avuta prima, al pensiero del cambiamento repentino di Erik, sciamò.
«Melissa!» la rimproverò una voce autoritaria da lontano.
«Quante volte ti ho detto di non aprire la porta da sola?» continuò la ragazza avvicinandosi a passo svelto.
«Ma io...» provò a dire la bimba nel panico.
«Niente "ma", Samantha ha ragione» si intromise Erik con gli zaini in mano, con un tono più dolce di quanto volesse usare, quello doveva essere una specie di rimprovero ma la voce e l'espressione del ragazzo sembravano non essere d'accordo.
La bambina provò a dire qualcosa ma dalle sue labbra non uscì niente se non un rantolo.
«Comunque, se posso, è stata un ottima padrona di casa» provò a dire Kal per cercare di aiutare quella bambina così piccola e dolce.
«Tu non difenderla» lo ammonì Samantha con un dito alzato.
«A proposito, ma tu chi sei?» aggiunse poi, come se si fosse appena risvegliata.
«È il ragazzo di Erik» squittì la bambina, sorridendo felice.
Immediatamente Kal iniziò a tossire, ed Erik avvampò. Al contrario la sorella maggiore iniziò a ridere e non si fermò nemmeno quando Erik corresse la bambina.
«Ma cosa vai dicendo? È solo un mio compagno di scuola» disse cercando di calmarsi.

«Compagno di scuola?» chiese una voce femminile dall'altra stanza.
«Sì, ha detto proprio compagno di scuola» confermò Samantha, vedendo la sorella minore sbucare dalla cucina.
«Ho vinto la scommessa allora» sorrise la nuova arrivata e Samantha corrugò la fronte contrariata ma annuì.
«Non voglio assolutamente sapere di cosa si tratti, comunque...» fece Erik massaggiandosi una tempia.
«...lui é Kal, Kal? Queste sono le mie sorelle: Samantha, Sarah e Melissa» disse Erik facendo le presentazioni con un tono di voce che nascondeva della paura.
«Ok, quindi tu sei la maggiore» riepilogò Kal indicando Samantha.
«Poi ci sei tu, Erik» continuò guardandolo un attimo negli occhi ma girandosi subito dopo verso Sarah.
«Poi ci sei tu e infine la piccola Melissa, corretto?» chiese infine il ragazzo.
«Esatto, tu e Sarah avete la stessa età» confermò Erik calmandosi un poco.

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