25. Panico

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«Non posso crederci, devo dirlo a Jessie» fu la prima cosa che Kal pensò, dirigendosi verso l'aula dell'ora successiva.

«Dove sei stato?» sbottò Jessie mettendo su il broncio.
«Ecco vedi» provò a dire Kal ripensando all'ultima volta in cui aveva parlato con Jessie.
«Sei stato con Erik, non è vero?» fece lei ma non sembrava arrabbiata.
«Sì» rispose Kal temendo una sua reazione.
«Sapevo che non saresti stato in grado di chiuderci» sbuffò Jessie sorridendo subito dopo.
«Perché sei completamente cotto di Erik» rispose allora allo sguardo corrugato del ragazzo.
«Si vede così tanto?» si lamentò Kal.
«Purtroppo sì» e dopo quella frase di Jessie, Kal iniziò a raccontarle: tutto quello che era successo a casa di Erik, omettendo qualche parte sconcia qua e là, quello che era successo a Yennefer nel dettaglio e quello che era appena successo in palestra.

«Jessie tutto ok?» fece dopo un po' Kal vedendo come la ragazza stesse andando in iper ventilazione.
«Un... attimo...» riuscì soltanto a dire.
«Che sei melodrammatica» la rimproverò lui, completamente in imbarazzo e cercando di non far notare nulla ai compagni.
«Tutto bene lì in fondo?» disse il professore di storia proprio in quel momento.
«Certo prof, solo un piccolo attacco d'asma» disse Kal con un sorriso forzato, sperando che il professore si bevesse quella bugia.
«Perché non la porti in infermeria? Ma fate presto» disse allora il prof, preferendo non essere interrotto ulteriormente.
«Grazie mille prof» fece Kal grato per quell'occasione e così facendo portò via una Jessie alquanto incline alla recitazione, anche se non le veniva difficile vista la situazione.

«E tu cosa hai risposto?» sbottò poi lei ancora in fibrillazione.
«Non ho risposto, sono scappato via» rispose Kal gesticolando un po' troppo.
«Cosa?!» fece Jessie.
«Ero nel panico, non me lo aspettavo e neanche lui voleva davvero dirlo» constatò Kal con fare triste.
«Questa non è una cosa che si dice tanto per o per sbaglio, te lo assicuro» lo rimproverò lei, colpendolo a una spalla.
«Dici?» chiese Kal, non riusciva a smettere di pensare alla scena in palestra e non riusciva a smettere di pensare a quanto tutto quello fosse impossibile.
Come un sogno.
«Sì, dico. Ora l'unica cosa da fare resta parlare con James, perché io sono super felice di questa cosa, ma lui... beh non si è ancora calmato da quella volta in palestra» spiegò lei, sorridendogli triste.
«Lo so, hai ragione» acconsentì lui pensando a come comportarsi.
«Ma sopratutto, cerca di fare qualcosa anche con Erik, non è carino lasciare le persone sulle spine in quel modo» lo rimproverò ancora Jessie.
«Facciamo così» disse poi Kal pensieroso.
«Continuiamo a pranzo e cerca di portare anche James» le disse, correndo subito dopo verso la prossima aula, era già in ritardo.

La successiva ora di lezione fu una delle più frustanti e lente della sua vita. Kal aveva così tanto da fare che non riusciva a rimanere concentrato per più di cinque minuti.
«Finalmente!» esclamò felice, una volta uscito dall'aula di storia e in lontananza vide una chioma a lui molto familiare farsi largo fra la folla.
«Rachel!» urlò Kal provando ad attirare l'attenzione della ragazza, che per fortuna si girò e sorrise alla vista del ragazzo.
«Kal, ma che fine avevi fatto?» sbottò lei con fare minaccioso.
Kal si mise subito sulla difensiva, perché sapeva di avere torto marcio, ma cercò di non farlo notare più di tanto.
«Sono stato male» riuscì soltanto a dire Kal prima che la ragazza gli si gettasse con le braccia al collo.
«Potevi almeno rispondere a qualche messaggio...» fece lei interrompendosi.
«...mi hai fatto preoccupare» continuò con un sussurro triste.
«Hai ragione, ti chiedo scusa» disse Kal massaggiandosi un braccio e Rachel capì subito che il ragazzo si sentiva in colpa.
«Bene, adesso per punizione, sarai obbligato ad accompagnarmi al ballo» fece lei sorridendo e buttando la cosa sul ridere, non voleva essere troppo pesante con Kal.
«Divertente, ma non penso di andarci» rispose Kal mettendo le mani avanti.
«Ma come?» fece Rachel un po' delusa.
«Non credo sia il posto adatto a un asociale come me» si giustificò Kal con un sorriso nervoso stampato in viso.
«E dai, ci divertiamo! Mi devi lasciare tutta sola?» iniziò a piagnucolare lei tirandogli un braccio.
«Hai qualcun'altra con cui andare?» continuò poi, assottigliando lo sguardo, curiosa.
«Io? Macché» rispose lui ridendo con fare nervoso.
«Perfetto, allora che ti costa? Dai vienici con me, vedrai che ci divertiamo» domandò lei retorica, chiudendo poi il discorso con un gesto della mano, visto che la campanella aveva suonato di nuovo.

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