23. Frappé

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«Ehi Kal, che ne dici se ci alziamo?» biascicò Erik dopo un paio d'ore, ancora con gli occhi chiusi.
«Kal?» domandò ancora, iniziando a tastare il letto in cerca del corpo dell'altro.
«Se n'è andato» sussurrò lui sedendosi di scatto sul letto e dando un pugno al materasso.
Ma perché andarsene così?

Erano stati bene insieme, si erano dichiarati apertamente e ora erano fidanzati.
"Era tutta una menzogna?" pensò Erik, rivedendo l'immagine di Kal davanti la cabina della doccia rosso in viso, intento a chiedergli di essere il suo ragazzo.
«Erik? Tutto ok?» fece una voce all'ingresso della stanzetta.
«Kal?» domandò Erik tirando in su con il naso.
«Che succede?» fece Kal, rimanendo impalato lì in piedi.

«I-io pensavo te ne fossi... andato» rispose Erik soffermandosi un attimo, prima dell'ultima parola.
Detto ad alta voce, sembrava così stupido.
«E perché mai dovrei farlo? Ero solo andato a prendere qualcosa da mangiare» rispose Kal sollevando un vassoio con del cibo sopra.
«Tua sorella è stata molto gentile» continuò Kal avvicinandosi.
"E imbarazzante" avrebbe voluto aggiungere, ripensando alle occhiatacce che gli aveva mandato mentre lo aiutava a preparare la merenda.

«Non lo so...» provò a rispondere Erik, distogliendo lo sguardo.
«...ho ancora la sensazione che tu non voglia rivedermi mai più» confessò Erik, portandosi le gambe al petto e avvolgendole con le braccia.
Per Kal quella era una delle cose più tenere che avesse mai visto.
«Ok, è vero» ammise Kal, tornando ad avere l'attenzione di Erik.
«Quando sono venuto, avevo tutta l'intenzione di fare una scelta, fra te e James» continuò il ragazzo, sedendosi sul letto ma mantenendo comunque una certa distanza da Erik, voleva dargli i suoi spazi.

«Sarò sincero, non ho mai smesso di pensarti dopo la festa di Yennefer, anche se ci ho provato con tutto me stesso, sei sempre stato un chiodo fisso e più il tempo passava, più il desiderio di te aumentava» spiegò Kal, cercando di rimanere il più calmo possibile e le labbra di Erik si piegarono in un piccolo sorriso.
«Ma James è il mio migliore amico da quando ero solo un bambino, la scelta era ovvia...» aggiunse poi Kal, con tono sincero, non voleva nascondergli le sue vere intenzioni.

Ma a quelle parole il sorriso di Erik sciamò, lasciando il posto solo a due occhi azzurri grandi e lucidi.
Per un attimo il cuore di Kal ebbe un colpo, la gola si seccò improvvisamente e la voglia di abbracciare e baciare Erik fu più forte di quanto avesse pensato, ma doveva resistere.
Perché se non avesse finito quel discorso, lì e in quel preciso momento, probabilmente non avrebbe mai più avuto la forza di farlo.
«...la scelta era ovvia perché non ti conoscevo, non sapevo chi eri veramente e se mi potevo davvero fidare» e quelle parole fecero più male di quanto Kal avesse voluto ma anche quelle erano vere.
«Tu l'avresti fatto? Ti saresti fidato di una persona come te?» domandò e Kal sapeva che Erik avrebbe capito a cosa si stesse riferendo.
«No» rispose infatti, intristendosi ancora di più, perché sapeva che il comportarsi da bulletto arrogante, gli aveva tolto molte più cose di quanto avrebbe mai pensato.
«Per questo ero venuto qui con l'intenzione di chiudere questa "cosa" che c'era fra di noi, perché ammettiamolo, neanche noi sapevamo darle un nome» rise Kal e anche Erik sembrò allentare la tensione che emanava.

«Ma poi è successa una cosa che non mi sarei mai aspettato e quindi, mi sono preso di coraggio con il rischio di sembrare uno stupido e ti ho fatto una domanda» concluse Kal, seriamente più sollevato, avvicinandosi poi a Erik, facendogli stendere le gambe e sedendosi sopra di lui, guardandolo poi dritto negli occhi, che adesso sembravano ancora più grandi.
«Sono così felice che tu mi abbia detto di sì» aggiunse Kal mettendogli una mano dietro il collo e portandoselo più vicino per baciarlo con passione.
«Cosa è successo di preciso che ti ha fatto cambiare idea?» provò a chiedere Erik, sempre con un tono triste.
«Un uccellino mi ha rivelato che questa...» iniziò Kal, indicando tutto Erik.
«...non è solo una fase adolescenziale» concluse, riferendosi al fatto che Erik non sapesse ancora se gli piacevano davvero i maschi.
«Continui a citare questo uccellino, ma pensi di dirmi chi è?» chiese ancora Erik corrugando la fronte.

It hurtsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora